martedì 1 novembre 2011

Debito pubblico, spread e manovre economiche: quale relazione?

Osservando questo grafico interattivo dell'andamento dello spread sui titoli pubblici italiani su Bloomberg si vede che c'è un momento in cui vi è uno stacco netto tra un differenziale di rendimento con i bund tedeschi nella norma e l'inizio di una costante salita: inizio del mese di luglio 2011.
Cos'è successo nelle immediate vicinanze di quel periodo per giustificare quest'aumento?

imagecredit bloomberg
L'andamento del debito pubblico secondo quanto riporta la Banca d'Italia nel suo ultimo Bollettino Statistico (14 ottobre 2011) non conosce particolari impennate in quel periodo, anche se si nota un'inversione di tendenza tra marzo e aprile, da un mini trend al ribasso a uno al rialzo.


Invece a fine giugno usciva la prima bozza della manovra economica (modificata altre due volte, in seguito) da 47 miliardi, di cui 7 in questa legislatura e il resto nella prossima. Le prime reazioni dell'opposizione, con Bersani, erano
"siamo alla farsa drammatica". Se la scaglionatura della manovra in vista del pareggio di bilancio, come sembra emergere dal vertice di Palazzo Grazioli, concentrerà il grosso sul biennio 2013-2014, "è una presa in giro colossale per l'Italia" perché "significa esporre il Paese a un messaggio privo di ogni credibilità"

e con Casini
 "Se fosse così, sarebbe una prova di irresponsabilità totale: scaricare sull'anno elettorale, sul 2013, tutto il peso e l'onere di una manovra, rischia di essere sleale e rischiamo di pagare molto cara questa furberia già dai prossimi giorni. Noi abbiamo detto al governo che sosteniamo la manovra se è fatta di scelte impopolari, se mette in sicurezza i conti pubblici... A fronte di una disponibilità di una parte dell'opposizione a sostenere la manovra, prevalgono le furberie" 
Il periodo era però atteso anche dagli investitori internazionali, specialmente  quelli legati ai credit default swap, ovvero il rischio assicurativo sul default di un paese. Un recente lavoro segnala che questo mercato è in continua ascesa dal secondo semestre del 2008 in poi



Niente di strano allora ipotizzare che, attesa al varco della manovra nel giugno 2011, i mercati valutassero le probabilità di default degli Stati e che, in conseguenza dei nuovi dati a disposizione, agissero nel senso di favorire i loro interessi, pro-default o anti-default. 
Chiaro che a queste manovre degli investitori si unisce anche la perdita progressiva di credibilità, che si accompagna sempre a un aumento dei tassi di rendimento, perdita di credibilità che probabilmente risente dell'influsso di alcuni fattori come entità del debito, crescita economica, rapporto debito/Pil e via dicendo.

E' un mercato piuttosto fruttifero quello dei CDS, soprattutto unito alla tecnica dello short selling e alle vendite allo scoperto, cui l'UE vuole dare una stretta,  come si legge sul Sole 24 Ore, e se non intervengono normative a tutela degli Stati, probabilmente questi ultimi, e soprattutto i cittadini, pagheranno prezzi ben al di là delle proprie colpe

In una recente ricerca dell'Edhec-Risk Institute, salta fuori che proprio la strategia sullo short selling è stata la più profittevole: in settembre, gli hedge focalizzati sulle vendite allo scoperto hanno messo a segno una performance dell'8,14 per cento; da inizio anno, invece, il ritorno sull'investimento è del 13,4 per cento. Si tratta di performance nettamente migliori rispetto a quelle legate, per esempio, ai mercati emergenti (-6,7% in settembre), ad asset problematici (-4,12%) o arbritaggi con bond convertibili (-2%).

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