Come esempio emblematico di queste affermazioni di Popper, Gillies e Giorello (Gillies e Giorello 1995) prendono in considerazione l’atomismo. L’atomismo è una corrente metafisica, più che scientifica, nata in Grecia e sviluppata da filosofi come Democrito e Leucippo. Anche se la teoria atomistica non è uniforme e costante lungo l’arco dei secoli, l’idea fondamentale è che la materia sia composta di piccole parti non ulteriormente scomponibili, appunto a-tòmos, ‘che non può essere ulteriormente diviso’. Questa corrente filosofica, pur ponendosi in contrasto con quella trascendentale e con il monismo, e infatti si inserirà nel pluralismo ontologico, rimane tuttavia non scientifica, perché basata unicamente su assunti filosofici e analogie con il mondo naturale. Sta di fatto che è in questa scia che Dalton, nel diciannovesimo secolo, utilizzerà e modificherà l’atomismo per alcuni suoi problemi chimici e che Maxwell porrà alla base della sua teoria cinetica dei gas.
L’idea di Popper è che la metafisica possa essere vista come una sorta di euristica nella formazione di ipotesi scientifiche, una specie di passaggio obbligato lungo la strada che porta alla creazione di una teoria scientifica. Gillies e Giorello invitano però alla calma, notando che, seppur vero nel caso dell’atomismo, in molti altri però (si veda la monadologia leibniziana, o le teorie sulla creazione divina o creazionismo) o non hanno avuto nessun ruolo o hanno nuociuto allo sviluppo delle teorie scientifiche.
Di parere opposto, ma non avverso alla metafisica, è Duhem, che in un passo della Teoria fisica dice:
“Queste due domande: Esiste una realtà materiale distinta dalle apparenze sensibili? Qual è la natura di tale realtà? Non competono al metodo sperimentale, che conosce soltanto le apparenze sensibili e non potrebbe scoprire nulla che le oltrepassi. La soluzione di queste domande trascende i metodi di osservazione utilizzati dalla fisica: è oggetto della metafisica.” (Gillies e Giorello, 1995, p. 231).
L’idea di scoprire se la scienza “dura” per antonomasia possa avvalersi dell’apporto di idee di una branca della filosofia come la metafisica (‘che sta dopo la fisica’) mi viene leggendo il tema del Carnevale della Fisica n. 9 che si tiene da Peppe Liberti. Il tema è: meraviglia, rigore, stravaganza.
Non so egli avesse a modello, nel formulare queste tematiche, uno scienziato in particolare. Personalmente penso a Feynman, che incarna un po’ tutte e tre le caratteristiche. Curiosità insaziabile che lo spinge a interessarsi di altre discipline scientifiche, oltre che di fisica e matematica, senso dell’umorismo unito al rigore della dimostrazione scientifica (che gli fa vincere un Nobel), la stravaganza del suonatore di bongo.
Accanto però all’aspetto aneddotico, sono riscontrabili delle peculiarità nel pioniere, nello scopritore, insomma nel genio, che includono le tre caratteristiche elencate da Peppe?
Mi viene anche da pensare a un altro fisico, un Lord, conosciuto con l’unità di misura internazionale alla quale diede nome: William Thomson, Lord Kelvin. Celebre è una sua battuta pronunciata a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo: “Ora non c’è più niente da scoprire in fisica. Resta solo da effettuare misure sempre più precise”.
Affermazione tanto perentoria quanto sbagliata. Fu forse un difetto di immaginazione che poté ingannarlo così?
Torniamo a Duhem. La sua requisitoria contro l’adozione di concetti della metafisica in campo fisico è figlia del suo tempo (inizi del 1900) e avviene prima dell’intervento del Circolo di Vienna e di Russel contro la metafisica. Egli riteneva “dotate di senso” tante teorie metafisiche, allo stesso modo in cui le riteneva distinte dalla scienza fisica. Ma al di là di questo limite del suo tempo, Duhem, pur non cercando di stabilire una demarcazione tra fisica e metafisica, afferma che la metafisica non dovrebbe influenzare la scienza, anche se concorda sul fatto che a volte questo sia capitato. E a questo proposito cita l’esempio dell’astrologia. La pratica dell’astrologia consiste nel considerare l’influenza dei corpi celesti sugli umani: dalla data di nascita alle congiunzioni astrali. Bene. Notoriamente l’astrologia non è considerata una scienza. Dice Duhem:
“L’invenzione non è soggetta ad alcuna regola. Non c’è dottrina, anche la più insignificante, che non abbia suscitatati, almeno una volta, un’idea nuova e feconda. Anche l’astrologia giudiziaria ha avuto la sua parte nello sviluppo dei principi della meccanica celeste.” (Gillies e Giorello 1995 p. 235).
