giovedì 17 maggio 2012

Disastro trasporti: dalle opere incompiute ai ritardi infrastrutturali. Persi 142 miliardi in 10 anni

Lo ripetono tutti da tanti anni: in Italia non funziona quasi niente, ci sono ritardi nelle infrastrutture, c'è una giustizia lumaca, i politici sono tra i più pagati e tra i più inefficienti, la corruzione dilaga, non si investe in istruzione e ricerca, chi paga le tasse sono sempre i soliti e via dicendo, ma le cose non cambiano mai.
Anche questo rapporto di Confcommercio sullo stato delle infrastrutture in Italia va in questa direzione, già indicata del resto da tanti nel corso degli anni. Verso un Libro Bianco sui trasporti in Italia: è questo il titolo della relazione.
La situazione è ben riassunta da alcuni dati: nei centri urbani più densamente abitati come Milano e Napoli, la velocità media urbana è simile a quella del 1700: dai 15 agli 8 km orari. Si impiega più tempo in macchina dal centro di Milano a Malpensa o Orio al Serio che in aereo tra Milano e Trapani. Questo quanto scrive il rapporto.


La conseguenza di questo stato di cose è l'aumento del costo dei trasporti che si ripercuote sul Pil attraverso l'accessibilità, indicatore della facilità con cui si raggiungono le varie destinazioni e che dal 2000 al 2010 è andata in costante peggioramento. Questa difficoltà di connessione ha impedito una crescita del Pil, se paragoniamo lo sviluppo dei trasporti italiano con quello tedesco, che  Confcommercio stima in 142 miliardi in 10 anni, vero e proprio costo dei ritardi infrastrutturali. Se poi non si vuole utilizzare la Germania come parametro di riferimento ma semplicemente si ipotizza un livello qualitativo omogeneo su tutto il territorio italiano, il mancato Pil si traduce in solo 50 miliardi.
Tra i principali imputati il ritardo nella costruzione di reti autostradali e ferroviarie, che ci pone all'ultimo posto sia nei confronti dei principali paesi europei sia nei confronti della UE, e la piaga delle opere incompiute, alcune delle quali in  lavorazione da oltre 50 anni!



Anche l'aver privilegiato costantemente il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, senza considerare che l'aumento del costo del petrolio nei prossimi decenni, a causa del progressivo esaurimento dell'oro nero, metterà in condizioni di svantaggio l'Italia nei confronti dei partner europei e mondiali, facendo gravare su produzione e commercio un costo dei trasporti più alto, fa parte della cecità della politica, della sua poca lungimiranza.  Si pensi solo che,  rispetto agli altri paesi dell'UE l'Italia, quanto a km di ferrovia ogni 100 mila abitanti, si trova al terzultimo posto, prima di Grecia e Olanda.

In questi crudi numeri, in questi austeri dati è racchiuso il fallimento dell'Italia, della sua classe politica prima e dei suoi abitanti, che non hanno saputo cambiare, dopo.



imagecredit
blog.panorama.it
confcommercio.it (2)

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