Si può dire, in linea generale, che una cosa o esiste o non esiste. Di solito tutte le cose che possiamo percepire esistono, anche se a volte in maniera differente da come crediamo. Alcuni fenomeni sono, per esempio, illusioni ottiche. Ma, a parte quello che vediamo o crediamo di vedere nel fenomeno osservato, conta la sua esistenza.
Fenomeni come le illusioni ottiche esistono, indipendentemente da ciò che crediamo di vedere.
Il computer dal quale sto scrivendo o esiste o non esiste. Non possono darsi entrambe le cose.
Però non è sempre vero o meglio, non è sempre possibile essere così categorici.
La riflessione viene stimolata dalla lettura di un articolo di Paolo Attivissimo su Le Scienze di marzo Il cigno nero e l'onere della prova. In sintesi: al termine di una conferenza sulle bufale, tra cui le scie chimiche, uno del pubblico gli si avvicina e gli chiede: puoi dimostrarmi che non esistono le scie chimiche?
Attivissimo, correttamente, dice che no, non è possibile affermare in modo rigoroso che non esistono, anche se è molto molto plausibile che non esistano. Cita, a supporto di queste considerazioni, tra le altre cose il caso dello yeti.
Lo yeti esiste o non esiste? E' vero che se non si può dimostrare che esiste allora non esiste? Oppure è vero che se lo yeti non si può dimostrare che non esiste allora esiste?
L'errore, in quest'ultimo tipo di ragionamento, è che le due condizioni, e cioè esistere o non esistere e dimostrare l'esistenza o non dimostrare l'esistenza sono due cose diverse.
Molte cose esistono senza che noi possiamo dimostrarne l'esistenza o senza che noi nemmeno immaginiamo che esistano. Altre cose non esistono ma non è sempre facile dimostrarlo inconfutabilmente.
Le cose che si è dimostrato che esistono stanno lì, con la loro presenza fisica, a dimostrare che appunto esistono. Ci sono anche cose che si sospetta esistano ma ancora non si è riuscito a dimostrarlo. Tra le cose che non esistono ve ne sono alcune che sono accompagnate da prove, anche se a volte non prove schiaccianti come le dimostrazioni di esistenza e infine vi sono le cose che non esistono e per le quali non c'è prova nè che esistono nè che non esistono in senso assoluto.
L'ultimo caso riguarda affermazioni del tipo sullo yeti, gli ufo e via dicendo. In questo caso, per dirimere la questione, si dà ancora più valore all'onere della prova: chi fa l'affermazione deve portare la prova.
Per esempio: i batteri sono sempre esistiti ma fino a Pasteur solo in pochissimi ne sospettavano l'esistenza anche se non erano in grado di dimostrarne l'esistenza. Il fatto che non si potesse dimostrare che esistevano non significava che non esistessero nè il fatto che non si potesse nemmeno dimostrare che non esistevano dimostrava che esistevano.
Per dimostrare una qualsiasi cosa devo avere un'idea di cos'è questa cosa. Ogni concetto è obbligatoriamente basato su concetti e definizioni precedenti. Esiste un qwpzstrdfs? Come si fa a sapere se esiste un qwpzstrdfs se non si sa nemmeno cos'è? Il primo requisito per cercare di dimostrare se qualcosa esiste è sapere di cosa si tratta, anche se grossolanamente. Per sapere di cosa si tratta, questa cosa o qualche sua proprietà, devono appartenere all'insieme delle cose conosciute.
Torniamo al nostro yeti. In realtà noi sappiamo più o meno cos'è uno yeti, quello che non sappiamo è se esiste o no. Dovrebbe essere un organismo vivente, ma non è ben definita la specie alla quale appartiene. Non si osserva abitualmente e, secondo quanto si racconta, dovrebbe vivere in ambienti freddi.
