domenica 2 dicembre 2012

Sallusti, la diffamazione e l'elenco di (quasi) tutti i giornalisti italiani condannati

Ormai da alcuni mesi tiene banco sulla stampa e sui media la vicenda Sallusti, condannato per diffamazione a 14 mesi di carcere, sentenza eseguita ieri con gli arresti domiciliari e la presunta evasione del direttore del Giornale e il rischio di una condanna da 1 a 3 anni per evasione.
La gran parte dei giornalisti si è dimostrata a favore della depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa, o dell'abolizione della responsabilità oggettiva dei direttori di giornali. C'è chi ha invocato il bavaglio della stampa e chi invece ha giudicato questa condanna per diffamazione simile a tutte le altre in cui non è coinvolta la stampa.
Bene, tutto ciò è vero e, se uno dovesse scegliere tra mantenimento dell'attuale legislazione e depenalizzazione del reato sarebbe chiaramente preferibile la seconda ipotesi. Ma questo non per voler salvare dal carcere o dalla sanzione pecuniaria chi diffama ma per impedire, in prima istanza, che questa diventi una strategia per fermare le inchieste giornalistiche, soffocando le notizie sgradite sul nascere.

Vi è da dire, inoltre, che quando la diffamazione consiste nel riportare notizie non vere, a me sembra più adeguata una smentita di pari importanza, più che la condanna al carcere o una multa. Diverso è il caso dell'insulto gratuito, ma anche lì occorre precisare: come considerare, infatti, la satira? Un'ingiuria pura e semplice o un diritto di critica irrispettosa attuata con strumenti farseschi?
Forse bisognerebbe scrivere ben chiaro: queste sono mie opinioni oppure, questa è un pezzo di satira, ma non credo sarebbe sufficiente. Vorrei mettermi,  per un momento, nei panni del diffamato. Cosa desidererei prima di tutto? Che l'errata notizia fosse corretta. E se la notizia, oltre che falsa, fosse stata scritta in maniera ingiuriosa? Per  quest'ultimo aspetto non sarebbe  probabilmente sufficiente la rettifica, che corregge unicamente la falsità di un'affermazione ma non l'ingiuria. In questo caso bisogna vedere se l'articolo è stato scritto in forma satirica, il che potrebbe costituire un'attenuante (si pensi, per esempio, ai pezzi dei comici, o alle vignette dei disegnatori, o a tanti articoli sferzanti usciti su giornali satirici), o invece l'autore si è lasciato andare al puro e semplice insulto. Ecco, per l'insulto gratuito, non satirico, ho una minore comprensione. Certo che non è semplice distinguere se uno sta scrivendo in maniera satirica -una specie di terra di nessuno che può funzionare da salvacondotto- oppure con chiaro intento offensivo.

Sulla stampa si afferma che questo sarebbe il primo caso di direttore di giornale condannato per responsabilità oggettiva. Ma, quanti sono i giornalisti italiani condannati per diffamazione dal dopoguerra ad oggi? Non esiste un elenco completo, o almeno non l'ho trovato. Da una ricerca su internet escono fuori alcuni nomi sparsi in diversi articoli, quasi tutti usciti in concomitanza con questa vicenda. La lista non ha, chiaramente carattere esaustivo ma serve a riflettere su due cose: la libertà di stampa è fondamentale in una democrazia (e si vedrà che alcune denunce contro giornalisti hanno probabilmente lo scopo di intimidire) e, secondo,  Sallusti, nonostante le simpatie/antipatie che raccoglie il personaggio, è persona famosa e influente ma altri giornalisti hanno subito la stessa sorte con minore fanfara.

Giornalisti condannati. Si comincia con i giornalisti condannati alla detenzione e con quello che viene definito il primo caso di condanna: Giovannino Guareschi.

