sabato 29 gennaio 2011

Sawrabook: il libro della rivoluzione. Il risveglio dell'Egitto

Egitto rivolta
E' lecito chiedersi se dietro la rivolta in Egitto vi sia unicamente la ricerca di libertà e democrazia di un popolo oppure se vi siano personaggi che vogliono rimanere nascosti, che manovrano la rivolta. Il pensiero va principalmente a quell'associazione nota sotto il nome di fratelli musulmani, che rappresenta il fondamentalismo islamico, e che avrebbe avuto tutto l'interesse di destabilizzare  un paese  filo-occidentale come l'Egitto.
Qualche motivo per non credere ai manovratori occulti ce lo fornisce Marco Hamam, su Limes, con un articolo dal titolo Egitto in rivolta, il risveglio del gigante.
L'Egitto era dunque tutto questo paese laico e moderno che l'amicizia dei governi occidentali e la mancanza di frange di estremismo radicale religioso lasciavano presagire? Di parere diverso è Hamam che, facendo il paragone con un film del regista egiziano Youssef Chahine, afferma
"Un regime che ha svenduto il proprio territorio al miglior offerente (spesso straniero). Uno stato di polizia che non è riuscito a proteggere la sua popolazione, e in particolare inermi fedeli copti, da ben due attentati terroristici nell’arco di un solo anno (7 gennaio 2010/1 gennaio 2011). Un regime che ha fatto dei commissariati di polizia tribunali per processi sommari e centri di tortura legalizzati grazie alla Legge di Emergenza in vigore dal 1967 (fu sospesa solo per circa un anno nel 1980 e ripristinata da Mubarak dopo l’assassinio di Sadat), una legge che dà carta bianca al presidente di congelare la “normale” vita del Paese imponendo coprifuoco, arresti di massa per semplice sospetto (come accade anche oggi), invalidando o modificando sentenze di tribunali della Repubblica. La Legge di Emergenza ha sempre permesso la violazione dei più elementari diritti umani dei cittadini egiziani che rischiano maltrattamenti e torture nelle centrali di polizia, l’arresto immotivato, l’isolamento dal mondo per lunghi periodi. Fatti quotidiani, questi, conosciuti da tutti, e raccontati anche dalla letteratura e dal cinema egiziano (famosi in patria sono il romanzo di Nagib Mahfuz ‘Karnak’ e il film ‘Siamo quelli dell’autobus’ sulla falsificazione delle accuse da parte della polizia per scopi carrieristici)"
Trent'anni di governo di Mubarak. Con un bel fotomontaggio, Limes presenta un'istantanea della longevità del Presidente egiziano: c'era quando era Presidente Ronald Reagan e c'è ora, che è Presidente Barack Obama.  
Era da tempo immemore che non si vedevano  insieme musulmani e cristiani, impiegati e operai, tutti insieme a chiedere una svolta.  Dunque, al di là delle pur presenti separazioni religiose, quelle che hanno causato i tragici attentati, più forte ancora di quelle convinzioni che separano, almeno per ora, sono i motivi attuali che uniscono. E sono soprattutto i giovani, i grandi protagonisti, giovani disoccupati, malpagati, dal futuro incerto, in quella che può essere ricordata come la rivoluzione dei giovani, nata su Facebook e ora rinominata Sawrabook il libro della rivoluzione.
Tanto è vero che il governo si è subito attivato per censurare tutta la rete. Infatti, dice Hamam
"E mentre i primi timidi gruppetti di giovani scendevano in piazza al Cairo (Le Monde parlava di 15000 manifestanti contro 30000 poliziotti in assetto antisommossa!), verso le 12 di martedì scorso, su Facebook veniva lanciata la Rete RASD, quello che potremmo definire “l’osservatorio della rivoluzione” (rasd in arabo significa, infatti, “monitoraggio”) che trasmetteva notizie fresche e in diretta dalla piazza, minuto dopo minuto, grazie all’uso della rete e dei cellulari. [...]al gruppo RASD si sono iscritti, in soli tre giorni di vita, quasi 400mila utenti Facebook da dentro e fuori l’Egitto."
Quindi, la rete come trait d'union che supera confini religiosi e distanze, luogo paritario dove esprimersi e confrontarsi, e troppo tardi se ne sono accorti i controllori, della pericolosità di questo mezzo.
"Non solo internet è stato oscurato ma anche tutti i servizi della rete di telefonia mobile sono stati. Quello a cui non era giunto l’Iran nei mesi scorsi, è stato realizzato dal regime “moderato” del Cairo. Ma questo non ha paralizzato le manifestazioni come ci si aspettava. Semmai le ha incoraggiate." 
E spontaneità, magari stimolata dai fatti tunisini, sembra essere il tratto distintivo della rivolta.
"Il dato veramente nuovo e al di sopra di tutte le aspettative è che questo sommovimento popolare è spontaneo e plurale. In un paese come l’Egitto paralizzato per decenni anche per il rischio di un possibile golpe islamico, guidato dai Fratelli Musulmani, vedere questa pluralità di diverse classi sociali e di orientamenti politici, tutti uniti da un solo obiettivo, rovesciare il regime, lascia tutti esterrefatti. Stavolta i Fratelli Musulmani, forse anche nel timore di un possibile fallimento della rivoluzione (e della conseguente vendetta ai loro danni che il regime di Mubarak avrebbe potuto attuare), sono rimasti, sin dalle prime ore, nelle file retrostanti, senza esporsi più di tanto."

E' un aspetto, questo, completamente augurabile, per evitare il rischio di cadere da quella che la vulgata conosciuta in occidente potrebbe definire: dalla padella di una dittatura illuminata alla brace di una dittatura oscurata. E infatti, sono presenti anche richieste di riforme, eccone alcune:
 
1. la fine del monopolio del potere e apertura all’alternanza a partire dalla carica di presidente della repubblica;
2. la promozione della legge, l’indipendenza della magistratura, il rispetto per le sentenze, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge;
3. la fine del monopolio delle risorse che ha diffuso la corruzione e l’ingiustizia sociale aumentando la disoccupazione e i prezzi;
4. il ripristino del ruolo regionale dell’Egitto perso dopo gli accordi di Camp David con Israele.

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