domenica 12 agosto 2012

Ilva: il giudice chiude la fabbrica e revoca l'incarico al presidente del CdA. L'ordinanza del Gip

Una dietro l'altra, due decisioni abbastanza controverse ma forse dovute riguardo l'Ilva di Taranto: ordinanza di chiusura dell'azienda fino a messa in sicurezza e revoca dell'incarico di amministratore dei beni sequestrati a Ferrante, presidente del CdA. La seconda decisione del Gip viene dopo che l'azienda aveva presentato ricorso al secondo sequestro dell'Ilva.
Viene da chiedersi se sia la decisione migliore, considerato il ruolo di quest'azienda per la provincia di Taranto e a livello nazionale oltre che europeo. E' un'altra tegola sul nostro sistema produttivo, anche se bisogna considerare che viene a colmare una lacuna (politica) sul versante sicurezza e inquinamento che dura da decenni e che ha sottoposto la popolazione locale, specie quella del quartiere Tamburi, a una pericolosa e documentata esposizione tossica. Ma, come si suol dire, piove sul bagnato.
Qui, per chi volesse leggerlo, il provvedimento del giudice che revoca Ferrante dal suo incarico di custode dei beni sequestrati, in quanto diventato incompatibile dopo il ricorso.
E' bene ricordare che il Gruppo Riva ha un fatturato di 11 miliardi di euro. La sola Ilva di Taranto, secondo dati aziendali, impiega quasi 13.000 persone, [rif. Ilva], più tutto il terziario. 
Eppure, secondo il Fatto Quotidiano, il governo non se ne è stato a guardare: ha stanziato 336 milioni per la bonifica ai quali dovrebbero aggiungersi i 90 promessi da Ferrante, neo presidente del CdA Ilva.
Che fare, allora? Continuare la produzione indifferenti alla salute degli abitanti di Taranto o fermarla, in attesa della bonifica, aggravando il già grave stato dell'economia nazionale? Sembra sempre che il buon senso latiti quando è il momento buono, specie se si cerca di risolvere in pochissimo tempo problemi  decennali. Eppure, le parole della dirigenza Ilva  sembrano  portare proprio a uno scontro, quando definiscono le spese per la tutela ambientale voluttuarie. Come sempre, ho la precisa sensazione che il ritardato intervento delle istituzioni abbia lasciato aggravare e incancrenire una situazione che avrebbe potuto essere affrontata molto meglio gradualmente nel tempo. Ora, però, la cosa deve essere risolta ma c'è sempre il rischio che si finisca per ottenere il peggio: azienda chiusa e bonifica ferma.


imagecredti tg24.sky.it

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