lunedì 31 gennaio 2011

Fuoco amico: la sindrome dei Balcani e l'uranio impoverito


Fuoco Amico - ritorno nei Balcani from TerraProject Photographers on Vimeo.


Alcuni brani tratti dal filmato:
"Tra il 1991 e il 1999 una serie di conflitti armati coinvolge diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Iugoslavia.
Tra il 1994 e 1995 la Nato è intervenuta nel conflitto in Bosnia con 11.000 proiettili contenenti 3 tonnellate di uranio impoverito.
Nel 1999 le forze alleate utilizzarono in Kosovo  31.000 proiettili contenenti 10 tonnellate di uranio impoverito.
L'esposizione a polveri di uranio impoverito provoca varie forme tumorali. Viene definita "Sindrome dei Balcani" quella serie di malattie  tumorali che ha colpito molti soldati italiani al rientro dalle missioni di pace."
Il giorno della memoria è anche questo?

Si definisce uranio impoverito la risultante  dagli scarti dell'arricchimento dell'uranio.  L'arricchimento dell'uranio è fondamentale per le reazioni di fissione nucleare all'interno delle centrali nucleari. La miscela è costituita dagli isotopi 235U e 238U in concentrazioni superiori a quelle che si trovano in natura. Questo è necessario per far si che la reazione di fissione nucleare avvenga in modo soddisfacente. Infatti, è la presenza di 235U che permette la reazione nucleare nelle condizioni che interessano i produttori di energia.  Normalmente invece, le concentrazioni relative dei due isotopi sono 238U>99,2% e 235U=0,72%.  Il rapporto tra uranio estratto e uranio arricchito è 12 a 1: questo significa che ogni 12 kg di uranio estratto si ricava 1 kg di uranio arricchito, utilizzato nelle  centrali e nelle armi nucleari, mentre il resto  (11 kg) è uranio impoverito.
L'uranio impoverito ha un elevato peso specifico. A parità di peso occupa un volume minore, per questo possono esserne equipaggiati proiettili riuscendo a ridurre la massa e guadagnando in aerodinamicità. Adeguatamente trattato, aumenta notevolmente la sua durezza, raggiungendo quella dell'acciaio temperato. Inoltre, è dotato di effetto piroforico, si incendia cioè a contatto con l'aria, aumentando perciò l'effetto penetrante sulle corazze dei carri armati.
Nonostante non abbia una elevata radioattività, ha un elevato tempo di dimezzamento , ed è comunque un elemento tossico, notevolmente pericoloso per la salute. Fa parte infatti della categoria dei metalli tossici, insieme a elementi come: piombo, antimonio, bario, berillio, cadmio, e via dicendo. In più, essendo radioattivo, diventa metallo tossico radioattivo, con torio, radio eccetera.
Per subirne gli effetti tossici occorre mangiarlo, berlo, respirarlo o venirne in contatto con la pelle [1]. Si sostiene [2] che la sua tossicità metallica è un milione di volte più grande della sua attività radioattiva. Tipicamente, i modi di contaminazione sono: ingestione di cibo o acqua contaminati, inalazione di polveri in seguito a esplosioni e proiettili o schegge di proiettili.
Un recente studio italiano pubblicato su Cancer Epidemiology (Peragallo 2010) trova solo deboli coincidenze tra aumento dei casi di tumore e missioni in Bosnia e Kosovo (segnatamente " Annual SIR was significantly higher than expected in 2000 for Hodgkin's lymphoma only among troops deployed in Bosnia (4.34 [1.18–11.12]) and non-deployed personnel (3.48 [1.67–6.39]); and in 2001 for thyroid cancer only among troops deployed in Bosnia (5.28 [1.44–13.51]").
C'è però un documento molto interessante realizzato da Federico Rizzetto dell'Università di Trento, liberamente scaricabile a questo indirizzo, intitolato Tecnologie belliche e danni al proprio combattente.
Alcuni brani tratti da questo lavoro sembrano avallare la tesi che l'influenza del contatto con radiazioni e polveri di uranio impoverito, con e senza protezione adeguata, generi un diverso pattern epidemiologico.
"[...] nonchè il fatto che gli effetti del DU [depleted uranium, ndr] sembrano aver colpito in modo diverso i diversi eserciti implicati in questo conflitto: praticamente immuni le truppe statunitensi e quelle tedesche, diversi casi invece tra i militari italiani, belgi e inglesi. Quest'ultima particolarità sembra essere imputabile al diverso equipaggiamento fornito alle truppe: è stato infatti accertato che le milizie americane, già ben consce delle problematiche legate al DU, fossero equipaggiate con mascherine di protezione ed abbigliamento sufficientemente schermato alle  radiazioni alfa, a differenza delle truppe italiane che erano totalmente allo scuro del rischio e che pertanto non erano in grado di proteggersi da un'eventuale contaminazione."

Al di là della necessità di ulteriori studi e approfondimenti è da notare che nel marzo 2010, il Consiglio dei Ministri ha approvato gli indennizzi in favore di tutto il personale, sia militare che civile, che nello svolgimento delle sue mansioni sia venuto a contatto con l'uranio impoverito [3].

Vi risparmio le immagini su Google relative alla ricerca depleted uranium. Non sono affatto gradevoli. Il male non conosce limiti.



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Note
[2]Miller, AC; Stewart, M; Brooks, K; Shi, L; Page, N (July 2002). "Depleted uranium-catalyzed oxidative DNA damage: absence of significant alpha particle decay.". Journal of inorganic biochemistry 91 (1): 246–52. PMID 12121782.
[3] http://www.corriere.it/politica/10_marzo_01/uranio-impoverito-malati-indennizzo-consiglio-ministri_d0b4adae-254f-11df-98c5-00144f02aabe.shtml

Fonti

M.S. Peragallo, F.Lista, G. Sarnicola, F. Marmo, A. Vecchione, Cancer surveillance in Italian army peacekeeping troops deployed in Bosnia and Kosovo, 1996–2007: Preliminary results,Cancer Epidemiology Volume 34, Issue 1, February 2010, Pages 47-54
http://dx.doi.org/10.1016/j.canep.2009.12.014

http://en.wikipedia.org/wiki/Depleted_uranium

2 commenti:

  1. pensare quanto meno di bandirlo , no eh sarebbe troppo!

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  2. completamente d'accordo, visto poi le recenti notizie dalle basi militari in Sardegna

    RispondiElimina

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