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Il che è anche comprensibile: un conto è unire città che non facevano provincia, come nel caso di Barletta-Andria-Trani, un conto è unire chi era già provincia, con il rischio di accendere la miccia dell'orgoglio territoriale e campanilistico.
Bertoncini su Italia Oggi riassume tre possibili esiti dell'accorpamento geografico: o l'introduzione della e congiuntiva, tipica per esempio della provincia di Pesaro e Urbino, oppure il trattino, come per esempio in Forlì-Cesena oppure ancora un nome di nuovo conio, come per esempio
provincia Adriatica per Chieti, Pescara e Teramo, di Romagna per Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Oltre a quello del toponimo ci sarebbe anche il problema di dove situare il capoluogo di provincia, tema ancora più pungente perchè si tratterebbe, in qualche caso, di perdere una potestà o caratteristica di sede di organo amministrativo che si aveva per cederla, spesso, a vicini con i quali vi è rivalità. Con la possibile conseguenza, se per esempio si decide di lasciare capoluogo ogni provincia accorpata
La soluzione è fornita dall'ineffabile legge n. 148 del 2004, istitutiva della provincia di Barletta-Andria-Trani, che prevede testualmente: «Il capoluogo della nuova provincia è situato nelle città di Barletta, Andria e Trani». Non è, dunque, individuato un comune capoluogo. Una soluzione del genere permetterebbe, facendo un esempio a caso, che dall'accorpamento delle province attuali di Lodi, Cremona e Mantova sorgesse la provincia di Cremona-Lodi-Mantova, con capoluogo «nelle città di Cremona, Lodi e Mantova».
di non ridurre che in misura minima il costo sulla collettività, con un minore risparmio dunque, vero e unico motore dell'accorpamento.
Sembra individuabile dunque nell'accorpamento geografico delle province qualche indesiderata conseguenza non banale, nonchè una rivoluzione toponomastica poco gradita in un paese dal forte individualismo campanilistico e regionale. Resta da vedere però se quando i cittadini delle province accorpate saranno chiamati a votare gli organi elettivi dovranno farlo avendo a che fare con un ente pubblico ben identificato, una provincia che esiste sia come come luogo geografico che come luogo amministrativo, oppure sarà possibile farlo per un ente amministrativo che esiste solo sulla carta.
Immagino anche tutte le modifiche amministrative da fare, i moduli da cambiare, e l'inevitabile confusione iniziale.
Mi chiedo se non sarebbe possibile adottare la prassi prevista per l'abolizione delle province. In quel caso si sosteneva che ad essere abolite sarebbero state le funzioni amministrative delle province, cedute a comuni e regioni, e non i luoghi geografici identificativi, che sarebbero rimasti insieme alla precisazione in provincia di.
Ora, rispetto ai benefici economici di risparmio della spesa che se ne avrà, l'accorpamento di alcune province sembra un'operazione velleitaria, soprattutto considerando le difficoltà e i problemi conseguenti a questa rivoluzione dimezzata. Meglio effettuarla con il minimo delle modifiche e il massimo del risparmio, ma mi rendo conto che la situazione ottimale nei due campi difficilmente potrà convivere.
Intanto ho inviato una mail a Monti per avere qualche delucidazione. Appena so qualcosa vi informo.
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male devono eliminarle tutte e subito . assegnando alla regione i compiti . le persone non dipendenti a casa .
RispondiEliminaottimo , sai quanti soldi DEI contribuenti italiani risparmiati ?.
Eliminamonti dice ma dovrebbe fare di piu , non mi sembra un tecnico , e'
anche un politico .
deve agire con piu decisione altrimenti siamo finiti .
perche non le ha eliminate tutte e subito ?.
Il prossimo colpo lo deve dare alle pensioni d'oro ponendo un massimo di
5000 euri .
SI ho detto 5000 .
Lasciamo i territori come stanno, e trasformiamo la provincia in ente di puro snodo. Un COnsiglio formato da Prefetto, rappresentante della Regione e tutti i Sindaci abbatterebbe i costi e sarebbe eletto quasi interamente dai cittadini.
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