In realtà le cose sono leggermente diverse. L'intuizione fa uso dell'emozione facendola entrare all'interno del "ragionamento intuitivo". Se per esempio la mia ragazza non risponde subito al mio sms e io comincio a pensare male (che si sia stancata di me, che sia impegnata in "altre faccende") ecco che sto usando un'emozione come un ragionamento anzi, per dir meglio, sto convertendo un'emozione in un ragionamento, forzandone la logicità alle mie esigenze di sospetto. Ma, per usare la logica, che devo fare, non avere emozioni?
Sembrerebbe quasi che quello che si prova dal punto di vista emotivo poi viene "giustificato" nella sua ricostruzione razionale, e che tanto più inizialmente ci sia emozione tanto più il nostro ragionamento si allontani, per esempio, dal rigore della logica formale. Abbiamo quindi spostato sull'intima natura del soggetto la responsabilità dell'atteggiamento che si terrà nei confronti di un qualsiasi evento: sono un tipo emotivo?, reagirò spesso emotivamente, quindi se dovrò scegliere tra una spiegazione che implica emozione e una che non la implica sceglierò la prima e piegherò le mie giustificazioni al mio atteggiamento innato; sono un tipo freddo?, siccome non carico di emozione il mio vissuto ho più capacità di far andare la spiegazione razionale.
Ecco che allora entra in ballo un nuovo soggetto, una struttura che ricostruisce il mondo all'interno del cervello in funzione delle azioni permesse e che distribuisce l'emozione a seconda di quanto atto motorio deve essere compiuto. Questa struttura distribuisce la comprensione del mondo a sistemi che possono agire sul mondo stesso, altrimenti non servirebbe a niente: questi sistemi, in maniera grossolana, sono il sistema motorio e il sistema sostituto motorio. A seconda della quantità di risposta necessaria a rispondere verrà attivata la via più adeguata: a livelli alti di risposta richiesta è elevata anche la produzione dei mediatori dell'emozione, dal che risulterà che la risposta è spostata sul versante motorio; mano a mano che la risposta al mondo ha bisogno di meno mediatori dell'emozione subentra e compete con quella motoria anche la risposta sostituto motoria, che poi sarebbe quella simbolica della parola e del ragionamento (logos).
Per esempio: se vedo una bella ragazza, l'emozione che proverò servirà per vincere la naturale timidezza e approcciarla, i comportamenti che terrò sono simili a quelli del pavone che fa la ruota; se vedo un pericolo, ugualmente si attiverà un sistema che mi permetta di agire alla svelta e con intensità, darmela a gambe levate, per esempio, e così via. Sembra quasi che più grande è l'emozione e più grande, proporzionalmente è l'ostacolo che l'organismo deve superare, attraverso la via motoria, e tanto maggiore la probabilità che venga scelta questa via. E' possibile ragionare nei momenti concitati? Si, quanto più si riesce a soffocare l'istintiva risposta motoria che non può non fare a meno di considerare noi stessi la cosa più preziosa del mondo.
Se a una bella ragazza tu leggi una poesia, Paopasc. forse lei ti ascolta, lì per lì. Con la prosa invece si predispone all'attenzione soltanto se decide che il tempo che ti dedicherà (facilmente maggiore, tra periodo complessi e una sintassi che raramente è fluttuante, inn generalòe purtroppo, non è il tuo caso) è giustificato dal tuo aspetto. Per questo i grandi poeti erano spesso bruttissimi e imparavano a frammentare le emozioni, a fare della velocità delle intuizioni il veicolo per "trattenere" l'altro. Però io diffido sempre della poesia priva di regole, anzi spesso non mi emoziona, mi sembra banale e mi annoia. Il verso libero è una conquista transitoria e ha raggiunto ormai il suo apice e la sua fine. Ora la poesia ridiventa prosastica, si torna ad animare attraverso le regole, mentre il verso libero ci suona come un jingle. Il frammento è stato interamente inglobato dalla pubblicità e si è fatto slogan. La complessita dell'uomo moderno porta a correre velocemente dall'adolescenza delle frasi fatte, delle parole ripetute come Cuore, Anima, Amore eccetera, parole noiose, che non significano più nulla. L'emotività del teen ager è funzionale alla sua crescita, ma poi ci vuole il distacco della disillusione, dell'età, della cultura, dell'aver letto e vissuto, a fare un poeta.