  • Giovannino Guareschi. Intanto, probabilmente Sallusti non è il primo direttore di giornale condannato per responsabilità oggettiva nè il primo direttore a finire in carcere. Nel 1950 Guareschi fu condannato, seppure con la condizionale, a 8 mesi per vilipendio al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, per la pubblicazione di alcune vignette satiriche da parte di Carletto Manzoni sul Candido da lui diretto. Nel 1954 fu condannato per diffamazione a 12 mesi di carcere. A querelarlo fu l'ex Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Anche in quel caso, come oggi Sallusti, Guareschi ritenne di aver subito una grave ingiustizia e non presentò nè appello nè richiesta di grazia e scontò una pena piuttosto lunga (409 giorni) perchè venne sommata anche la prima condanna. Nella ricostruzione che ne fanno Wikipedia  e il sito di Giovannino Guareschi si trovano altri particolari sulla vicenda e il testo della sentenza.
  • Vincenzo Sparagna e Valter Vecellio. Nel 1986 viene citata su Repubblica una lettera di appello in favore della rivista Frigidaire firmata, tra gli altri, da Rossana Rossanda, Oreste Del Buono, Saverio Tutino, Mauro Paissan, Renato Nicolini, Marco Pannella, Giorgio Benvenuto, Achille Bonito Oliva, Sergio Angese, Stefano Rodotà, Franco De Cataldo, Mimmo Pinto, Giorgio Nebbia, Gianluigi Melega, Massimo Teodori, in cui si riporta il caso dei due giornalisti della rivista satirica Il Male condannati a due anni e mezzo per il testo di  una vignetta sulla magistratura scritto nel 1979 e per un "atteggiamento censorio e di persecuzione [...] in vigore oggi" nei confronti appunto del direttore di Frigidaire Sparagna. Poco dopo i due verranno assolti in Cassazione.
  • Attilio Bolzoni e Saverio Lodato. Il primo giornalista di Repubblica e il secondo dell'Unità. Furono condannati nel marzo del 1988 con l'accusa di peculato perchè avevano pubblicato le rivelazioni di Antonino Calderone, pentito di mafia. Anche se dopo sette giorni il tribunale della libertà ordinò la liberazione dei due giornalisti, rimasero per parecchio tempo sotto inchiesta, fino a quando nel '91 vennero prosciolti. Ricostruisce la vicenda Repubblica
  • Stefano Surace. Direttore negli anni '60 della rivista Le Ore e inviato del settimanale ABC, fu arrestato nel 2001, al rientro in Italia, per tre condanne in contumacia, due per diffamazione e una per pubblicazione oscena, riguardanti articoli scritti 35 anni prima. Surace, che quando rientrò per questioni familiari in Italia aveva 70 anni, affermava di non essere a conoscenza di queste condanne, perchè da oltre trent'anni viveva in Francia. Nell'agosto 2002 ottenne i domiciliari. Ulteriori approfondimenti su Socialisti (contiene una memoria difensiva di Surace) e Repubblica.
  • Lino Jannuzzi. Nel 2002 fu condannato a due anni e cinque mesi per articoli ritenuti diffamatori scritti sul negli anni '90 sul Giornale di Napoli riguardo il caso Tortora. Le sue parole di critica nei confronti dei magistrati che si occuparono del caso Tortora fecero scattare la denuncia che si trasformò in condanna. Nel 2001, proprio per evitare quella conclusione, fu eletto senatore nelle liste di Forza Italia ma, anche se inizialmente riuscì ad evitare il carcere, nel 2004 dovette scontare la pena, seppure ai domiciliari. Nel 2005 ottenne la grazia dal Presidente della Repubblica Ciampi. Ricostruisce la vicenda Wikipedia.
  • Gianluigi Guarino. Secondo la stessa ricostruzione di Guarino, nel luglio 2010 finì in carcere per aver accumulato 15 sentenze di condanna in primo grado per diffamazione, mai appellate, quando era direttore del Corriere di Caserta. Scontò solo 43 giorni perchè poi ottenne l'indulto, ma rimarca che quando venne condannato "Solo la Federazione nazionale della stampa e l'Ordine dei giornalisti presero una posizione pubblica, contestando il suo arresto. Per il resto nulla, silenzio generale". La vicenda è ricostruita sull'Espresso.
  • Orfeo Donatini e Tiziano Marson. Nel giugno 2012 un  giornalista e l'ex direttore dell'Alto Adige vengono condannati a 4 mesi di carcere e a una pena pecuniaria. I fatti riguardavano una notizia pubblicata nel 2008 la quale, secondo la ricostruzione della FNSI, "non fu mai oggetto di rettifica o smentita". Secondo la ricostruzione di Article 19, la notizia pubblicata sull'Alto Adige faceva riferimento a un membro del Consiglio della provincia di Bolzano, che si ritenne diffamato dalla pubblicazione di un articolo in cui si affermava che aveva partecipato "a un summit neonazista in  val Passiria, Italia.L’informazione, che era stata resa pubblica  precedentemente dal settimanale a diffusione  nazionale L’Espresso, proveniva da una relazione della polizia."
Questi invece sono alcuni giornalisti condannati o ai quali è stata fatta richiesta di risarcimento (una breve lista, perchè probabilmente la metà dei giornalisti ha condanne in questo senso).
  • Massimiliano Amato, Arnaldo Capezzuto, Corrado Castiglione, Giuseppe Crimaldi, Antonio di Costanzo, Luisa Maradei Peppe Papa, Ciro Pellegrino, Vincenzo Senatore. Sono i giornalisti autori  del libro Il casalese, uscito nel dicembre 2011, che narra le vicende dell'uomo politico Nicola Cosentino. Ne parla Matteo Pascoletti su Valigia Blu in due articoli: questo e questo. La denuncia parte dal fratello di Nicola Cosentino, Giovanni, anche lui parlamentare del PdL. Tra le richieste del querelante: "1) distruzione del libro. Poiché lo chiede «in via principale», mentre in via «subordinata» chiede la correzione delle inesattezze imputate agli autori, evidentemente è questo che sta più a cuore al querelante; è presumibile che stia a cuore anche al fratello Nicola, visto che il libro è la prima biografia non autorizzata che viene scritta sul suo conto; 2) 1 milione e duecentomila euro tra danni morali, materiali e patrimoniali, e risarcimento previsto dalla legge sulla stampa del 1948." Uno degli autori del libro, Ciro Pellegrino, ricostruisce qui la vicenda.
  • Bruno Vespa e Valentina Finetti . Il noto anchorman e una giornalista del suo staff  vengono condannati per diffamazione  nell'ottobre 2012 per i fatti riguardanti il delitto Olgiata ricostruito durante la trasmissione televisiva Porta a Porta del 2002. la condanna, secondo Repubblica, è consistita nel "risarcimento del danno, oltre alla pubblicazione oggi su quattro quotidiani nazionali e al rimborso delle spese legali".
  • Stefano Santachiara. Collaboratore del Fatto Quotidiano, Santachiara nel dicembre 2011 compare in un servizio televisivo di Report  in cui si parla della cooperativa Cooprocon. In quel servizio, secondo quanto ricostruisce Valigia Blu, Santachiara "ha  citato una visura camerale e ha confermato l’esistenza di un procedimento penale". A causa di alcuni passaggi ritenuti diffamatori, viene  citato in sede civile per risarcimento danni insieme a Milena Gabanelli, l'autore del servizio Marrucci, la Rai e altre persone presenti nel servizio. Il procedimento è iniziato nell'ottobre di quest'anno.




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