Coloro che affermano che esiste si basano su resoconti aneddotici. Le persone che possono fornire una testimonianza diretta di averlo visto sono poche, anche se vi sono testimonianze di avvistamenti o prove fuori dell'Himalaya. Infatti leggende riguardanti l'abominevole uomo delle nevi o altre figure mitiche similari appartengono a varie culture e tradizioni.
Ma perchè dire puoi dimostrare che non esiste? dovrebbe essere diverso da puoi dimostrare che esiste? E a chi spetta l'onere della prova?
Osserviamo, come prima cosa, che se l'onere di provare qualcosa spettasse a chi nega un'esistenza senza prove, si potrebbe affermare che esiste qualsiasi cosa e a chi chiedesse su che prova si basa questa affermazione si potrebbe rispondere: puoi dimostrare che non esiste? Allora, alla stessa stregua, si potrebbe dire che esistono gli angeli, i diavoli, i folletti, le streghe, gli amon, gli Adze, le Baba jaga e così via, tutta una serie di creature fantastiche (ben riassunte qui su it.wikipedia) con la semplice affermazione che, siccome non si può dimostrare che non esistono, allora esistono.
In logica e matematica esiste un procedimento simile: se non si può dimostrare direttamente una proposizione p ma si può dimostrare che non-p porta a una contraddizione logica, allora si dimostra ugualmente p. Si chiama dimostrazione per assurdo. Se gli assertori dell'esistenza degli yeti, considerando che non possono dimostrarne l'esistenza, dimostrassero che la non esistenza è assurda, dimostrerebbero qualcosa? Si.
Se qualcuno riuscisse a dimostrare che negare l'esistenza degli yeti conduce a una contraddizione allora la loro esistenza sarebbe provata. Ma, per ora, nessuno è stato in grado di farlo. Dire semplicemente non puoi dimostrare la non esistenza non è una prova.
Diversamente dagli enti matematici le cose che riguardano la vita sul nostro pianeta non sono sempre riducibili a un'equazione. Per esempio: se uno per dimostrare che lo yeti esiste dicesse ma mica sono state scoperte tutte le forme di vita, cosa proverebbe? Attualmente si stima che esistano circa 8.700.000 specie viventi con una deviazione standard di 1.300.000 [fonte Scienze-naturali]. Nulla vieta che esistano un numero imprecisato di altre specie viventi ma siccome non abbiamo idea di che specie si tratti, anche se immaginiamo più o meno a quali dovrebbero appartenere o è più probabile che appartengano, non possiamo dire che un ipotetico animale o pianta X esiste solo sulla scorta che non si può dimostrare che non esiste, ma bisogna portare prove convincenti di continuità con quanto conosciuto. L'insieme di tutti gli animali o le piante possibili dei quali non si è dimostrata l'esistenza è troppo ampio per richiedere che si possa usare come dimostrazione. C'è solo il limite della nostra fantasia alle specie che si potrebbero inventare.
Pensare di usare quell'insieme fantastico per dimostrare che qualcosa esiste è come, per esempio, se uno dovesse comunicare a qualcuno la parola yeti e non la ricordasse, e cominciasse ad andare per esclusione ripetendo tutte le altre parole del vocabolario eccetto quella. Sarebbe un'impresa titanica. E' per questo che se uno non ricorda la parola yeti non dice tutte le altre parole del vocabolario per lasciare fuori solo quella ma cerca di descriverla usando delle perifrasi, fornendo una descrizione del significato della parola, chiarendo se si tratta di cosa animata o inanimata, restringendo cioè il ventaglio delle possibilità fino ad arrivare al bersaglio. Affermare che lo yeti esiste perchè non si può dimostrare il contrario significa allargare il ventaglio delle possibilità invece di restringerlo il che è tutto il contrario di una prova.
Quale giuria condannerebbe un imputato sulla base della sola testimonianza di parecchi testimoni oculari se si scoprisse che ha un sosia o, peggio ancora, molti sosia? Le prove devono convergere verso l'imputato e non divergere. Provare che una cosa esiste significa convergere verso la cosa. Come detto, anche dimostrare che esiste tutto ciò che non si può dimostrare che non esiste è una cosa possibile, non è sbagliato in senso assoluto, e infatti matematica e logica a volte lo fanno, ma queste due discipline riescono a ridurre enti e fenomeni eterogenei in una maniera uniforme e così possono trattare enormi quantità di dati.