RispondiEliminaL'organismo vince i propri ostacoli e si "dona" al movimento quando percepisce uno stato di necessità, oppure una sfida. La sfida è necessaria, per digievolvere. Superdigimonte!!!!
Oggi hai voglia di chiaccherare, vero Paopasc? E' bello chiaccherare legittimandosi coi ragionamenti. Pensa se noi lettori dovessimo leggere qui da te soltanto dei puntini di sospensione gettati lì a sproposito, dei punti esclamativi eccedenti la misura, degli a-capo privi di senso e tutto 'sto dire di Passione, Amore, Estasi, Oblio, Carne, Sangue, Anime e Animelle! Meglio fare i conti e tirar sera, no?
Parole
nel vento
della Passione....
Oh Paopasc
disidrataci!!!!
Scherziamo oggi, che qui è tutto così serio, qui da me, troppo serio, oggi. Eh?
B
Pao, vedo che con l'estate ti sei lanciato nella plubbicazione di manoscritti d'autore... BRAVO!
RispondiEliminaQuando saro'annoiato da un weekend londinese piovoso leggero' gli ultimi 2 :-)
rinuncio alla replica pao, anzo faccio ancora do meglio tolgo il post che tanto manco all'evidenza direte c'è qualcosa che non va in questo sistema di intercettare
RispondiEliminaassolutamente no pao, non è certo il ddl intercettazioni che può mettere a posto le cose, però una pezza si la può mettere
RispondiEliminaNon credo che la complessità sia una tappa obbligata generazionale, per cui ai ventenni d'oggi piacciono frasi d'amore meno smancerose del passato. Non mi sembra così. E' solo nelle persone perturbate che si manifesta l'esigenza di percorrere la conoscenza dal semplice al complesso, perchè il semplice annoia. Ma tu che fai, se vedi il quadro di Fontana t'annoi perchè pensi che è troppo semplice? Non credo che il ritorno alle regolette metriche rappresenti il nuovo in poesia, e del resto, forse è anche giunto a termine il verso libero. Per quel che mi riguarda, da profano assoluto, cerco una musicalità extrasillabica che continua nel verso dopo, il ritmo si crea naturalmente, per via eufonica, in più cerco di sorprendere con una disposizione grafica che contrasta con l'andamento sonoro. questo potrebbe creare quella rottura delle aspettative che genera, a volte, piacere.
RispondiEliminaLe poesie goliardiche le facevo da bambino, che forse forse ero più intelligente allora?
ehi Matteo, ma il we piovoso c'è anche adesso in quel di Londra o mi tocca aspettare l'autunno?
Paopasc, l'intelligenza non ha niente a che fare con la noia, così come il semplice e il complesso si alternano in ognuno di noi. I ventenni son sempre ventenni, ora come allora, non facevo un discorso generazionale, ma semplicemente anagrafico. E la nostra vita, che ci piaccia o no, è scandita dall'anagrafe, l'anagrafe sì è una tappa obbligata. Personalmente Fontana mi ha sempre annoiato, anche a vent'anni (e il semplice non c'entra), così come la Merlini (salvo per certi suoi aforismi crudi e per niente poetici in senso classico), mentre mi è sempre piaciuto Montale invece: forse ero una ventenne perturbata/disturbata. Il semplice è una conquista, non un presupposto, ed è un traguardo difficilissimo da ottenere, da non confondere con la banalità. Certo poi è banale la consunzione del cielo al tramonto, ma ci piace lo stesso. Siamo esseri banali per i nove decimi della nostra vita, ma prima o poi un guizzo di ironia ci salva, forse.
