Per esempio, la sensibilità individuale, nei confronti di persone svantaggiate, quella cosa che ci fa sembrare come una violenza anche un semplice sorriso di compatimento, che si instaura in noi senza che ci abbia rimproverati nessuno dico, questa cosa qui, a cosa è collegata? O se ne sta lì, sola soletta nella nostra mente e se ne appare così, all’improvviso, quando gli garba, mentre per il resto del tempo siamo buontemponi e un po’ menefreghisti? O per esempio, ancora, i pensieri di chi ritiene le guerre, sia difensive che offensive, equiparabili al terrorismo, perché seminano comunque violenza, e di chi invece ritiene giustificata in qualche modo la violenza difensiva, sono, ognuno all’interno delle menti dei legittimi assertori, collegate a un modo di essere e di vedere, oppure emergono solo perché quando si è presi dalla discussione si finisce sempre per dar torto al proprio interlocutore?
Perché abbiamo certe opinioni, invece di altre? Questo fatto ha attinenza con il nostro “assetto fisico”? Voglio dire, certe caratteristiche generali come altruismo e egoismo, possono essere messe in relazione allo sviluppo morfogenetico dell’individuo, e alle scelte che le condizioni ambienti –epigenetiche- impongono allo sviluppo dell’organismo?
E ancora: quando noi difendiamo a spada tratta le nostre idee e per farlo aumentiamo l’intensità della nostra interazione, noi consideriamo l’entità dell’altro, cioè il fatto che potrebbe risentirsi del nostro atteggiamento o dei nostri concetti? Cioè, vediamo l’altro come un altro individuo con una vita interiore, che pensa qualcosa magari mentre ci ascolta, che si forma un’idea di noi, giusta o sbagliata che sia, oppure solo uno che si manifesta solo nel momento in cui parla, mentre quando ascolta, se ascolta, è solo una macchina in stand-by?
E che dire di coloro che invece si convincono che tutti si fanno delle opinioni su di loro, anche perfetti sconosciuti, anche persone incontrate di sfuggita lungo il marciapiede, opinioni quasi sempre negative? E di quelli che invece non si pongono mai questi problemi, cosa potremmo dire, che nemmeno immaginano di avere qualcuno che pensa davanti a loro, ma solo uno che risponde, se interrogato?
Inoltre: voi sapete sempre da che parte stare? Rispetto a una notizia, a un evento (politico, sociale, scientifico, umano), avete sempre le idee chiare, sapete sempre scegliere, siete in grado di schierarvi sempre? E nel giudicare, vi fate influenzare dalle vostre convinzioni precedenti, come dalle vostre simpatie, preferenze, convenienze?
E allora, visto che la domanda del titolo è solo un pretesto, adesso faccio la domanda vera: ma questa nostra intelligenza, è quella cosa che noi ci immaginiamo, quella che forse sappiamo anche descrivere rozzamente a parole, e che forse sappiamo meglio immaginarci con la mente oppure in realtà è una cosa assai diversa, con tutta probabilità molto inferiore alle nostre pretese, ma comunque in grado di metterci sulla falsa pista di una supervalutazione?
Dico questo perché, posta l’interferenza tra intelligenza del corpo e intelligenza del simbolo (che altrove chiamo linguaggio corpori-motorio e linguaggio simbolico-verbale) con vittoria della seconda nella descrizione verbale o scritta della nostra essenza, non potrebbe essere che, parimenti a quanto accade a noi bi-linguisti, anche ai mono-linguisti succeda di avere una presunzione di conoscenza corpori-motoria superiore a quella effettiva, cioè si figurino più intelligenti (dal punto di vista motorio) di quel che in realtà sono?
Eccomi, io sono più intelligente col mio corpo che con la ragione, con la mia prima coscienza che la seconda.Ne sono convinta e mi pare assomigli allo "spirito di gruppo" degli animali, ovvero alla sapienza inscritta nel DNA..........il difficile è far convivere la forza vitale della coscienza primaria con la più debole secondaria, quest' ultima mi ha tradito, ma la prima mi ha aiutato tante volte, lo so che subentra nelle situazioni in cui occorre agire subitamente, ma io la uso anche in altri casi, quelli più difficili in cui la ragione la vuol fare da padrona, io mi affido all' istinto, perchè prendere una decisione difficile mi crea paura e allora arriva il caro istinto che mi toglie la patata dal fuoco........se poi la decisione sarà sbagliata, non mi cruccio più di tanto, mi cruccio invece se sbaglia la ragione.
RispondiEliminaCiao.........Paolo.