Dal punto di vista di chi fa l'affermazione: per dimostrare che lo yeti esiste bisogna portare uno yeti, o prove sufficienti a dimostrare di averlo visto. E' un impegno gravoso. Per dimostrare che esiste perchè non si può provare che non esiste cosa bisogna portare? Nulla. L'onere passa agli altri. E' la cosa più semplice del mondo. Allo stesso modo, come dicevo, si potrebbe accusare qualcuno che passa per strada di qualsiasi delitto sulla scorta del fatto che magari non può dimostrare di non averlo commesso.
Dal punto di vista di chi nega l'affermazione: dire che lo yeti non esiste finchè non c'è una prova è una cosa semplice perchè l'onere spetta a chi fa l'affermazione, portare la prova che non esiste perchè si è cercato in tutto il mondo e non lo si è trovato è un'impresa al di là delle umane forze.
Dovendo scegliere, è molto meglio dire tutto ciò che non è dimostrato non esiste che dire esiste tutto ciò che non si può dimostrare che non esiste.
Chi di noi si farebbe curare per un tumore se non si dimostra che abbiamo un tumore? Chi di noi pagherebbe una multa se non si trova la contravvenzione? A chi piacerebbe farsi condannare se non ci sono le prove della nostra colpevolezza?
imagesource it.wikipedia
ilcentrotirreno.it
ideashveconsequences.org
L'articolo afferma delle banalità, ma ammette che l'onere della prova, non è altro che una SCELTA, e non un criterio logico, come molti atei, vogliono far credere. La scelta opposta, dal punto di vista logico, sarebbe IDENTICA, nonostante l'articolo faccia notare che dal punto di vista della vita UMANA, non sarebbe affatto identico. Ma l'universo, la realtà, cosa se ne frega della vita umana e delle sue necessità? Per finire, direi che le ultime righe dell'articolo, fanno terrorismo alla logica. Sono mal esposte e sembra solo un modo per dire "vi rendete conto di quanto è sbagliato pensare che la non dimostrazione, implichi l'esistenza?". Si ma il fatto che quell'enunciato sia falso, non implica che allora è vero l'opposto, e cioè che la non dimostrazione, implichi falsità. E' sbagliata pure quella, solo che a noi ci fa più comodo. Ma la logica non va trattata come un qualcosa da usare secondo i nostri comodi personali. Bisogna SEMPRE sottolineare, che sono sbagliatissime entrambe le vie. E che per CONVENZIONE facciamo solo una SCELTA, che non ha NULLA di logico e di certamente valido, come invece si vuol far credere, e come purtroppo molti si convincono, talmente tanto, da non riuscire più neppure a prendere in CONSIDERAZIONE l'ipotesi, che il ragionamento, sia completamente sbagliato, come infatti è, e come l'articolo ammette.
RispondiEliminaPrima cosa in cui lei, Anonimo, sbaglia.... la non dimostrazione non implica nè l'esistenza nè la non esistenza.
RispondiEliminaMa evidentemente fare un ragionamento logico inserendo passaggi o enunciati non dimostrati nel processo tra ipotesi e tesi non dà la certezza di conclusioni concrete.
Parlando dell'esistenza di dio a noi non interessa di sbagliare. Dopotutto l'esistenza di Dio è influente SOLO sulle vostre vite a noi non interesserebbe discuterne se.... se il ragionamento suddetto si applicasse in una discussione riguardante la ricerca o la medicina, o la società. Lì tutto ha bisogno di essere dimostrato, eccome. E dal fatto che lei è qui a discuterne tranquillamente vedo che implicitamente è d'accordo con me. Fosse stato diverso magari lei sarebbe chissà dove ore con un'ipotesi mai dimostrata.