Un leitmotiv di chi crede in una intelligenza superiore o nello spiritualismo o di chi, in genere, non si accontenta della cruda materia, è il ritenere il pensiero come qualcosa di molto potente. Anche nel concetto di altra vita dopo la morte o in quello di anima è contemplato un giudizio sul pensiero o su ciò che è incorporeo e immateriale come estremamente forte e dalle enormi possibilità.
Solitamente non siamo tanto bravi a concepire forme di vita e modi di vivere diversi dal nostro. Non parlo solo di altri umani o, al limite, del mondo animale tout court. Parlo, per esempio, della vita di un'idea.
Anche un'idea ha una sua propria vita della quale, ogni singolo umano che contribuisce a diffonderla, potrebbe rappresentare una forma della sua fisiologia o una parte del suo metabolismo. Non dobbiamo farci influenzare dalla diversità dei meccanismi e dell'ambiente. In più, un'idea ha una potenziale immortalità che nessuna vita animale possiede ed è possibile ingrandirla, accumulare altre idee insieme a quella originale, farla diventare gigantesca. Si pensi solo, a titolo d'esempio, alle religioni monoteistiche, a quali mastodonti siano diventate.
Dunque un'idea è una forma di vita, nè più nè meno di qualsiasi altra forma di vita animale o vegetale.
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Vi è però da fare un'altra considerazione: secondo tutte le evidenze, le forme di vita che noi chiamiamo idee, pur potendo essere potenzialmente immortali, non potrebbero esistere o sopravvivere in assenza di un altro genere di organismi: gli umani. Potremmo definirle organismi parassitari anche se, a onore del vero, pur non potendo sopravvivere in assenza degli umani possono dare anche molto, a quegli stessi umani.
Fatte queste superficiali osservazioni potremmo anche notare un'altra cosa. Nonostante tutto quello che ne pensano coloro che credono in un'Intelligenza superiore o nell'anima, le cose incorporee come l'intelligenza e l'anima, sembrerebbero non riuscire ad interagire direttamente con il nostro mondo materiale (almeno a quello che ci è dato sapere). Hanno bisogno di un corpo materiale per farlo. Questo appare evidente se si considerano gli esempi riportati sopra, cioè le religioni, e si riflette su come sia sempre indispensabile l'agire umano perchè le idee possano imporsi o sopravvivere. E questo accade in ogni ambito, dalle idee politiche alle teorie scientifiche, dal ricordo di una persona cara alle riflessioni sulla nostra vita.
Allora, se le idee vivono e agiscono solo attraverso gli umani, come possono essere alla base della creazione del mondo, tanto per dire? E' chiaro che la domanda ha senso solo se ipotizziamo che tutte le idee sono fatte della stessa materia. Possiamo anche ipotizzarle come agenti in un altro mondo, parallelo o perpendicolare al nostro, nel quale possono agire direttamente, ma per agire nel nostro devono per forza passare attraverso corpi materiali.
Sta di fatto che sembrano dipendere troppo dalla materia del nostro mondo per poter vantare quella indipendenza necessaria, per esempio, a costruirne le leggi. Nel nostro tipo di universo le idee non possono fare nulla direttamente. Anche se gran parte di, se non tutto, quello che ci ha portato la tecnologia lo si deve al mondo delle idee, è solo attraverso la mediazione dei corpi materiali che lo si è potuto realizzare.
In questo senso, l'intelligenza superiore, segue e non precede il nostro universo.
Queste caratteristiche del mondo delle idee, nel quale è contenuto tutto ciò che non è materiale (si, lo so, è una definizione imprecisa, ma accontentiamoci), e in cui le singole idee possono sopravvivere anche se il loro creatore originario è morto (a patto che qualcun altro le adotti), sono compatibili con quelle presenti in un qualsiasi ambiente ecologico? E le interazioni tra le idee, sono possibili sempre e solo attraverso la mediazione di cervelli umani?
A un primo e sommario esame sembrerebbe che le idee non godano di autonomia decisionale. Sono, in tutto e per tutto, dipendenti da un ospite, presso il quale o si radicano o vengono combattute o subiscono una qualsiasi altra modifica. Pure, finchè restano nel loro mondo delle idee, non sembrano avere nessuna influenza sul nostro mondo. Per poter agire e sopravvivere devono essere dette o scritte o agite. Non c'è verso. E anche quando vengono dette, scritte o agite, hanno la stessa intensità della realtà?
Una cosa interessante da osservare è che hanno un comportamento diverso a seconda dei casi (il che, non è che sia una scoperta eccezionale). Per esempio, difficilmente potremmo descrivere a parole il sapore di un alimento o il profumo di un fiore. In questo caso, le idee hanno molta meno intensità della realtà che vogliono descrivere. Però, se la realtà che vogliono descrivere non esiste, la loro intensità sarà paragonabile alla realtà. Per esempio, se volessi parlare dell'anima, essendo una cosa che nessuno ha mai visto o sperimentato in altro modo (almeno credo), una descrizione ben fatta potrebbe avere la stessa intensità di un'esperienza reale.
Ecco che allora le stesse idee possono assurgere a realtà, sempre che non abbiano un omologo reale con il quale confrontarsi, perchè in quel caso perderebbero la sfida. Ma noi sappiamo che le idee possono smuovere i popoli, avere un impatto fortissimo sul reale. Questo non è sorprendente se si adotta il medesimo metodo evidenziato sopra: quando idee e realtà vanno nella stessa direzione (si pensi, ad esempio, alle idee rivoluzionarie in periodi di grande carestia), si alimentano a vicenda; quando idee e realtà vanno in direzioni diverse, solitamente vince la realtà (si pensi, per esempio, ai consigli salutistici o a quelli intesi a far smettere di fumare), e quando vi sono solo le idee perchè quella realtà manca al nostro repertorio di esperienze, allora ovviamente le idee hanno vita facile (penso, per esempio, a tutte quelle idee sulla presunta superiorità razziale).
Queste striminzite casistiche non esauriscono tutto il repertorio ma, con un po' di buona volontà, molti casi apparentemente più complessi possono essere ridotti a questi tre. In linea generale, quando idee e realtà sono in contrasto, vince la realtà. La realtà è più reale delle idee e noi abbiamo una innata preferenza per la realtà.
Per concludere, vi lascio con un paradosso: se una persona volesse, al medesimo tempo, smettere di vivere e continuare a vivere e, per realizzare questo suo desiderio, chiedesse di poter essere messo in una specie di stato vegetativo o, se vi fa meno brutto, in una specie di letargo, nel quale avere un certo controllo del proprio mondo onirico e così letteralmente vivere dentro il proprio sogno, la potremmo chiamare ancora vita?
Per aiutare a raccapezzarcisi dirò che, secondo me, una vita è quella nella quale si può sognare sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi e in cui non tutti gli eventi dipendono dal soggetto. Ora, in un sogno a occhi aperti tutti gli eventi dipendono interamente dal soggetto e dunque vivere in un sogno a occhi aperti non è vivere come lo intendiamo noi. Però, vivere in un sogno a occhi chiusi non ti dà il controllo degli accadimenti (anche se lo si può avere) e dunque, se non accadessero cose strampalate o incoerenti, potremmo non accorgerci che stiamo solo sognando e continuare a credere di vivere nella realtà. In quel caso, con le correzioni dette sopra, vivere perfettamente rifornito dal punto di vista biologico con tutte le necessità e vivere la nostra vita mentale (o intellettuale) e di relazione dentro un sogno, dal punto di vista del soggetto, non sarebbe come vivere nella realtà?
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