L’idea alla base dell’astrologia è l’influenza dei corpi celesti su altri corpi, in questo caso gli esseri umani ma gli astrologi sarebbero tutti contenti se altre “influenze” venissero dimostrate, come a esempio quella della Luna sulle maree terrestri. Già dall’antichità, “Tolomeo e Albumasar non esitano a invocare una particolare virtù, una speciale influenza della Luna sulle acque del mare. Una tale spiegazione non era certo fatta per piacere ai veri seguaci di Aristotele[…].La caratteristica delle maree, al contrario, sembrava fatta apposta per piacere agli astrologi che vi trovavano la prova innegabile delle influenze esercitate dagli astri sulle cose sublunari.” (Gillies e Giorello 1995 p. 236)
Anche Dante, nel Paradiso XVI 82-83 dà mostra di conoscere l’influenza della Luna sulle maree
E come ‘l volger del ciel de la Luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa
così fa, di Fiorenza, la fortuna
cuopre e discuopre i liti sanza posa
così fa, di Fiorenza, la fortuna
Mentre Galileo, tutto concentrato a dimostrare la rivoluzione della Terra intorno al Sole ipotizza come causa del flusso e riflusso delle acque l’interazione tra il moto di rotazione della Terra su se stessa e quello di rivoluzione intorno al Sole, abbandonando però l’importante contributo lunare.
Altri scienziati sono poi intervenuti nella definizione della teoria delle maree, tra i quali Cartesio, Huygens, Newton, studiosi non estranei alla mescolanza dei saperi.
È dunque interessante il tema se, a volte, al di fuori del circuito scientifico siano presenti idee e suggerimenti per superare alcuni ostacoli momentaneamente insormontabili. Se cioè l’elaborazione non completamente (e a volte per niente) scientifica sia in grado di aprire nuovi orizzonti di investigazione, se il punto di vista del dilettante, quando affronta domande e questioni aperte, non possa fornire spiegazioni ingenue ma ben indirizzate.
Ovviamente questa domanda non può essere risolta in così breve spazio né con esempi, tutto sommato, troppo aneddotici. Vi è però del vero in questo: a volte, chi osserva i fenomeni con occhio puro riesce a vedere senza filtri, e questo può servire per percepire le cose come sono e non come dovrebbero essere.
Fonti bibliografiche e di consultazione.
D. Gillies, G. Giorello, La filosofia della scienza nel XX secolo, Editori Laterza 1995.
http://www.racine.ra.it/planet/testi/maree.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Atomismo
http://it.wikipedia.org/wiki/Marea
http://it.wikipedia.org/wiki/Metafisica
Paolo mi ritrovo molto in quanto hai argomentato: durante la trattazione della fisica con gli alunni la mia remora è di non essere abbastanza rigorosa nel tentativo di tradurre argomenti complessi in forma fruibile per gli alunni.
RispondiEliminaDurante i discorsi coi bambini accade invece di frequente, di sentire le loro spiegazioni provenire dal mondo delle "credenze magiche".
Il lavoro mio è quello di ricucire spiegando le diverse origini delle idee e cercare di riportare tutto ad un minimo di rigore scientifico.
Ed è cosi vero che anche un elaborazione non scientifica è occasione anche a scuola per analizzare una prospettiva diversa.
Rosalba
L'idea nasce dalla constatazione che a volte si finisce in un "imbuto gnoseologico", ma questo ha chiaramente a che fare con chi cerca le spiegazioni ai fenomeni non ancora conosciuti. Sui fenomeni già spiegati è utile il tuo percorso di partire dalle credenze magiche per "trasportarle" sul versante scientifico.
RispondiEliminaPopper, Russel, Paopasc: il primo lo amo, il secondo lo bramo, il terzo lo studio ( e lo sgamo).
RispondiEliminaCitazioni sparse da 3 menti brillanti =
" Noi non sappiamo, possiamo solo tirare a indovinare. E i nostri tentativi di indovinare sono guidati dalla fede non-scientifica (e quindi metafisica) nelle leggi, nelle regolarità che possiamo svelare, scoprire".
"Le stelle sono nel cervello dell'uomo."
"Forse la verità sta in questo: il volo di fantasia trova poi conferma nel fenomeno osservabile" - "E' da considerare però che, a differenza dei linguaggi motori e corporeo, quello simbolico, non dovendo rispondere a una coerenza fisica, possa illudersi di accettare spiegazioni multiple di un identico fenomeno".
Post bellino tanto, Paopasc!
B
ci dev'essere un errore di stampa, occhè ci fo io in mezzo a cotanti tali?
