Questo esordio richiede una breve spiegazione. È una domanda che ci si pone, a volte, quando si vive un breve momento di felicità, di qualunque tipo, basta che sia felicità. Perché tutti, prima o poi, e forse per un istante infinitamente corto, abbiamo provato la felicità. Ma proprio nel provarla, o nell’attimo che segue l’istante, in quel frangente di completa libertà di movimento, in cui nulla ci è precluso, in cui siamo amici del mondo, proprio in quell’attimo forse un pensiero ci sfiora: sì, ma dopo, cosa c’è dopo, che mi rimane di questa…felicità, pur così effimera e passeggera?
Ma questa non è ancora la domanda iniziale. La domanda iniziale è un ulteriore dopo, è il continuo di quel ragionamento.
Finito il piacere, terminato l’attimo di felicità, svanita quella sensazione che vorremmo durasse per sempre, cosa rimane?
Attorcigliamo le nostre vite usando la nostra come rocchetto. Sempre intorno a noi gira il filo del destino, nel bene o nel male, siamo sempre noi i protagonisti. E questa effimera sensazione, questa fugacità del sentire, in sé, è banale, proprio nel momento stesso in cui la viviamo ne comprendiamo l’intima debolezza, la pochezza della sua struttura. Voler essere felici, che c’è di più banale?
L’aspetto strano è che mentre cerchiamo di raggiungerla, mentre l’aneliamo, mentre ne desideriamo una sempre maggiore, più grande, noi non ci accorgiamo della sua scarsezza. Ce ne accorgiamo solo quando l’abbiamo raggiunta, pure per quel breve lasso di tempo.
La questione non riguarda il tempo in cui non siamo felici, in cui il desiderio della felicità provata e di quella immaginata ci sprona. No, la questione riguarda quell’istante che circonda la felicità, il subito dopo, l’immediato poi, ma sempre all’interno dell’insieme felicità. Che cos’è questa felicità? Proprio nel momento in cui la proviamo, nell’attimo seguente averla provata, noi meno sappiamo cosa sia: è il momento in cui possiamo farci domande senza l’assillo di qualcosa da raggiungere che ci darà piacere, in cui possiamo liberare la mente da ogni impedimento e immaginare tutta la realtà.
Ma cosa vediamo?
(aggiornamento 15.04.2010)
Luca, scova delle belle e filosofiche parole, a commento di questo post. Molto valide.
(aggiornamento 15.04.2010)
Luca, scova delle belle e filosofiche parole, a commento di questo post. Molto valide.
Gran bel post, Paopasc.
RispondiEliminaSchopenhauer diceva che una vita felice è una vita oggettivamente preferibile al suicidio.
Freud che ogni essere umano, in ultima analisi, non anela ad altro che alla felicità, e che questa è intimamente legata al principio di piacere, stroncato dalla società in favore di un ben più morigerato principio di realtà.
weeeee pao so orbo perchè senza occhiali ma un saluto lo lascio lo stesso va bene?
RispondiEliminaGrazie Andrea, l'intento è quello di osservare se il finalismo (la felicità, il piacere) delle intenzioni modifica la capacità di investigazione.
RispondiEliminabeh fatico molto a leggere sopratitto il piccì quanto a strada dico che di politica e ne intende sai ai tempi del govrno d'alema aveva un ruolo mica da ridere
RispondiEliminache bello questo post, toccante...
RispondiEliminaio credo di non averla mai provata, la felicità...magari ci sono andata vicino, ma non l'ho mai provata non sono in grado di dire "sì, in quella tal situazione sono stata felice" oppure ancora "sì, sono felice".
Penso sia molto diffile riuscire ad esserlo, anche una sola volta della vita. E penso anche che sia del tutto inutile buttare tempo ad anelare una cosa che quando arriva, dura pochi secondi e poi ti lascia con un amaro in bocca che metà sarebbe sufficiente...
sono mooolto positiva, eh?
buona giornata.
sicura? proprio mai mai?
RispondiEliminaforse questo capita quando quello che immaginiamo e vogliamo è diverso da quello che proviamo, perchè la realtà è sempre multiforme, ha sempre modo di guastarci la sensazione con il rumore di fondo. Bisognerebbe isolare un istante dall'ambiente nel quale è calato.
