giovedì 27 marzo 2014

Inquinamento e mortalità:un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

La rivoluzione industriale ha segnato un passo importante nello sviluppo economico delle società moderne e il conseguente aumento di benessere ha contribuito al miglioramento delle condizioni di vita e di salute delle persone. Seppure detto in maniera semplicistica l'assunto resta fondamentalmente vero: il progresso tecnologico e scientifico, insieme allo sviluppo economico, ha contribuito a un generico miglioramento delle condizioni di vita e di salute delle popolazioni, specialmente quelle occidentali. Motore di ogni progresso è, quasi sempre, lo sviluppo economico, che è però doppiamente legato al progresso, favorendolo ed essendone a sua volta favorito. Ma lo sviluppo economico porta con sè gioie e dolori: se  la diffusione di pratiche igieniche e di presidi terapeutici  generalizzati, l'aumento del tenore di vita che permette di avere a disposizione cibi ad alto valore biologico, l'accesso alla formazione culturale e la pratica sportiva e la sostituzione del lavoro manuale con quello delle macchine hanno contribuito, complessivamente, all'allungamento dell'aspettativa di vita nonchè a un suo notevole miglioramento è anche vero che tutto questo insieme di benefici che parte dell'umanità ha condiviso ha una sua controparte, l'inquinamento. Il processo industriale alla base dello sviluppo economico oltre a consumare materie prime produce anche inquinamento. In quello che potrebbe sembrare un circuito chiuso lo sviluppo economico favorisce l'allungamento della vita ma anche l'inquinamento che, a sua volta, l'accorcia. Ma, ad essere afflitte dai gravi problemi legati all'inquinamento non sono solo le società occidentali, anche nei paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo la polluzione ambientale e domestica miete vittime.


Lo testimonia, oltre la nostra esperienza personale, anche questo recente rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Burden of disease from Household Air Pollution for 2012 , che fornisce numeri agghiaccianti: nel 2012, 4,3 milioni di persone sono morte a causa dell'inquinamento domestico e 3,7 milioni di persone a causa dell'inquinamento atmosferico per un totale, stimato (sovrapposizioni a parte) di 7 milioni di persone la cui morte è riconducibile a cause di inquinamento domestico o atmosferico. In pratica 1 decesso su 8, di tutte le morti, è imputabile all'inquinamento.
L'area geografica con il maggior numero di decessi è il Pacifico occidentale, con 2,8 milioni, seguita dal Sud Est asiatico con 2,3, dall'Africa con 0,68 e così via. Vi è da notare, comunque, che per quanto riguarda l'area Pacifico occidentale, vi è una notevolissima differenza tra regione low and middle income, cioè con redditi medio-bassi e regione high income, cioè con redditi alti: sebbene siano solo stime, da valutare con cautela, le morti imputabili all'inquinamento sono 2,8 milioni nell'area di reddito medio-basso e di solo 68 mila in quella a reddito alto  a sottolineare, forse, come il livello economico influisca sul livello di inquinamento da sopportare (alcuni esempi potrebbero essere la Terra dei fuochi nel napoletano e la discarica abusiva di Bussi).

Di tutte le patologie responsabili del decesso delle persone,  imputabili sia all'inquinamento ambientale che a quello domestico, al primo posto ci sono le malattie ischemiche cardiache (2,5 milioni) seguite dall'ictus (2,3 milioni), dalle patologie cronico ostruttive dei polmoni (1,2 milioni) e da altre patologie polmonari. Gli uomini sopra i 25 anni sono più colpiti delle donne di pari età, 49 contro 42%, mentre i bambini sotto i 5 anni rappresentano il 9% dei decessi.

Ulteriori approfondimenti in questa pagina dell'OMS.


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