sabato 8 maggio 2010

Se Dio esistesse e volesse parlarmi, come farebbe?


Premetto che non sono credente, almeno nel Dio delle scritture, vendicativo e selezionatore di buoni, però questa domanda ha un suo fascino.
Ho scartato subito le apparizioni o il sentire le voci, perché facilmente le scambierei per allucinazioni, troppo condizionato forse dai miei studi per credere a questo genere di cose. Forse sulle prime ne rimarrei sorpreso, probabilmente, ma nel seguito elaborerei la cosa rubricandola come allucinazione. Ho studiato troppo a lungo il cervello per lasciarmi convincere dalle possibilità allucinatorie  della mente.
Al tempo! non ho mica detto che non sarei colpito dall’apparizione di una figura divina! Ne sarei colpito, eccome! Ma, con tutta probabilità, in assenza di (ma anche in presenza di) una ripetizione, finirei con il considerarla un parto della mia mente, e non un’entità esterna che mi si palesa.
No, se questo Dio fosse onnipotente e onnisciente, userebbe un sistema diverso.
Un buon sistema sarebbe: facciamolo arrivare da solo, con le sue gambe, dove voglio che arrivi. Lasciamogli sbattere il muso, come si dice.
A questo punto prevengo una possibile critica: ehi bello, ma chi ti credi di essere, perché proprio te pensi di essere il destinatario di un messaggio divino, ti sarai mica montato la testa?
Non pretendo affatto di essere questo prescelto, sto solamente ipotizzando le strategie che dovrebbe utilizzare “quello” per ottenere il suo scopo. Dico questo perché sembra che spesso qualcuno di lassù, o Dio in persona o qualche angelo o santo o la Madonna, ogni tanto si manifesta alle persone, spesso umili, dice qualcosa e poi sparisce. Allora, questo per me significa che all’obiezione che qualcuno potrebbe fare “ma Dio, se vuole, ti fa essere quello che desidera, senza bisogno di tante comunicazioni”, si può rispondere “ma allora perché ogni tanto questi personaggi sentono il bisogno di parlare con noi quaggiù, non potrebbero far essere, quelle persone che decidono di incontrare, perfettamente a conoscenza dei fatti pur senza vederli, tanto gli scettici saranno scettici in ogni caso?”
Questo per me pone un’ipoteca sul fatto che, onnipotenti che siano, e anche secondo quanto riportano le scritture, Dio e gli altri vogliono parlare con gli umani, e i modi preferiti sono o la visione diretta o l’apparizione in sogno, sempre però con la mediazione dei sensi.
Faccio un’altra ipotesi, a questo riguardo.
Mi è capitato di scrivere che persino Dio non può sfuggire alla corruzione del collasso fisico e che quindi un suo gesto perderebbe la caratteristica di assolutezza (nel senso di bontà) ogni qual volta entra in contatto con il nostro mondo fisico, mondo, del resto, da lui costruito. Da ciò dedurrei la sua preferenza per un tipo di azione indiretta, cioè mediata dagli uomini. Anche se mi sfugge il fine ultimo, la trovo una soluzione più credibile.
Prima di approfondire questa ipotesi un’altra premessa, doverosa: la conoscenza attualmente si realizza in due modi –per via logico-deduttiva (scientifica) e per via intuitiva (emotiva). Il secondo metodo, è quello usato più spesso dagli uomini nella loro vita di relazione, e spesso anche in lavori scientifici. L’altra, quella logico-deduttiva, è tipicamente quella della scienza, in cui non si deve valutare in base alle proprie emozioni, ma secondo basi di giudizio stabili e non influenzabili dallo stato d’animo.
Ma non è detto che il modo di conoscere emotivo sia da scartare in senso assoluto sempre e comunque. Anzi. Nel mondo animale si utilizza solo questo metodo. Dunque, al di là di quello che si può pensare (per esempio, un computer utilizza solo il metodo logico per decidere, ma nonostante tutto siamo ancora noi a costruire i computer e non loro noi) il metodo di conoscenza intuitivo ha una sua valenza e importanza, e forse è l’integrazione dei due metodi, più ancora che l’utilizzo di ognuno di essi singolarmente, che conferisce grandi opportunità.
E ora l’ipotesi: se Dio volesse fami conoscere qualcosa me la farebbe provare come esperienza di vita, come evento o fenomeno della mia esistenza, cosa della quale non dubiterei mai, della sua veridicità in  quanto accadimento, della sua irreversibilità, e di tutto quello di collegato che si prova.
Io, ovviamente, non distinguerei in quello che mi accade una mano divina, se non in seguito come ipotesi piuttosto azzardata, però non ne avrei la certezza. Però avrei la sicurezza di agire nei confronti di una realtà che è quella vera, quella del mondo, che esiste indipendentemente da me. Perché la realtà, il nostro mondo, esistono indipendentemente da noi e a nessuno di noi farebbe piacere di sapere che, per dire, la comunicazione della vincita di un bel premio non è un fatto reale ma è avvenuto solo nella nostra testa. Noi alle volte abbiamo bisogno di sognare e di immaginare una realtà diversa da quella che è, per sopportarla meglio, ma vivere nel sogno è vivere in maniera menzognera. Ciò che accade nella ricostruzione mentale deve essere il più aderente possibile al reale, a suo modo per ogni tipo di organismo, pena la errata valutazione dei fenomeni e l’errore nell’output.

