Ho letto la domanda di Annarita, del post precedente, "Come si pone l'alessitimia nel quadro che hai tratteggiato, Pa? ". La risposta potrebbe risiedere (o avere a che fare) con la tua proposizione oggi a commento, "Per comprendere il mondo abbiamo bisogno di un punto di riferimento: noi stessi".
Attualmente, si è portati a considerare l'alessitimia (o alexitimia) anche come un possibile deficit della funzione riflessiva del Sé. Dunque è come se mancasse nel soggetto colpito da alessitimia la funzione fondamentale del sé che non ha modo di relazionare il mondo circostante.
Cosa vedo "oltre" se non ho fantasticato? Un'interessante relazione di un post precedente col nuovo governati dal un sé, non si sa se palese o no in te Paolo (lo dirai tu poi) che è "divinamente" capace, attraverso un "silenzio" e, dunque per via "sotterranea", di rispondere ad una domanda con un'altra che migliore non si trova. Il sè, d'altro canto è divino e chi riesce ad essere illuminato da lui, può capire il mondo solo perché è capace di amarlo e non per sagace ragionamento. Nel quadro Eight del penultimo tuo post, Paolo, è racchiuso il potere del Sé. Una parte del mondo è visibile con la prima immagine: non si riesce a capirla se non fosse per la seconda immagine che solo - mettiamo - il sé in chi la guarda è in grado di concepirla e rivelarla all'io. Dunque "conosci te stesso" e vedrai il mondo e lo si potrà capire.
Da cosa nasce cosa. Il sé è inaccessibile se non si è capaci di "sollevarsi" da terra abbastanza per avere l'impressione di vivere nel mondo e di darla agli altri (l'impressione). E se questa condizione si dispone è come levitare, camminare sull'acqua come fece Gesù, è come camminare letteralmente sui carboni ardenti. E così che si ha modo di relazionare col mondo della casualità che non fornisce appigli per poter avere la prova razionale che cerca assolutamente la scienza moderna. Per contro, il "principiante", che impatta nel sé, è come se fosse colpito da alessitimia e perciò per lungo tempo non riesce a raccontare ad altri nè a fornire spiegazioni dell'approccio col sé a sé stesso. In seguito però egli impara, ma a proprie spese perché deve vincere forze oscure, come "combattere" il mitico drago o satana per il cristiano. Egli perviene ad una sorta di compromesso col sé che però non paga nessuno dei due. Uccidere il drago equivale a uccidere anche il sé perché sono due facce della stessa medaglia. Insomma è un nuovo sé e un nuovo io che nascono (se tutto procede senza tragedie), proprio il rebis filosofale.
Sulla casualità. Si può veramente definire semplice casualità la produzione della seconda immagine del terzultimo post qui a commento? Da sola, al momento in cui è stata prodotta e poi esposta, ammettiamo che sia la casualità. Ma, dopo tutto questo nostro scandagliare il sé da tre postazioni e altre molto perifericamente, mi pare che ci sia da fare un pensierino. Ce lo confermerebbe un'incredibile altra casualità, aver posto sull'immagine suddetta, in un cantuccio, la figura di Budda! Credere o non credere?
Caro Gaetano ben sai scorgere, e non ne dubitavo. In questa che vuole essere una mia investigazione mi resta ancora difficile determinare il "corpo" della mente, ovvero i suoi confini. Giacchè un confine corporeo esiste, a volte anche leggermente superiore alla nostra estensione (il cosiddetto "spazio sociale") immagino che esista un "corpo" della mente o psiche: questo corpo della mente è l'io. In tutto questo, agiscono insieme emozione e razionalità, per dirla genericamente. Ora, io immagino un animale qualsiasi, non umano, e lo penso privo (magari non completamente) di razionalità (almeno quella che intendiamo noi) e allora penso: qui abbiamo spazio ed emozione, requisito indispensabile di ogni animale e nell'umano si affaccia la razionalità. E' una terza forza? Sono spazio ed emozione le due forze fondamentali dell'agire animale? Nella prima foto c'è un buddha dormiente in fondo al mare, che relazione ha con l'esistenza di qualcosa di nascosto in noi?
Noi stessi...ne sei sicuro? Spesso parlo con gente che è fuori dal mondo e mi lasciano perplesso. Deduco che ognuno deduce il mondo a modo suo. Dubbio Chi ha ragione?
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Ho letto la domanda di Annarita, del post precedente, "Come si pone l'alessitimia nel quadro che hai tratteggiato, Pa? ".
