Lo spunto è il racconto odierno fatto da un conoscente dell'ormai classico finto controllore della luce o del gas (a piacere) che deve controllare la bolletta quando sulla bolletta stessa c'è scritto ben chiaro che l'azienda non invia nessuno a controllare il pagamento.
La diffidenza verso gli altri, verso quelli che non si conoscono, è il portato dei nostri giorni. Aumentano le truffe e di conseguenza bisogna alzare le difese. Se in più ci metti il non troppo sollecito intervento delle forze dell'ordine (perchè reati di secondaria importanza) il quadro è completo.
Cosa deriva da questi atteggiamenti?
Due cose, essenzialmente: aumento della diffidenza verso gli estranei, accompagnata da un aumento di sfiducia verso le istituzioni, sotto forma sia di forze dell'ordine che di classe politica.
Mi interessa indagare questo genere di atteggiamento, sulla scorta dei lavori di Erving Goffman sulla non riconoscibilità dell'ambiente (o degli ambienti) in cui si vive. Il suo lavoro riguardava per la massima parte gli ospedali psichiatrici ma può essere esteso anche alla società, per esempio all'atteggiamento dello straniero (e infatti lo straniero sembrerebbe delinquere di più) oppure all'atteggiamento del cittadino nei confronti di istituzioni o dinamiche sociali nelle quali non si riconosce.
In un'altra classe di cittadini può essere individuato il mancato riconoscimento dell'ambiente in cui si vive come proprio: in tutti quelli cioè che causano il degrado (per esempio gettando cartacce a terra o costruendo quartieri dormitorio) sia ambientale che relazionale.
In una situazione di degrado, come dimostrato in un rapporto della World Bank, è più facile che vi siano governi autoritari, conflitti e povertà.
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