Non nego che qualcun altro reagirebbe meglio a un’apparizione. La strategia migliore la lascio a Lui, che ovviamente la conosce (come dire, conosce i suoi polli). Resta evidentemente l’utilizzo di strategie diverse, con inclusa annessione di piccola importanza a questo microbo chiamato uomo.
Spunti di ricerca prossimi.
È possibile vivere come essere umano utilizzando solo la conoscenza e il linguaggio logico-deduttivi?
Il post non è concluso, manca ancora la parte relativa al significato di credere di vivere eventi reali oppure di credere veri eventi irreali.
(to be continued…)

22 commenti:

  1. Premetto che anche io sono scettico riguardo al Dio-Padre-Buono, che mi sembra non meno assurdo e infantile degli dei dell'antico Egitto, o dei miti greci.

    Però credo che se un qualche genere di Dio dovesse esistere si presenterebbe ad ognuno di noi ponendogli di fronte dei "segnali", un po' come quelli stradali o i sassolini di pollicino da seguire per trovare il cammino.

    I segnali possono essere "cose" che vediamo, eventi che accadono, persone che incontriamo, parole che vi vengono dette (in questi ultimi casi Dio agirebbe sui nanosecondi che determinano l'incontro o meno di una persona).

    Dal punto di vista agnostico, rischiamo di vedere l'intervento divino in fatti perfettamente normali. Dal punto di vista religioso, bisogna stare attenti ad osservare i segnali e a ben interpretarli (perché Dio non è che te ne lascia 50 al giorno).

    In ogni caso trovo una cosa positiva farsi interrogare, entusiasmare, sconvolgere dai fatti che ci accadono nella realtà. Chiamali Dio, Karma o più semplicemente Vita...

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  2. weeeee ciaooo beh buon pascucci non mi metto a discutere sul fatto se esiste o meno ne sul come si manifesta, dico solo che un a fine dei tempi l'ha indicata nel giuduizio universale, ergo togliti dalla testa l'idea che sia eterno (concetto per quanto da inverarsi più che plusibile) per quanto concerne il modo di manifestarsi, beh ciascuno lo vede o lo sente dove meglio "crede" dice niente? il restante sono tutte interpretazioni personali

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  3. uhmmmm.... aspetto il seguito e poi, FORSE, commento :)
    Buon fine settimana!!!!
    Ciao

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  4. Se Dio esiste, Andrea, credo che occorra ripensarne l'interazione, ma sono piuttosto scettico. preferisco immaginare mondi a più di tre dimensioni che si intersecano con il nostro.

    Su questi temi, Pony, si tratta per forza di interpretazioni personali. però, si può vedere se qualcosa rimane consistente dopo che hai fatto ipotesi ardite.

    Grazie Pitie, mi farebbe PROPRIO piacere!

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  5. Questa domanda me la sono posta anche io un sacco di volte. Io penso che ci siano dei "sassolini" per ciascuno di noi, che ci conducono per il giusto sentiero...è che spesso siamo distratti e non ci badiamo..è che forse è meglio partire dal "io ci credo" piuttosto che l'inverso, perché se si parte dal presupposto che oltre noi non c'è nulla, non si troverà nulla. Dio ti risponde nella tua storia di vita personale, Dio va a cercarti là dove ti trova, nei posti in cui sei tu...trovo bello che tu da scettico ti sia posto questa domanda, io ho iniziato quando già credevo...
    Ciao
    Mammola

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  6. Il cuore di una madre è un abisso
    in fondo al quale si trova sempre un perdono.
    (Honorè De Balzac)

    Buona domenica dedicata a tutte le mamme.

    Ciao da Giuseppe.

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  7. Quando ho visto il tuo titolo , mi sono fiondata di volata.
    UNO +TUTTI =DIO
    Io credo e non credo, però l' intuizione mi ha aiutato, niente visioni o voci ma segnali e coincidenze, ben diverse dall' estraniarsi. Siccome mi sono capitate entrambe le cose,io mi ritengo molto empatica e non in grado di gestire a fondo i collegamenti fra i meandri del cervello, che credo contenga un qualcosa del "DNA emotivo" delle persone vissute prima di noi.Estraniarsi, "diciamo fuori dai coppi", la ragione è sconfitta è il mondo solamente emotivo che prevale ed esiste una specie di corrente alternata fra le persone che si incontrano, nonostante ciò ci sono stati incontri/segnali che mi hanno aiutato nel mio momento di buio.
    Ora racconto un "segnale" che mi ha aiutato in un periodo triste: la morte di mio padre per un tumore.Io ero disperata, avevo paura di non riuscire ad assisterlo, mi rivolgevo intimamente alla mia nonna defunta ( a cui ero molto affezzionata). Dopo un po' mi è venuta a trovare una conoscente, mi ha detto che sua nonna era in macchina, lì mi è scattata una lampadina, sono voluta uscire per vedere la nonna, questa nonna si è messa a piangere ha detto che da poco le era morta la figlia, poi ha sorriso , mi ha abbracciata e mi ha detto che non sapeva perchè ma mi voleva bene ed ha sorriso tanto...ecco io lì ho saputo che mio padre sarebbe morto, ma che io ce l' avrei fatta e che non sarebbe stato neanche bruttissimo...in effetti la morte di mio padre è stata un insegnamento,che è in me, ancora insondabile, verrà fuori quando è il momento.
    Ecco ti ho voluto raccontare ciò che io chiamo un segnale...quella famosa nonna e conoscente...scomparse, mai più viste.
    Ciao.

