mercoledì 30 novembre 2011

Opportunità e talento: i segreti per avere successo

In un suo libro uscito di recente [1], Malcom Gladwell, giornalista scientifico del Washington Post e collaboratore del New Yorker, parlando delle persone che nella vita hanno realizzato qualcosa di eccezionale, che hanno fatto parlare di sé per le loro scoperte o per le ricchezze raggiunte, esamina l'influenza dell’educazione e delle abitudini provenienti dall’ambiente familiare, soprattutto dai genitori, sul raggiungimento  dei propri obiettivi . La tesi del suo libro è che le persone che sono riuscite a fare qualcosa di straordinario l’hanno fatto perché un insieme di circostanze casuali hanno concorso a fargliele realizzare. In nove capitoli più un epilogo esamina la vita e le opportunità di altrettanti individui notevoli, individuandone quel fattore imponderabile che ha fatto la differenza tra la notorietà e l’anonimato. Chiaramente non sono solo i fattori imponderabili a fare di noi un individuo di successo, ma senza quei fattori probabilmente non ci si riuscirebbe. 

Christopher Langan
Un esempio è dato dal confronto tra Christopher Langan e Robert Oppenheimer, il primo un signore dal QI tra i più alti al mondo (195, definito da molti ‘l’uomo più intelligente d’America’) che però non ha mai concluso gli studi, che ha svolto mille mestieri, che vive partecipando a concorsi a premi tipo “1 contro 100” sulle Tv americane e dall’altra un brillante fisico che divenne il direttore del Progetto Manhattan, cosa di cui si potrebbe andare più o meno fieri, comunque certamente impiego riservato a personalità di spicco. 

Perché, si chiede Gladwell, a parità di intelligenza tra i due, uno ha ottenuto successo e riconoscimenti (Oppenheimer) mentre l’altro non ha ottenuto ciò che a cui poteva legittimamente aspirare (Langan)? 

Egli cita, a questo proposito, il lavoro di una sociologa, Annette Lareau, la quale ha condotto un’interessante ricerca.[2] Questa studiosa ha seguito per venti giorni dodici famiglie, per alcune ore al giorno, dovunque andassero, in chiesa, allo stadio, dal medico, con registratore e bloc notes. 

“I genitori più ricchi erano molto coinvolti nel tempo libero dei figli, che scarrozzavano da un’attività all’altra ponendo loro domande sugli insegnanti, sugli allenatori e sui compagni di squadra. Uno dei bambini facoltosi seguiti dalla Lareau giocava in due squadre di baseball e due di calcio, faceva parte di una squadra di nuoto e giocava a basket d’estate, oltre a suonare in un’orchestra e a prendere lezioni di piano.

Malcom Gladwell
Nella vita dei bambini poveri erano completamente assenti programmi tanto intensivi. Per loro, giocare non significava allenarsi due volte alla settimana in una squadra di calcio, ma inventare qualche gioco all’aperto insieme a fratelli e sorelle e agli altri bambini del quartiere. I loro genitori consideravano le loro attività infantili qualcosa di estraneo al mondo degli adulti e non attribuivano loro un’importanza particolare. Katie Brindle, una bambina proveniente da una famiglia operaia, cantava in un coro dopo la scuola. Ma si era iscritta di propria iniziativa e ci andava da sola.  Scrive Annette Lareau: 

La signora Brindle non ritiene che l’interesse della figlia per il canto sia un segnale per spingerla a cercare altri sistemi con cui far diventare quell’interesse un’attività più seria, come fanno abitualmente le madri della classe media. Analogamente, la signora Brindle non parla con Katie del suo interessamento per il teatro e non esprime rammarico per non poter coltivare il talento della figlia. Interpreta le capacità e gli interessi di Katie come tratti della sua personalità: cantare e recitare fanno semplicemente parte di Katie. Gli spettacoli improvvisati dalla figlia le sembrano “carini” e pensa che siano un modo per “attirare l’attenzione”.”[3]

La sostanza è insomma che certi genitori parlano diffusamente degli interessi dei loro figli, li incoraggiano, si informano dei loro voti e se ne hanno avuti di brutti contestano gli insegnanti, ancora la Lareau citata da Gladwell: 

“In un colloquio con gli insegnanti, la signora McAllister (che ha un diploma di scuola superiore) sembra sottomessa. Inserita in quell’ambiente, tiene nascosta la natura socievole ed estroversa che mette in mostra a casa. Siede ingobbita sulla sedia e tiene la cerniera della giacca alzata. È molto silenziosa. Quando l’insegnante le riferisce che Harold non ha consegnato il compito, la signora mcAllister è evidentemente allibita, ma non sa dire altro che: “A casa l’aveva fatto”. Non sfrutta l’occasione per parlare con l’insegnante e non cerca di intervenire in favore di Harold. Dal suo punto di vista, sta agli insegnanti occuparsi dell’istruzione del figlio. È compito loro, non suo.”[4]

La Lareau suddivide lo stile dei genitori in due modi diversi: “allevamento concordato”, nel quale i genitori condividono e stimolano le attività e gli interessi dei figli e li abituano al fatto che hanno diritti, e “completamento della crescita spontanea”, in cui è facile comprendere come l’intervento dei genitori avvenga a compartimenti stagni, c’è la scuola, la chiesa, il dottore, i genitori , ognuno con il suo ruolo fisso e non mescolabile. 

Robert Oppenheimer
Ed è quello che è accaduto ai nostri due Langan e Oppenheimer. La madre di Langan aveva avuto quattro figli, ognuno da un padre diverso. Il quarto marito della madre era un giornalista fallito di nome Jack Langan, il quale non sapeva far altro che prendere colossali sbronze e picchiarla, usava la frusta per tenere in riga i ragazzi e chiudeva i mobili della cucina a chiave perché non avessero accesso al cibo. Christopher usufruì di una borsa di studio per l’università, ma quando la madre dovette rinnovarla per l’anno seguente non fu in grado di compilare i documenti necessari e lui la perse e dovette abbandonare l’università. 

La vita di Oppenheimer fu completamente diversa. Fu allevato in uno dei quartieri più benestanti di Manhattan, figlio di un’artista e un imprenditore tessile di successo. Frequentò l’Ethical Culture School, una delle scuole più progressiste d’America e Harvard, e a 12 anni fu invitato dal Club Mineralogico di New York a tenere una conferenza, e i genitori non solo non l’ostacolarono ma lo incoraggiarono ad andare nonostante la sua paura. Malgrado fosse più un fisico teorico che uno sperimentale riuscì ad affascinare con la sua genialità il generale Groves, che aveva studiato fisica al MIT, e che doveva costituire lo staff del Progetto. 

Opportunità: molto sta in questa parola. Due persone di simile genialità e intelligenza hanno avuto due destini diversi a causa della diverse opportunità che l’ambiente nel quale vivevano ha concesso loro. Dov’è la novità, direte voi? La novità è che se conosciamo il male possiamo studiarne la cura. Sapere che certi aspetti del ruolo di genitore possono favorire lo sviluppo dei nostri figli può far cambiare atteggiamento, inoltre, la conoscenza della funzione di fattori al di là della nostra volontà, come nascere nella famiglia o nel luogo giusti, dovrebbe lasciare aperto, in chi ha la possibilità di cambiare il futuro di qualcuno, uno spiraglio per quello che non è ufficiale e ortodosso. 



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[1] M. Gladwell, Fuoriclasse, storia naturale del successo, Mondatori 2009 

[2] A. Lareau, Unequal childhoods:class, race and family life, University of California Press, 2003. 

[3] Op. cit. pag. 84. 

[4] Op. cit. pag. 85.

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