RispondiEliminaPrendersi troppo sul serio attiene al carattere, ma forse si può imparare anche a scegliere. Scegliere non è una vergogna: è libertà. Nel mondo ci sono troppe poesie, o forse la poesia non è mai abbastanza, chi lo sa...
In quanto all'essere più intelligenti da bambini, c'è chi sostiene che il massimo delle sviluppo delle capacità cognitive dell'essere umano si sviluppa intorno ai 2 anni di età, il resto è assimilazione ed esperienza, quindi sì: probabilmente eri più intelligente quando facevi le poesie goliardiche, Paopasc. Peccato che non ti conoscevo... A me sembri intelligente anche da anziano, ma io ho gusti strani.
PS = io l'intelligenza non l'avevo affatto nominata, nel mio commento, vi hai fatto ricorso tu.
Tu sei un ortolano appassionato, Paopasc, ma non devi arrabbiarti col giardiniere improvvisato che ti calpesta le tue aiuole, perchè per il giardiniere improvvisato quelli erano solo sentierini, per separare la lattuga dal radicchio rosso. Certi giardinieri improvvisati sono ignoranti, in materia di semina. Capiscono solo le rose rosse, baccarat dal gambo lungo, te l'ho detto: è gente banale, perchè anche un mazzo di carciofi è una dichiarazione d'amore. O no?
Certo sarebbe bello trovare qualcuno che ti regali un mazzo di carciofi che a te sembrano delle rose baccarat a gambo lungo (dispari) oppure tutto il contrario. L'importante è fare finta di confondersi.
B
Tranquillo paolo ,non ci avevo proprio pensato ,comunque grazie .
RispondiEliminabuona giornata
weeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee pascucci buon di
RispondiEliminaOh si che ce l'ha, piccola mia, oh si! Non che una persona che definiremo meno intelligente non sia in grado di annoiarsi (e tanti fatti di cronaca lo dimostrano) ma solitamente se l'intelligenza è in generale una misura della complessità (hai voglia a dire, alla musica classica ci arrivi dopo aver ascoltato tanta musica, a Musil ci arrivi dopo Collodi, l'espressione della conoscenza, anzi la necessità della conoscenza va dal semplice al complesso) tanto più gli stimoli saranno abituali o semplici, quanto più ci si annoierà.
RispondiEliminaOra, per favore, distinguiamo bene tra quelli che sono gusti personali e quella che è la ricerca della complessità. Non mi dirai che le contrainte sono cose semplici: si arriva a giocare con un mezzo (usando regole e non come fanno i bambini quasi senza regole) solo se si ha competenza in quell'ambito.
L'haiku è semplice, ma di una semplicità cui occorre una concettualità per essere capita.
Quanto all'ironia preferisco l'autoironia: prendere in giro gli altri mi piace poco, lo trovo un atto comunque aggressivo e va bene solo con i potenti. Anche in quel caso, comunque, l'ironia è una consolazione per quello che non riusciamo a fare, forse dopo tutto preferisco sbattere contro un muro che autoconsolarmi.
Però è vero, ridere e sorridere ci salvano, quando non vi è altra scelta al dramma: per non autodistruggerci preferiamo "distruggere" l'altro.
Si, sono un ortolano appassionato ma pasticcione. Alle mie piante regalo passione e un buon trattamento, ma spesso, il disordine l'ha vinta.
Prego.
weee buon di anche a te music man
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RispondiEliminaPa, ho letto i commenti e sono d'accordo in linea generale con te. Quella dell'ironia e dell'autoironia mi trova particolarmente partecipe perché a scuola bisogna lavorare molto per far comprendere ai ragazzi che spesso l'ironia nei riguardi di qualcuno viene vissuta come una forma di violenza da colui che viene preso di mira.
