fonte nasa |
Anche la Nasa comunica che il giorno di S. Valentino si sono verificati i brillamenti solari classe X2 più estesi osservati dal Solar Dynamics Observatory nello spettro ultravioletto. Lo definiscono il più grande brillamento solare dal 2006. I brillamenti X class
"are the most powerful of all solar events that can trigger radio blackouts and long-lasting radiation storms."
però, non ci si aspetta che quei brillamenti producano conseguenze così devastanti.
"The particle cloud produced by the Valentines Day event appears to be rather weak and is not expected to produce any strong effects at Earth other than perhaps some beautiful aurora in the high northern and southern latitudes on Feb. 17."
Brillamenti solari.
I brillamenti solari (solar flares) sono classificati a seconda del picco di flusso in A, B, C, M e X nello spettro dei raggi X compresi tra 0,1 e 0,8 nanometri. La progressione della scala è logaritmica, così ogni scala è 10 volte più intensa di quella che precede inoltre, il numero che segue la lettera, moltiplica il valore della scala. Per esempio, la scala X2 è 2 volte più potente della scala X e 20 volte più potente della scala M.
Si misura in watt/m2. Solitamente l'attività solare rientra tra le scale A e C e non ha effetti avvertibili sulla Terra, mentre i brillamenti M e X possono avere effetti diversi sul nostro pianeta. Il 4 novembre del 2003 si è verificato il brillamento di classe X più potente mai registrato: X45. Almeno a quanto riferisce Le scienze
"In un articolo pubblicato sulla rivista "Geophysical Research Letters", Neil Thomson e colleghi spiegano che l'evento, valutato di classe X-45, è stato almeno due volte più intenso della maggiore esplosione registrata in precedenza. Fortunatamente, la Terra non è stata direttamente colpita dall'immensa ondata di radiazione e materia, altrimenti diversi satelliti in orbita sarebbero stati danneggiati e avrebbe potuto verificarsi un'interruzione delle comunicazioni radio e dell'energia elettrica sulla superficie del pianeta."
Un esempio visibile a tutti dell'attività solare sono le famose aurore boreali e australi: un flusso di particelle cariche, il cosiddetto vento solare, composto sia di protoni che elettroni, colpisce le molecole della ionosfera generando emissioni elettromagnetiche anche nello spettro visibile.
Effetto delle tempeste geomagnetiche.
Vi è dunque possibilità che i fenomeni che avvengono sulla superficie solare possano causare danni alle trasmissioni radio e anche alle strutture?
"Economies around the world have become increasingly vulnerable to the ever-changing nature of the sun. Solar flares can disrupt power grids, interfere with high-frequency airline and military communications, disrupt Global Positioning System (GPS) signals, interrupt civilian communications, and blanket the Earth’s upper atmosphere with hazardous radiation."
dicono al NOAA.
Le tempeste geomagnetiche durano di solito dalle 24 alle 48 ore, ma possono andare avanti anche per parecchi giorni
Le tempeste geomagnetiche durano di solito dalle 24 alle 48 ore, ma possono andare avanti anche per parecchi giorni
"Ground to air, ship to shore, shortwave broadcast and amateur radio are vulnerable to disruption during geomagnetic storms. Navigation systems like GPS can also be adversely affected."Il Solar Dynamics Observatory della Nasa, riporta
"a large coronal mass ejection (CME) associated with the flash blasting toward Earth at about 560 miles per second (900 kilometers per second)."Ma il 19 febbraio, il NOAA riporta sul suo sito
"February 19, 2011 -- The geomagnetic storm has ended. The observations of the CME and the models of this solar eruption were unprecedented. Watch the literature in the future for studies of what will surely come to be known as the "Valentine's Day Event, 2011".L'evento c'è stato, senza precedenti, ma il 19 febbraio la tempesta geomagnetica è ormai finita. Il monitoraggio delle ripercussioni dell'attività solare sulla Terra, presso il NOAA, registra: nessuna attività nelle ultime 24 ore.