RispondiEliminaLa risposta potrebbe risiedere (o avere a che fare) con la tua proposizione oggi a commento, "Per comprendere il mondo abbiamo bisogno di un punto di riferimento: noi stessi".
Attualmente, si è portati a considerare l'alessitimia (o alexitimia) anche come un possibile deficit della funzione riflessiva del Sé. Dunque è come se mancasse nel soggetto colpito da alessitimia la funzione fondamentale del sé che non ha modo di relazionare il mondo circostante.
Cosa vedo "oltre" se non ho fantasticato? Un'interessante relazione di un post precedente col nuovo governati dal un sé, non si sa se palese o no in te Paolo (lo dirai tu poi) che è "divinamente" capace, attraverso un "silenzio" e, dunque per via "sotterranea", di rispondere ad una domanda con un'altra che migliore non si trova. Il sè, d'altro canto è divino e chi riesce ad essere illuminato da lui, può capire il mondo solo perché è capace di amarlo e non per sagace ragionamento.
Nel quadro Eight del penultimo tuo post, Paolo, è racchiuso il potere del Sé. Una parte del mondo è visibile con la prima immagine: non si riesce a capirla se non fosse per la seconda immagine che solo - mettiamo - il sé in chi la guarda è in grado di concepirla e rivelarla all'io.
Dunque "conosci te stesso" e vedrai il mondo e lo si potrà capire.
Gaetano
Da cosa nasce cosa.
RispondiEliminaIl sé è inaccessibile se non si è capaci di "sollevarsi" da terra abbastanza per avere l'impressione di vivere nel mondo e di darla agli altri (l'impressione). E se questa condizione si dispone è come levitare, camminare sull'acqua come fece Gesù, è come camminare letteralmente sui carboni ardenti. E così che si ha modo di relazionare col mondo della casualità che non fornisce appigli per poter avere la prova razionale che cerca assolutamente la scienza moderna.
Per contro, il "principiante", che impatta nel sé, è come se fosse colpito da alessitimia e perciò per lungo tempo non riesce a raccontare ad altri nè a fornire spiegazioni dell'approccio col sé a sé stesso. In seguito però egli impara, ma a proprie spese perché deve vincere forze oscure, come "combattere" il mitico drago o satana per il cristiano. Egli perviene ad una sorta di compromesso col sé che però non paga nessuno dei due. Uccidere il drago equivale a uccidere anche il sé perché sono due facce della stessa medaglia. Insomma è un nuovo sé e un nuovo io che nascono (se tutto procede senza tragedie), proprio il rebis filosofale.
Gaetano
Sulla casualità.
RispondiEliminaSi può veramente definire semplice casualità la produzione della seconda immagine del terzultimo post qui a commento?
Da sola, al momento in cui è stata prodotta e poi esposta, ammettiamo che sia la casualità. Ma, dopo tutto questo nostro scandagliare il sé da tre postazioni e altre molto perifericamente, mi pare che ci sia da fare un pensierino.
Ce lo confermerebbe un'incredibile altra casualità, aver posto sull'immagine suddetta, in un cantuccio, la figura di Budda! Credere o non credere?
Gaetano
Caro Gaetano
RispondiEliminaben sai scorgere, e non ne dubitavo. In questa che vuole essere una mia investigazione mi resta ancora difficile determinare il "corpo" della mente, ovvero i suoi confini. Giacchè un confine corporeo esiste, a volte anche leggermente superiore alla nostra estensione (il cosiddetto "spazio sociale") immagino che esista un "corpo" della mente o psiche: questo corpo della mente è l'io.
In tutto questo, agiscono insieme emozione e razionalità, per dirla genericamente. Ora, io immagino un animale qualsiasi, non umano, e lo penso privo (magari non completamente) di razionalità (almeno quella che intendiamo noi) e allora penso: qui abbiamo spazio ed emozione, requisito indispensabile di ogni animale e nell'umano si affaccia la razionalità. E' una terza forza? Sono spazio ed emozione le due forze fondamentali dell'agire animale?
Nella prima foto c'è un buddha dormiente in fondo al mare, che relazione ha con l'esistenza di qualcosa di nascosto in noi?
weeeeeeeeeeeeeeee donsellettoooooo b uon giorno hai visto passare di qui il mio criceto da altura?
RispondiEliminaGrazie pascuccio
RispondiEliminaanche la kicca pensa ogni tanto e miracolosamente giunge pure a delle conclusioni !!!!
ciao
Noi stessi...ne sei sicuro?
RispondiEliminaSpesso parlo con gente che è fuori dal mondo e mi lasciano perplesso. Deduco che ognuno deduce il mondo a modo suo.
Dubbio
Chi ha ragione?