Dopo un po' di tempo che mancavo, sabato scorso ho fatto una buona scorta. Parlo di libri. Siccome tutti quanti, prima o poi, fanno la loro bella lista di libri acquistati, e siccome mi latita il pezzo per domani, così me la cavo con queste brevi recensioni.
Cominciamo con Karla Dougherty, Una diversa follia, Sperling & Kupfer 2011 -18,00€- L'autrice è una copywriter nel settore medico per un'agenzia pubblicitaria internazionale. Sul risvolto della quarta di copertina si dice che è coautrice di più di 40 libri. Questo libro parla di disturbo bipolare II. Più che di disturbo bipolare è più giusto parlare di spettro di disturbo bipolare, essenzialmente se ne riconoscono 3 tipologie. Il I tipo, il II tipo e il disturbo ciclotimico. Si tratta di un disturbo dell'umore che prevede alternanza di intensa eccitazione e profonda depressione. Nell'introduzione, che è di Carlo Altamura, si dice che la forma di disturbo bipolare II è una forma più lieve, meno grave rispetto alla forma I, e in cui i sintomi di eccitazione e depressione sono più sfumati. L'autrice parla della sua malattia, di come per quarant'anni ci abbia convissuto senza sapere cos'era e di come poi, una volta effettuata la diagnosi corretta, la sua vita sia completamente cambiata. Potenza della diagnosi, ma anche della terapia mirata. La prima cosa che guardo in libri del genere è l'apparato bibliografico e di note. Non male, quasi 14 pagine di riferimenti bibliografici. Non vi sono fotografie, ma grafici, test, e brevi digressioni, come per esempio un elenco di nomi famosi che hanno sofferto di questa malattia. Non è di certo un manuale ma, così di primo acchito, sembra comunque un testo valido, citabile. In più è la relazione, insieme, di un evento autobiografico e la storia di una patologia, e possono venire spunti interessanti da questa mescolanza, anche per analizzare il punto di vista di un malato su come vive la cosa.
Il secondo è un libro che fa parte di una collana che colleziono quasi indipendentemente dall'argomento di cui i vari volumi trattano. E' la collana dei Saggi della Einaudi, quelli con la copertina cartonata, costa rosso vermiglio e impaginazione grafica tra le migliori in assoluto. Alex Butterworth, Il mondo che non fu mai, Einaudi 2011 -34,00 €- L'autore è uno storico e drammaturgo. Non ci sono le note a piè di pagina, dice per non appesantire il testo. In genere non sono d'accordo con questa impostazione. Le note uno può saltarle o consultarle, se sono a portata di pagina è meglio invece di doversi fare la scarpinata fino in fondo al volume. Comunque, l'apparato bibliografico è buono, compresa una nota sulle fonti capitolo per capitolo. Di che parla il libro? Parla di sognatori, cospiratori, anarchici e agenti segreti. Gli anni sono quelli tra fine ottocento e inizio novecento, fino alla prima guerra. Sono gli anni dei fermenti politici, si pensi solo a nomi come Mazzini, Marx e a quello che succedeva in Russia, con l'anarchismo e la successiva nascita del comunismo. Insomma il periodo del risveglio proletario, delle lotte per il riconoscimento dei diritti, un fermento politico e sociale dove sguazzano agenti segreti e cospiratori. Con le opportune differenze se ne può fare un parallelo con quello che succede ai nostri tempi. Ma forse è proprio di ogni inizio secolo essere instabile, cercare nuovi equilibri. Si legge come un romanzo storico, anche se è un po' lunghetto, più di 480 pagine.
Roger Penrose, Dal Big Bang all'eternità, Rizzoli 2011, -22,00 €- Fisico, matematico e filosofo. Di lui ho tre libri, Ombre della mente, La mente nuova dell'imperatore e Il grande il piccolo e la mente umana. I cicli temporali che danno forma all'universo, così dice il sottotitolo. L'idea è quella, non nuova, dell'eterno pulsare dell'universo che confluirebbe in sempre nuovi inizi, nuovi Big Bang. Perchè il punto di partenza è sempre quello: cosa c'era prima del Big Bang? La chiama cosmologia ciclica conforme. Il libro è pieno di figure e grafici, quindi bene, e non mancano nemmeno le vituperate (e temute) formule matematiche, specie nelle due appendici. I fisici teorici, molto più degli sperimentali, sanno far sognare il lettore con teorie spesso molto fantasiose. Questo libro non fa eccezione. Inoltre mantiene la struttura classica: prima parte con una storia dello stato dell'arte e seconda con la spiegazione della teoria. L'apparato di note è ottimo, anche qui però in fondo al volume, e vi sono tutti i link ai siti internet. Insomma, mi interessava prenderlo e così ho fatto.