RispondiEliminabeh, ti ringrazio dài, lo so che l'hai fatto per farmi un piacere, e poi mi ci trovo bene tra Poppi e Rassi! ahahahahahaha
A suo tempo, il «neutrino», particella senza massa e senza carica postulata nel 1930 da Wolgang Pauli e battezzata da Enrico Fermi, servì per salvare dal naufragio almeno tre leggi di conservazione (energia, quantità di moto e momento angolare). Ma occorre dire che fu solo un escamotage perché questa particella rimase per circa trent'anni un utile ed elusivo fantasma al quale i fisici credevano per l'assoluta fiducia riposta nel principio di conservazione dell'energia. COME IMMAGINARE DI FARE AFFIDAMENTO, MA IN GRAN SEGRETO, SU UNA SORTA DI METAFISICA. Sappiamo che solo nel 1955, Cowan e Reines, mediante una serie di brillanti esperimenti, riuscirono a mettere in evidenza la reale esistenza del neutrino.
RispondiEliminaMenomale che lo studio della fisica, e in genere della scienza, è quella di non credere mai di essere in possesso di una verità assoluta, ma di procedere sempre verso stadi più elevati di conoscenza. Forse oggi ci troviamo nelle condizioni estremamente diverse dal mondo scientifico, provvisoriamente ancora in un certo equilibrio sapienziale, cosi come lo sembrava al tempo di Galileo Galilei che si apprestava a rivoluzionarlo con le sue nuove concezioni scientifiche. Forse, in questo millennio, appena all’inizio, non meraviglierebbe affatto il profilarsi di qualcosa di nuovo, in condizioni estremamente diverse del nostro mondo, tale da farlo apparire ad un tratto limitato e costringerlo a subire, suo malgrado, la violazione di ciò che le era vitale, quel principio di conservazione dell’energia cui oggi crede ancora ciecamente.
Gaetano
Ottimo esempio Gaetano. Ho letto una volta in un mio libro (ma ahimè non ricordo più quale) che una delle segrete speranze di Einstein era quella di elaborare delle equazioni delle leggi di natura tali che anche modificando le (purtroppo) onnipresenti costanti non si modificava l'equazione. Fu una cosa che mi colpì parecchio.
RispondiEliminaEgli probabilmente aveva un'intuizione di come trasformare certi impuntamenti matematici delle leggi fisiche ma non ebbe la forza o il tempo di tradurle in linguaggio comprensibile.
Questo è forse il mondo metafisico: un mondo di idee nel quale nemmeno il linguaggio verbale riesce a entrare così facilmente. Da lì, per sapienti distillati, gocciano su di noi, di tanto in tanto teorie e modelli.
Sulla tua ultima affermazione, non so se hai in mente qualcosa, certo è che è parecchio trasgressiva, non c'è che dire. Nemmeno riesco a immaginare quale rivoluzione del pensiero porterebbe una rivoluzione del genere. A volte mi piacerebbe risvegliarmi per un momento nel futuro, solo per vedere tutti i progressi fatti nella conoscenza.
Complimenti! Bellissimo contributo.
RispondiEliminaSaluti
maria I
grazie Maria, sei molto gentile.
RispondiEliminaA suo tempo, il «neutrino», particella senza massa e senza carica postulata nel 1930 da Wolgang Pauli e battezzata da Enrico Fermi, servì per salvare dal naufragio almeno tre leggi di conservazione (energia, quantità di moto e momento angolare). Ma occorre dire che fu solo un escamotage perché questa particella rimase per circa trent'anni un utile ed elusivo fantasma al quale i fisici credevano per l'assoluta fiducia riposta nel principio di conservazione dell'energia. COME IMMAGINARE DI FARE AFFIDAMENTO, MA IN GRAN SEGRETO, SU UNA SORTA DI METAFISICA. Sappiamo che solo nel 1955, Cowan e Reines, mediante una serie di brillanti esperimenti, riuscirono a mettere in evidenza la reale esistenza del neutrino.
RispondiEliminaMenomale che lo studio della fisica, e in genere della scienza, è quella di non credere mai di essere in possesso di una verità assoluta, ma di procedere sempre verso stadi più elevati di conoscenza. Forse oggi ci troviamo nelle condizioni estremamente diverse dal mondo scientifico, provvisoriamente ancora in un certo equilibrio sapienziale, cosi come lo sembrava al tempo di Galileo Galilei che si apprestava a rivoluzionarlo con le sue nuove concezioni scientifiche. Forse, in questo millennio, appena all’inizio, non meraviglierebbe affatto il profilarsi di qualcosa di nuovo, in condizioni estremamente diverse del nostro mondo, tale da farlo apparire ad un tratto limitato e costringerlo a subire, suo malgrado, la violazione di ciò che le era vitale, quel principio di conservazione dell’energia cui oggi crede ancora ciecamente.
Gaetano
L'idea nasce dalla constatazione che a volte si finisce in un "imbuto gnoseologico", ma questo ha chiaramente a che fare con chi cerca le spiegazioni ai fenomeni non ancora conosciuti. Sui fenomeni già spiegati è utile il tuo percorso di partire dalle credenze magiche per "trasportarle" sul versante scientifico.
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