L'allarme.
L' allarme lanciato dal Financial Times e ripreso dall'agenzia Agi riguarda un paio di interviste rilasciate da due studiosi: Sir John Beddington e Jane Lubchenco, i quali si lasciano andare a visioni pessimistiche.
Da me richiesto di un parere da esperto, il buon Gianluigi Filippelli, oltre a inondarmi di link da consultare, mi segnala questo suo lavoro I cambiamenti climatici secondo la Nasa, del marzo scorso, nel quale evidenzia la possibilità di un ritorno dell'attività solare, rimasta quiescente per qualche tempo. Da quell'articolo traggo questi due grafici. Uno
nel quale si nota l'accenno di inversione di tendenza tra fine 2009 e inizio 2010, di lieve entità ma potrebbe segnare un ritorno di attività solare dopo anni di riposo. Un altro, su dati Nasa, conferma la tendenza
Gizmodo, in un articolo dal titolo: La Nasa mette fine alla frenesia delle tempeste solari...per ora, va giù pesante
"But for all you doomsayers and Y2K disciples banging on about the end of the world – you’re out of luck this time – again! The storm, much to the disappointment of various media publications around the world, has failed to make much of a dent here on earth and very few (if any) reports have surfaced due to the flare."Insomma i profeti di sventura e catastrofisti alla millennium bug, per il momento, rimangono a bocca asciutta.
La Nasa
" was quick to jump on speculation that this could be the solar version of Katrina and called the flare ‘weak’ – which is one way I’ve never thought of describing anything sun-related."Che è quello che riportavo all'inizio. La Nasa non è poi così preoccupata. Per Gizmodo
"some scientists are using the recent sudden publicity to call attention to ‘potential’ future events; the type which often requires a call to Bruce Willis, a group of burly blokes and a chance to save us all from interstellar destruction.Quindi, quando arrivano le affermazioni di Sir John Beddington e Jane Lubchenco (della US National Oceanic and Atmospheric Administration NOAA), la reazione di Gizmodo è piuttosto caustica
"In an interview with Space.com, John Beddington, the U.K. government’s chief scientific adviser railed against feelings of complacency and helped designed the poster quote for the upcoming disaster pic, “When Solar Flares Attack!” (Okay, so we made that last part up)."Anche se la Lubchenco non è l'ultima arrivata e dice
“This is not a matter of if, it’s simply a matter of when and how big.”
"Non è questione se avverrà, ma semplicemente quando e quanto sarà grande"
Inoltre, vi è da considerare che il famoso ciclo dell'attività solare di 11 anni avrebbe il suo picco nel 2013. Ma il ciclo è piuttosto variabile. Il picco, dice Tom Bogdan dello US Space Weather Prediction Center, non dovrebbe essere molto intenso, ma già un altro picco non intenso, nel 1859
"The most intense solar storm on record, which ruined much of the world's newly installed telegraph network in 1859, took place during an otherwise weak cycle. An 1859-type storm today could knock out the world's information, communications and electricity distribution systems, at a cost estimated by the US government at $2,000bn."
Cioè: un evento come quello del 1859, che mise fuori uso la rete telegrafica, oggi causerebbe danni alle telecomunicazioni e ai sistemi di distribuzione dell'energia elettrica, stimati dal governo USA in 2000 miliardi di dollari.
Il tema fondamentale è che, più si va avanti, più siamo dipendenti dalla tecnologia, dalle trasmissioni radio con i satelliti, dai collegamenti elettrici, dalle reti informatiche: insomma la tecnologia delle comunicazioni è la nostra forza, ma potrebbe essere anche la nostra debolezza.
Ma, Millennium Bug alla mano, si sa quanto le stime possano essere imprecise. Come dire: occorrono ulteriori dati e più cautela.
Uno studio molto accurato e dettagliato Paolo
RispondiEliminaGrazie assai cara Carla.
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