mercoledì 16 febbraio 2011

Di chi crede e chi non crede # 3 - Due volontà si scontrano

Due volontà si scontrano.
Come si fa a sapere di essere un'individualità? Credo che questa costruzione cominci con l'opposizione alla propria volontà. Inizialmente, il piccolo (sia umano che animale) possiede una volontà che non è propriamente sua, è cioè mediata dagli istinti, è la natura ereditaria che parla per lui, che lo fa agire. Se fosse lasciato agire indisturbato, il piccolo probabilmente svilupperebbe quello che si chiama un ego smisurato, che è il risvolto della medaglia dell'assenza di ego. L'ego o sè è la delimitazione. Attraverso questa delimitazione si stabiliscono i confini e nel contempo si apprende di essere. L'ego smisurato è come un liquido senza contenitore. Se si immagina la formazione del sè come procedente attraverso l'esibizione  di tutti i desideri o volontà del soggetto, messi in pratica per mezzo di sistemi tipo prova ed errore (euristiche, esperienze) si può facilmente comprendere che, non trovando impedimento di sorta alla propria realizzazione, queste volontà tendano a occupare tutte le nicchie. Così chi è abituato ad averla sempre vinta si turba fortemente al primo diniego.
Per comprendere il meccanismo si immagini che la competenza motoria del mondo, espressione fisica della propria volontà,   passi per l'esecuzione di tutti gli atti motori necessari a comprendere e agire in uno spazio fisico-emotivo. Il che contempla sia il saper salire le scale che il sapere che il fuoco brucia. Se non interviene nessuna limitazione a questa mia esecuzione, nemmeno la mera risposta del corpo, come saprò di essermi mosso o di aver provato dolore? L'alzata dello scalino è il primo ostacolo alla mia (smisurata) volontà iniziale, che vuole tutto. essere dotati di una volontà che vuole tutto è fondamentale per scremare quel tutto. Siamo dotati, alla nascita, di un'esuberanza di collegamenti sinaptici che vengono eliminati mano a mano che maturiamo e facciamo esperienze, eliminando l'onnipotenza.
Ecco che compare un termine di fede: l'onnipotenza. L'individuo, inizialmente, è onnipotente, nel senso che il suo sistema nervoso potrebbe fare tutto. Paradossalmente, questo poter fare tutto è proprio il suo limite. Se per salire le scale io penso che possano essere usati infiniti movimenti, come, a titolo d'esempio, saltellare sulla lingua (ho fatto appositamente un esempio assurdo, ma onnipotente) non imparerò mai che invece il numero di comportamenti concessi per salire le scale è limitato. E quando il limite significa la differenza tra la vita e la morte (al posto delle scale metteteci un predatore), tantissimi individui, se non tutti, sarebbero votati alla morte. Se non ci fosse quel meccanismo. L'impedimento alla volontà primigenia forma un repertorio di comportamenti, il quale forma un sè, il quale forma un individuo dotato di volontà. Alla fine, questa volontà non si scontra solo con oggetti inanimati ma anche con oggetti animati, dotati di altre volontà e non una sola, come potrebbe averla il pavimento o le scale. Il sè è dunque definibile come la risultante di tanti impedimenti fisico-emotivi all'espressione delle proprie volontà, il che può far comprendere bene come, essendo in debito con la composizione fisio-anatomica, i comportamenti degli individui di una specie siano insieme simili e dissimili: simili perchè vi è appunto il vincolo fisio-anatomico (volare, saltare, nuotare), dissimili perchè ogni individuo è leggermente diverso, dal punto fisio-anatomico, dall'altro.


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