Questo è un libro del quale vorrei parlare più diffusamente in seguito. Si tratta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, Licenziare i padreterni, Rizzoli 2011 - 9,00 €- Libretto agile, qualche fonte e tabelle in fondo al volume, non vi è l'apparato di note e bibliografia, però, forse è nello stile di questo tipo di volumi. In genere c'è da fidarsi del duo, intendo dei dati che forniscono, per cui se uno vuole le fonti ufficiali se le va a cercare su internet. Io, comunque, le avrei messe. Il tema è quello che va molto di moda adesso: l'attacco alla casta dei politici, quelli che Luigi Einaudi criticava dicendo che bisognava "licenziare i padreterni". L'utilità di questo genere di volumi è data dallo scoperchiamento di un pentolone che di solito si tiene chiuso. Il pentolone è l'affarismo, il professionismo, l'abuso, l'impunità, il privilegio, la protervia, insomma tutte quelle belle cose che volentieri associamo all'attività politica. In realtà temo che questi comportamenti dei politici nostrani nascondano un aspetto duplice: il primo racconta, e forse bisognerà dar ragione a chi dice che non c'è distanza tra società e classe politica, del tipico comportamento del furbo che, ottenuto un beneficio temporaneo, cerca in tutti i modi sia di sfruttarlo al massimo che di farlo durare il più a lungo possibile; il secondo narra del disinteresse, non so quanto universale o invece solo tipico di alcuni paesi, verso la cosa pubblica, intesa soprattutto come proprietà pubblica, contrapposta all'eccessivo interesse per la cosa privata. La sostanza è tutta qui. Questo libro, insieme ad altri, porta i dettagli, le prove, fornisce le pezze d'appoggio, smaschera i sotterfugi, porta a galla ciò che si voleva affondare.
Ultimo: Atul Gawande, Checklist, Einaudi 2011 - 19,00 €- Atul Gawande è un grande scrittore, però di mestiere fa il chirurgo. E il suo libro parla di medicina e non è un romanzo. Sarà che sono appassionato da sempre di medicina, sarà per la sua capacità di raccontare, sarà per i casi clinici che riporta, sta di fatto che questo autore è in grado di tenerti incollato alla pagina. Si parla di una cosa banale come una checklist, una lista di controllo. Questa semplice tecnica è in grado di evitare molti degli errori che non sono imputabili ad ignoranza (ignoranza terapeutica della medicina) ma semplicemente al fatto che, in quanto umani, siamo soggetti all'errore. La presenza di numerosi casi clinici è essenziale ai fini della leggibilità e dell'interesse generale, nonchè della comprensione dell'utilità del presidio indicato, la checklist. Ho anche il suo libro precedente, Con cura che, come a volte succede, anche se non conoscevo l'autore, mi piacque fin dalle prime battute. Devo dire che anche il secondo conferma l'ottima impressione del primo libro. Il mondo sanitario che racconta è diverso dal nostro. Come ognuno di noi, avendo conosciuto l'ambiente ospedaliero italiano, ogni volta che leggo o ascolto episodi relativi ad altre realtà mediche, sono portato a fare dei confronti. Forse il problema è legato alla posizione provinciale dell'ambiente sanitario di cui ho più esperienza, cosa questa che farebbe vedere un centro medio-grande italiano già come un mondo del tutto diverso, sta di fatto che la realtà descritta dall'autore (Boston) è completamente differente, quasi di un altro pianeta, rispetto a quella vissuta da me. Questo mi fa pensare che la famosa checklist dovrebbe essere piuttosto lunga per certi posti, per cercare di rimettersi in pari con il passo di quelli che vanno più veloce. A parte queste considerazioni, che questa checklist sia una cosa importante è testimoniato dal fatto che l'autore è stato incaricato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità di stilare una checklist per la sicurezza del paziente chirugico, dispositivo, come si dice nel risvolto di quarta, che è riuscito a ridurre di più di un terzo le morti e le complicanze postoperatorie. Anche qui una buona raccolta (forse un po' stringata) di fonti, anche se strutturata diversamente dal solito: infatti non c'è il numeretto di rimando ma viene riassunta la parte del brano e la pagina a cui ogni fonte si riferisce.
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