Perchè, cos'è il lavoro del ricercatore e dello scienziato (anche dilettanti) se non un gioco?
ovvero il piacere di giocare con le scienze, perchè in fondo cos'altro è se non una sfida, un sorta di gioco anche l'impegno dello scienziato più serio e il desiderio di scoperta non è lo stesso che lo accomuna al bambino? Lo stesso desiderio, trasformatosi poi nell'età adulta che ha portato l'uomo fin qui, nel bene e nel male. Alcuni post affronteranno la fisica del gioco: il gioco ha le sue regole fisiche, regole cui non pensiamo affatto mentre giochiamo...
Tante cose da scoprire, accompagnati da una iconografia straordinaria.
Grazie Paolo, per esserci stato e per questa recensione :)))
RispondiEliminaPerché, cos'è il lavoro del ricercatore e dello scienziato (anche dilettanti) se non un gioco?
RispondiEliminaConforta l’animo, in favore di questa prospettiva, il pensiero di un Premio Nobel, lo scienziato Richard P. Feynman, morto nel 1988, che nel suo libro «Il senso delle cose», intravede la natura dello scienziato moderno con le seguenti parole:
«Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea. La si ascolta, e sembra qualcosa che valga la pena di verificare – nel senso che è un’idea diversa, e non banalmente in contrasto con qualche risultato precedente – ALLORA SI CHE DIVENTA DIVERTENTE. Che importa quanto ha studiato quel tizio, o perché vuole essere ascoltato. Il questo senso non ha nessuna differenza da dove vengano le idee. La loro origine vera è sconosciuta. La chiamano “immaginazione”, “creatività” (in realtà non sconosciuta, è solo un’ altra cosa come l’ “abbrivio”). Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell’artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è niente facile.».
E il "cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, ma sia...", non è forse la base del gioco?
Cari saluti,
Gaetano
Attenzione, però! Una cosa è il gioco dei fanciulli e grandi, altro è quello della ricerca scientifica che comporta il superamento di grandi difficoltà e fra queste c'è quella dell'etica che, insieme al resto è come il "Caminito del Rey".
RispondiEliminaEl Caminito del Rey (Sentiero del re) è un passaggio pedonale costruito nel 1901, ricavato lungo i tre chilometri della ripida parete di una stretta gola a El Chorro, vicino Malaga, Spagna. [Vedasi youtube http://www.youtube.com/watch?v=ZmDhRvvs5Xw]
Attualmente si trova in condizioni fatiscenti, quasi tutto il percorso è privo di balaustre e ci sono dei tratti crollati dove resta solo la trave di supporto. Tutti questi fattori hanno contribuito alla nascita di una leggenda nera in seguito alla morte di alcuni escursionisti che avevano cercato di attraversarlo.
Questo per dire che il gioco della ricerca scientifica oggi, a differenza del passato, comporta gravi rischi da superare: è veramente un gioca da "Re", ma chi potremmo mettere sul trono oggi, comprendendo nella scienza ogni concezione non escluso tutto ciò che concerne il resto del mondo sociale.
"Non è niente facile" conclude infatti Richard P. Feynmann sull'"abbrivio" (la spinta del gioco) nel sul libro "Il senso delle cose".
Gaetano
è stato un grande piacere Rosalba
RispondiEliminaGaetano, apprezzo e comprendo le tue preoccupazioni sulle conseguenze etiche della ricerca, ricerca che molti vorrebbero senza colpe. Se è vero che, almeno inizialmente, il ricercatore opera con ingenua passione senza interessarsi delle conseguenze delle sue scoperte, è anche vero che ogni scoperta ha delle conseguenze a cui qualcuno deve pur pensare. Non è cosa di facile soluzione.
RispondiEliminaIl pensiero di Feynman è quello dei grandi pensatori:
RispondiElimina"Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea."
Non so però se questa frase si attaglia perfettamente alle italiche cose, non so se sia così ininfluente "l'origine" di queste idee. Proprio oggi, del resto, leggevo su Mente&Cervello, dell'importanza dell'abito: a ribadire, ancora una volta, quanto l'abito faccia il monaco, l'istituzionalità faccia il ricercatore, il provenire dalle elite intellettuali faccia buona o non buona la tua idea.