mercoledì 16 febbraio 2011

Il modello "Huffington Post" e i bloggers che scrivono gratis


E' dei giorni scorsi la notizia che Huffington Post, il sito di news fondato da Arianna Huffington, è stato comprato da Aol per una cifra piuttosto ragguardevole: 315 milioni di dollari.
Rileva Platero sul Sole 24 Ore che l'operazione
"rappresenta una svolta nel settore sotto molti punti di vista. Intanto attribuisce un valore molto concreto – ed elevato per i parametri attuali - a un sito che poggia non su operazioni di social network, ma quasi esclusivamente su notizie. Finora era molto più difficile attirbuire un valore rilevante a un sito di news."
Il sito è nato nel 2005, grazie anche all'intervento di un uomo d'affari come Ken Lerer, "specializzato in operazioni su internet".
25 milioni i visitatori unici mensili. L'aspetto più interessante è però l'enorme appeal dei commenti ai post
"mentre il New York Times ad esempio riceve come punte massime circa 700 commenti a un articolo e mediamente 300-350, Huffingotn [sic] Post su storie analoghe, magari tratte dallo stesso New York Times attira fino a 6-7.000 commenti, a dimostrare la presa fortissimo [sic] sul pubblico"
Un aspetto interessante però, riguarda chi scrive gli articoli del sito. Dicono su affari italiani
"Si sentono traditi, centinaia di blogger che in sei anni hanno contribuito al successo dell'Huffington Post. Perché, va ricordato, la testata online che Arianna Huffington ha appena venduto ad Aol per 315 milioni di dollari ha costruito la sua fama (e i suoi 25 milioni di lettori) aggregando i contenuti messi in rete, gratuitamente, da 3mila blogger. Molti dei quali, ora, si chiedono perché mai la Huffington (divenuta editor-in-chief dei contenuti Aol percependo uno stipendio di di 4 milioni di dollari all’anno) debba arricchirsi alle loro spalle."
Insomma, 89 giornalisti pagati e 3000 blogger gratuiti: un modello senza dubbio forte e, a quanto pare, vincente. Affari italiani cita anche l'articolo di Alessandro Bottoni Dalla gift economy alla Huffington economy in cui si afferma
Per chi non lo sapesse, lo Huffington post è un gigantesco aggregatore di notizie che raccoglie informazioni da oltre 3000 blog. Grazie a questi 3000 blogger, lo Huffington post produce un traffico medio intorno ai 9 milioni di visitatori unici al mese (il mio blog personale ne produce mediamente circa tremila) e permette ai suoi gestori di fatturare qualcosa come 16 milioni di dollari all’anno di pubblicità. Nonostante questo, lo Huffington post dà lavoro a soli 89 dipendenti e non paga una lira a nessuno dei suoi 3000 “contributor”. "
Invece Arianna Huffington, da tutta l'operazione, riceverà
nel 2011 circa 2 milioni di US$ di stipendio da AOL. In buona sostanza, si tratta della più colossale e spudorata operazione d sfruttamento abusivo di manodopera mai concepito in campo editoriale. Ovviamente, alla notizia dei 2 milioni di US$ di stipendio percepiti dalla titolare i suoi 3000 schiavi (perché di schiavi si tratta) hanno minacciato lo sciopero. Questo è solo il primo caso, e per ora il più clamoroso, di una situazione che siamo destinati a vedere sempre più spesso."
Sono cose che fanno pensare. Le conclusioni sono amare
"Là fuori c’è pieno di giornalisti che vogliono scrivere articoli, anche gratis. Alcuni sono mossi dalla necessità di fare pratica, altri dalla volontà di fare sentire la propria voce. Gli editori lo hanno capito benissimo e quindi non pagano più nessuno. Si limitano a scambiare una (proclamata) visibilità in cambio di lavoro gratuito. Risultato netto: non si assume più nessuno da nessuna parte."
Ultima frecciatina di affari italiani alle vicende di casa nostra, che presentano qualche analogia con il caso Huffington
 "Non a caso il modello Huffington è stato ripreso da molte testate online anche in Italia, dal Fatto Quotidiano al Post. In attesa, magari, che arrivi una Aol europea..."


Fonti
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-07/huffington-post-aol-081625.shtml?uuid=AaVBUJ6C
http://affaritaliani.libero.it/mediatech/huffington_post150211.html
http://alessandrobottoni.wordpress.com/2011/02/13/dalla-gift-economy-alla-huffington-economy/

3 commenti:

  1. HuffPo non è un sito serio, anzi. Poi magari se qualcuno si sveglia tanto meglio.

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  2. Per alcuni è un sonno redditizio, Juhan.
    Noi possiamo solo roderci il fegato per la nostra (mia) "trasparenza" ai lettori.

    RispondiElimina
  3. Per alcuni è un sonno redditizio, Juhan.
    Noi possiamo solo roderci il fegato per la nostra (mia) "trasparenza" ai lettori.

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