RispondiEliminaUna delle reazioni più comuni è il pianto di frustazione oppure la reazione manesca del malcapitato. Al ché gli intelligentoni che hanno preso di mira osservano:"Prof., ma scherzavamo soltanto!"
Ehhhhh! Non ti dico la faticaccia per far comprendere che l'ironia, in genere, piace a chi la esercita, ma non a chi ne è oggetto.
L'autoironia, invece, Pa è qualcosa che aiuta a sdrammatizzare, se proprio non si può fare diversamente...
Il discorso sul binomio semplicità- complessità è troppo arduo e non può essere liquidato nei commenti. E poi qui ci sono 30 gradi in casa. Non gliela fo.
"De poesia" il discorso non può essere ricondotto semplicisticamente a metrica sì e metrica no.
Io adoro Dante (lo avevi capito vero?), Montale e Pasternak. Sul valore poetico della produzione di questi grandi non si può discutere, ma ti dico che ho trovato alta poesia in versi, liberi o in metrica indifferentemente, anche in anonimi sconosciuti.
Ora qualcuno dirà:"E tu chi sei per valutare?". Giusto nessuno! Però la poesia la sento "a pelle", dilettandomi a comporre poesiole, che sicuramente molti troveranno banali, e probabilmente lo sono, ma che ad altri piacciono. (A te piacciono, Pa?)
Per dire che la poesia non può prescindere dalla soggettività di chi legge...e altro ancora.
Pa, scusa il melange degli argomenti, ma il caldo io proprio non lo sopporto.
Poi, sai una cosa? Io torno sempre da te per la tua onestà intellettuale...e perché preferisco gli ortolani un po' pasticcioni come che mi fanno assaporare la spontaneità della natura. Ho sempre diffidato, invece, di pseudo salotti dove regna la chiacchera, spesso spacciata per forbita conoscenza.
"Poi, sai una cosa? Io torno sempre da te per la tua onestà intellettuale...e perché preferisco gli ortolani un po' pasticcioni che mi fanno assaporare la spontaneità della natura. Ho sempre diffidato, invece, di pseudo salotti dove regna la chiacchera, spesso spacciata per forbita conoscenza."
RispondiEliminaQui i commenti partono prima che uno abbia corretto
hahahha, non ti proccupare qui la pioggia è sempre in agguato...
RispondiEliminasi Anna sono perfettamente in linea con quanto affermi. Specie nei giovani occorre che imparino quale significato traumatico può avere "l'ironia" e mi fa piacere che ci sia qualcuno come te che glielo spiega.
RispondiEliminaOsserva però, sulla poesia, che il linguaggio contribuisce a fare il concetto: non è solo quel qualcosa di impalpabile che cerco di definire come intuizione che si occupa di creare contenuti, lo stesso linguaggio ne è in parte capace. In questo senso dico che il tipo di "gabbia" linguistica modifica anche l'elaborazione poetica.
Bè, non conosco dei sani di mente ai quali non piaccia il sommo, e anche gli altri due li hai scelti bene. Sul riconoscimento del bel poetare ti dirò una cosa: certamente potrebbe non essere nelle corde dell'uomo della strada apprezzare, per dire, uno Zanzotto, ma io non credo che l'etichetta di bellezza sia applicabile solo su base soggettiva. L'estrema soggettività dell'arte attuale mi sconcerta. Io credo che coloro che hanno acquisito la sensibilità (leggendo o ascoltando o guardando) hanno le carte in regole per giudicare, e che il loro non sia un mero giudizio soggettivo.
La soggettività entra con riguardo alla qualità diremo edonistica dell'opera, per cui si può accettare che un lavoro sia artisticamente valido anche se non incontra il proprio gusto o preferenza. (ricordo che una volta la capacità artistica stava anche nella maestrìa dell'eseguire, una eccellente qualità tecnica e magari un soggetto inappagante. tramontata la competenza tecnica e spostato il baricentro sul concetto, si rimane a volte interdetti nel giudizio. ).
infine grazie del complimento di chiusura, hai proprio azzeccato la cosa che io ritengo più importante.
