Ritorna prepotente la questione Casaleggio: cosa si può fare o cosa si deve fare all'interno del Movimento 5 Stelle? Chi decide tutto?
Il tema ritorna con l'editto di Grillo su Tavolazzi, reo di un tentativo di indipendenza?
Ho saputo soltanto ieri sera della candidatura (appoggiata da un consigliere del M5S dell'Emilia Romagna) di Valentino Tavolazzi di Progetto per Ferrara a cui è stato inibito l'uso congiunto del suo simbolo con quello del MoVimento 5 Stelle qualche mese fa. Ovviamente è una scelta impossibile, incompatibile e ingestibile politicamente. Mi meraviglio che Tavolazzi si ripresenti ancora sulla scena per spaccare il MoVimento 5 Stelle e che trovi pure il consenso di un consigliere. [La Rete non deve lasciare soli i sindaci del M5S]
Sul ruolo dell'eminenza grigia dietro Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, ne parla Emiliano Liuzzi sul Fatto. Il problema sorge da una telefonata: il neo sindaco di Parma chiamerebbe Casaleggio e non Grillo per comunicargli il nome del direttore generale del comune, appunto Tavolazzi, persona capace di cui si fida, ma sgradita allo spin doctor.
E' per questo che la questione chi comanda nel movimento riemerge imperiosa: chi decide all'interno del Movimento? E' un ristretto o ristrettissimo gruppo, che del resto non compare mai, che prende tutte le decisioni, come accade nei partiti personali, oppure sono i singoli grillini locali, quelli che si sono candidati e hanno raccolto i voti (perchè va bene l'importanza di Grillo ma conta pure il candidato, altrimenti avrebbero vinto dappertutto)?
Affronta il tema anche Santoro, nell'editoriale del suo Servizio Pubblico del 24 maggio, che mette un altro po' di carne al fuoco: "non è tanto normale che i giornali di Berlusconi ti applaudano tanto".
Prove tecniche di democrazia interna al M5S?
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