Allora dico che l’emozione è una ricostruzione degli atti non spaziali che una persona o animale oppure una cosa permette. Cioè, tutti quegli atti che riguardano il poter agire la propria volontà, il non essere impediti nella propria azione, insomma tutte quelle attività che non hanno una connotazione spaziale specifica ma riguardano il poter agire in sé, il poter agire in senso generale, ecco tutte quelle attività lì rientrano nel campo delle emozioni, che dunque sarebbero una misura della capacità di agire in senso assoluto nei confronti di qualcosa o qualcuno.
L’attrazione che proviamo per qualcuno che ci stimola con emozioni positive altro non sarebbe allora che una deviazione del soggetto verso quell’ambiente emotorio che gli permette la massima ricostruzione, verso quell’ambiente che oppone la resistenza minima alla ricostruzione e all’azione emotoria.
Non dobbiamo dimenticare l’azione. Se in effetti è alla ricostruzione che dobbiamo la comprensione del mondo è poi alla sua messa in pratica, all’azione cioè, che è deputata la sopravvivenza dell’individuo. Hai voglia a ricostruire, se poi non puoi o riesci ad agire sei finito.
Dunque l’emozione non è solo la misura del permesso a ricostruire, cioè del permesso a poter agire potenzialmente, è anche il poter agire effettivamente: l’agire, diremo così, è sempre un risultato positivo per l’individuo, ma senza esagerare.
Ma ancora non è proprio chiaro.
Avrei delle curiosita' nei riguardi di questo post ...te lo dico in privato .
RispondiEliminaciao pascuccettino :)
weeeeeeeeeeeee è tornato il pascucci che piace a me beeene bene tutto pene vecchio marpione?
RispondiEliminazi zi tutto pene anche io ma tu che fai dio bello oltre a cirare l'orto?
RispondiEliminabeh se qualche volta "ami" amare e butti l'amo non mica una brutta cosa no?
RispondiElimina!?!?!?!?!?!?!!? che razza di discorso è quello?
RispondiElimina...sono molto contento di poterti leggere nuovamente!
RispondiEliminaciao...
Ti do il bentornato con una citazione di William James in tema col tuo post, che avrà un seguito(?):
RispondiElimina“Le emozioni non sono sempre immediatamente soggette alla ragione, ma sono sempre immediatamente oggetto di azione”.
E mi sembra molto vero!!!....
Ciao,Paopasc
Scusami Paopasc, l'anonimo precedente è
RispondiEliminamaria.I
weeeeeeeeeeeeeeeee squinternatooooo
RispondiEliminaCome si pone l'alessitimia nel quadro che hai tratteggiato, Pa?
RispondiEliminaAnna, la tua domanda è troppo impegnativa per esaurirla in un commento, o almeno in un commento rapido.Richiede un po' di tempo (e tranquillità).
RispondiEliminaIntanto ne approfitto per ringraziare Maria dell'ottima citazione: James è stato un grandissimo genio, e l'accostamento a me, mi onora.
Va bene. Grazie.
RispondiEliminaCome è noto l'alessitimia è un disturbo della competenza emotiva, soprattutto della componente verbale o descrittiva di un'emozione. Da questo consegue anche un'incapacità di vivere qualcosa che non si può descrivere, quindi qualcosa che non si riesce a collocare in uno spazio. In questo modo, cioè non collocando un'emozione nello spazio suo proprio, è difficile distinguere tra un approccio amichevole e uno aggressivo e si tende a uniformare i propri comportamenti.
RispondiEliminaPerò, mi chiedo, com'è che un deficit nella verbalizzazione emotiva ne coinvolge così pesantemente la comprensione tout court? In fondo, anche gli animali non possiedono una verbalizzazione emotiva. Credo sia giusto allora parlare, più che di verbalizzazione o simbolizzazione, di collocazione nello spazio delle emozioni. Con collocazione nello spazio voglio intendere che ad ogni situazione (tra due o più individui, o in eventi naturali) noi dobbiamo essere in grado di associare la giusta emozione, la quale altro non sarebbe che l'innesco alla decisione. In parole povere se la situazione richiede la fuga, la paura è l'emozione adatta, che tende a riversare l'output motorio nell'allontanamento, e così per ogni situazione. Quindi, provare paura, tenderà a scatenare sempre la decisione di allontanamento o di blocco (ci sono animali che dalla paura si bloccano). L'emozione è l'innesco a una decisione: scappare o bloccarsi, e non avvicinarsi e scodinzolare.
L'associazione tra emozione e collocazione spaziale segue le classiche direttrici filogenetiche e dell'esperienza.
Da questo ragionamento consegue che chi non sa collocare un'emozione non sa neanche come comportarsi e, in più, non sa neanche di doversi comportare, in qualche modo, per interagire.
Esiste una correlazione tra autismo e alessitimia e una minore attivazione dell'insula anteriore sinistra. Però probabilmente la cosa è più complessa.
Come è noto l'alessitimia è un disturbo della competenza emotiva, soprattutto della componente verbale o descrittiva di un'emozione. Da questo consegue anche un'incapacità di vivere qualcosa che non si può descrivere, quindi qualcosa che non si riesce a collocare in uno spazio. In questo modo, cioè non collocando un'emozione nello spazio suo proprio, è difficile distinguere tra un approccio amichevole e uno aggressivo e si tende a uniformare i propri comportamenti.
RispondiEliminaPerò, mi chiedo, com'è che un deficit nella verbalizzazione emotiva ne coinvolge così pesantemente la comprensione tout court? In fondo, anche gli animali non possiedono una verbalizzazione emotiva. Credo sia giusto allora parlare, più che di verbalizzazione o simbolizzazione, di collocazione nello spazio delle emozioni. Con collocazione nello spazio voglio intendere che ad ogni situazione (tra due o più individui, o in eventi naturali) noi dobbiamo essere in grado di associare la giusta emozione, la quale altro non sarebbe che l'innesco alla decisione. In parole povere se la situazione richiede la fuga, la paura è l'emozione adatta, che tende a riversare l'output motorio nell'allontanamento, e così per ogni situazione. Quindi, provare paura, tenderà a scatenare sempre la decisione di allontanamento o di blocco (ci sono animali che dalla paura si bloccano). L'emozione è l'innesco a una decisione: scappare o bloccarsi, e non avvicinarsi e scodinzolare.
L'associazione tra emozione e collocazione spaziale segue le classiche direttrici filogenetiche e dell'esperienza.
Da questo ragionamento consegue che chi non sa collocare un'emozione non sa neanche come comportarsi e, in più, non sa neanche di doversi comportare, in qualche modo, per interagire.
Esiste una correlazione tra autismo e alessitimia e una minore attivazione dell'insula anteriore sinistra. Però probabilmente la cosa è più complessa.
Anna, la tua domanda è troppo impegnativa per esaurirla in un commento, o almeno in un commento rapido.Richiede un po' di tempo (e tranquillità).
RispondiEliminaIntanto ne approfitto per ringraziare Maria dell'ottima citazione: James è stato un grandissimo genio, e l'accostamento a me, mi onora.
weeeeeeeeeeeeeeeee squinternatooooo
RispondiEliminaTi do il bentornato con una citazione di William James in tema col tuo post, che avrà un seguito(?):
RispondiElimina“Le emozioni non sono sempre immediatamente soggette alla ragione, ma sono sempre immediatamente oggetto di azione”.
E mi sembra molto vero!!!....
Ciao,Paopasc
Va bene. Grazie.
RispondiElimina...sono molto contento di poterti leggere nuovamente!
RispondiEliminaciao...