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  8. grazie delle tue considerazioni Mammola, anche se per me è prematuro considerare l'aspetto finalistico generale provo a inquadrare quello personale, e osservare i come e i perchè. perchè in fondo, ciò che chiediamo al nostro Dio personale, è in qualche misura di giustificarci.

    Teo, molto toccante il tuo ricordo. Pensi che, in quell'occasione, Dio ti abbia manifestato nell'unico modo "umano" possibile, il modo di resistere a quel trauma?
    A me interessa anche conoscere il ruolo di quella condivisione emotiva che chiami empatica per capirne il ruolo terapeutico.

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  9. Credo sia lecito farsi delle domande ,tuttavia penso che se non hai orecchio per sentire sara' difficile che la voce di Dio possa giungerti....

    ciao paolo
    buona serata

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  10. Ad ogni essere umano, non importa se ateo o no, fa piacere avere Dio tra le sue idee importanti, quindi mi chiedo se sia vero che la maggioranza degli atei non creda in Dio. Inoltre,se analizzi la biografia di Cristo nei quattro vangeli,al contrario di ciò che si può pensare, a Lui faceva piacere essere studiato e analizzato: criticava quelle persone che si avvicinavano a lui con superficialità. Continua a indagare...

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  11. La condivisione che chiamo empatica è come una trasmissione del pensiero, ci si guarda e all' improvviso non ho incertezze, so cosa devo fare o dire e la cosa è reciproca ( può avvenire anche fra estranei)questa empatia libra nell' aria per un po', ti cambia ( io ad esempio faccio fatica a fare qualsiasi cambiamento di solito)ma poi se non hai più contatto con la persona, rimane il cambiamento ma il flusso comunicatvo svanisce.Sì è come se leggessi dentro la persona e sentissi il suo peso, il suo dolore...di solito percepisco il dolore, lo percepisco talmente da stare male anche fisicamente.
    Ti ho spiegato meglio che ho potuto quello che considero empatia reciproca.
    Ciao.

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  12. Hai ragione kicca, ma nel prosieguo proverò a mostrare che il fatto che ci si renda conto o meno ha minore importanza, se si segue "la propria strada". Tenete sempre presente che sto facendo delle pure ipotesi, l'ho già detto che non sono credente.

    Carla, il concetto di Dio, come noti, è variegato. Noi ne consideriamo una versione, e non è detto che sia quella vera. Come non è detto che ci sia.

    Avevo compreso bene Paolè. Ha a che fare con la musica: ho fatto un commento attinente da Joe (http://www.discover-your-sound.net/). La musica è come l'empatia, ci si comprende per categorie ampie, e ciò induce soddisfazione.

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  13. ...se Dio esistesse e volesse parlarci, lo farebbe attraverso il nostro mondo: i libri che leggiamo, la musica che ascoltiamo, gli studi che compiamo, le ricerche che facciamo...
    Magari è per questo che in taluni casi, per esempio perchè una dteterminata musica determina un certo stato d'animo in noi, il meccanismo che sta alla base noi non lo comprendiamo, probabilmente c'è una componente soprannaturale che ci sfugge.
    Perchè in fondo, se Dio esistesse, non starebbe nelle quattro mura di una "chiesa", davanti un altare, in un'ostia comunicativa.
    Forse siamo diventati adulti troppo in fretta, per stupirci di cose semplici...
    bel post paopasc

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  14. Solo campanelli ??? sei sicuro ???
    credo di aver messo il sottofondo ......

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  15. Tutto il mondo è diviso in due parti, delle quali una è visibile e l'altra invisibile.
    Il visibile non è che il riflesso dell'invisibile."
    Zahar I, 39

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  16. Ottime riflessioni, Joe. Vorrei provare a entrare nella mente di Dio...

    Antonio, io credo che non si rifletta tutto, oppure, in alternativa, che nel riflesso si perda di definizione.

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  17. weeeee ciao pascucci da un occhiata al box in alto a dx del mio blog per saperlo

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  18. Quale sarebbe il grosso del lavoro ????
    Non ti sminuire paolo ,se lo fai per galanteria lo apprezzo,ma solo in quel caso pero' !!!

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