E certo che mi piacciono le tue poesie Anna, e ho già avuto modo di dirtelo, anzi, è un po' che mancano...
ohhhhhhhhhhhhhh pao c'è weeeeeeeee buon giorno dal repartizzatoneuronico ahahahaha tutto bene vero? sbaglio o tu mi pare che avevi una passione per l'orto?
RispondiEliminami pareva ok e poi è buona la verdura giusto?
RispondiEliminaSi abbastanza !!!!
RispondiEliminauna signora (mia vicina di ombrellone) mi guarda e mi fa :" mmmm che bell'abbronzatura uniforme che ha !!! vorrei averla anch'io cosi !! "
Io le ho detto :" signora se sta sotto l'ombrellone al fresco ,mi a che è un pochettino improbabile che ci riesca !!! " :)))
buon sabato
ahhh certe insalatone con pomodori cetrioli carote mmmmmmmmmmmmm
RispondiEliminaoddio i cetrioli che schifo !!!!! :)))
RispondiEliminaanche da me si dice cosi !!!!
ma a me piace stare al sole ...sono o non sono una gatta !!!!
è un peccato mi sia già svenduto !
RispondiEliminanon si può fare niente, Giard?
RispondiEliminanon si può fare niente, Giard?
RispondiEliminaahhh certe insalatone con pomodori cetrioli carote mmmmmmmmmmmmm
RispondiEliminaPa, ho letto i commenti e sono d'accordo in linea generale con te. Quella dell'ironia e dell'autoironia mi trova particolarmente partecipe perché a scuola bisogna lavorare molto per far comprendere ai ragazzi che spesso l'ironia nei riguardi di qualcuno viene vissuta come una forma di violenza da colui che viene preso di mira.
RispondiEliminaUna delle reazioni più comuni è il pianto di frustazione oppure la reazione manesca del malcapitato. Al ché gli intelligentoni che hanno preso di mira osservano:"Prof., ma scherzavamo soltanto!"
Ehhhhh! Non ti dico la faticaccia per far comprendere che l'ironia, in genere, piace a chi la esercita, ma non a chi ne è oggetto.
L'autoironia, invece, Pa è qualcosa che aiuta a sdrammatizzare, se proprio non si può fare diversamente...
Il discorso sul binomio semplicità- complessità è troppo arduo e non può essere liquidato nei commenti. E poi qui ci sono 30 gradi in casa. Non gliela fo.
"De poesia" il discorso non può essere ricondotto semplicisticamente a metrica sì e metrica no.
Io adoro Dante (lo avevi capito vero?), Montale e Pasternak. Sul valore poetico della produzione di questi grandi non si può discutere, ma ti dico che ho trovato alta poesia in versi, liberi o in metrica indifferentemente, anche in anonimi sconosciuti.
Ora qualcuno dirà:"E tu chi sei per valutare?". Giusto nessuno! Però la poesia la sento "a pelle", dilettandomi a comporre poesiole, che sicuramente molti troveranno banali, e probabilmente lo sono, ma che ad altri piacciono. (A te piacciono, Pa?)
Per dire che la poesia non può prescindere dalla soggettività di chi legge...e altro ancora.
Pa, scusa il melange degli argomenti, ma il caldo io proprio non lo sopporto.
Poi, sai una cosa? Io torno sempre da te per la tua onestà intellettuale...e perché preferisco gli ortolani un po' pasticcioni come che mi fanno assaporare la spontaneità della natura. Ho sempre diffidato, invece, di pseudo salotti dove regna la chiacchera, spesso spacciata per forbita conoscenza.
weeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee pascucci buon di
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