Forse.
ti capisco Pony
RispondiElimina"C'è un'ape che si posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne va... Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa." Trilussa
RispondiEliminaLo capisci ....mmmm dunque sei orbo anche tu ????
RispondiEliminaecco che vengo a scoprire un'altra cosa di pascuccettino :)))
La musica la cambio ...dammi tempo :)
io non voglio la felicita' ,dura poco e crea troppe aspettative (spesso false) vorrei un po' di sano equilibrio ....
bacio
Ma guarda ste donne qua, nessuna che voglia la felicità.
RispondiEliminaChe abbiate ragione voi?
Io sono grandicella per le favole paolo .....
RispondiEliminae poi felicita' è una parola grossa ,io dire di cogliere il buono quando questo arriva ,poi boh !!!
ho risposto al tuo segretario ...che fai deleghi adesso ??? :PPPPPPPPPPPPPPPPPPP
la felicità si nasconde sempre avevo fatto un post sul tema gelicità dicevo si nasconde e tu la intravedo un attimo ma leio si è già nascosta altrove
RispondiEliminaHUE PAOPASC , TUTTO OK ?
RispondiElimina.
LA FELICITA' E' DEI SEMPLICI .
.
UN SALUTO .
La felicità che ricordo sono i momenti in cui cerco e vivo, sicura di trovare le risposte che cerco e solo dopo mi accorgo che quella che chiamo 'felicità' è la fiducia con cui si vive, credendo che la Vita (o Qualcuno) sta collaborando alla tua ricerca.... Vivere credendo, lottando, fidandosi, senza possedere niente, senza volere niente per sè... questa è la risposta che mi sono data nel tempo alla domanda! Buona serata - ciao -
RispondiEliminaNo, no, no. Non si è mai troppo grandi per credere alle favole. E anche tu ci credi, lo so. Quando si smette di credere, una parte di noi se ne va.
RispondiEliminaUhm, felicità che si nasconde, dici? Io penso di sapere cosa mi farebbe felice. Forse la felicità non SI nasconde ma MI nasconde, qualcosa.
Si, la felicità in fondo, è una cosa semplice. Solo un tantinello più complessa del normale.
Chi ha cotali tutor, ha un buon viatico. Intendo dentro di sè, chiaramente. E' una cosa che vorrei scoprire. Credere profondamente in una cosa si modifica per forza di parole?
Credere profondamente in una cosa può rendere possibile la sua realizzazione. A me è capitato, Pa...prova pure tu.
RispondiElimina"Volere essere felici, che cosa c'è di più banale?"
Poco! Eppure è una banalità che smuove e fa sentire vivi.
Il momento del "subito-dopo", ma ancora dentro quello che tu Paopasc chiami l' "insieme Felicità", non è un sottoinsieme, perchè la Felicità non contiene e non è divisibile. La felicità, (che non so definire, se non come rimando all'etimologia di "fertile", produttivo, "esternante") svanisce nel momento stesso in cui la tocchiamo, senza però sfiorarla nemmeno. Puoi solo ricordartela, come un Momento di felicità, appunto, e rimpiangerla, ma senza la consapevolezza di averla davvero provata. Il momento del subito-dopo è una proiezione reale o immaginaria, un alone. E come tutti gli aloni, impreciso e carico di nostalgia. I ricordi sono sempre falsi, anche se vivissimi e recenti, anche se immediati. I ricordi sono degli alias, sovrapponibili alla realtà solo per convenzione. Forse si può dire: "Mi ricordo che ero felice", anche 3 secondi fa, ma soltanto perchè ora ho cambiato stato, e felice non la sono più? E mentre lo sono, cosa mi dico? Non riesco a dirmelo, che sono felice, aspetto soltanto che finisca.
RispondiEliminaPerò se arrivassi alla mitica taglia 42 io lo sarei, felice. Io sarei strafelice, ma proprio per questo smetto di inseguirla, questa felicità, perchè è completamente irraggiungibile.
E ora, Nutella consolatoria o sigaretta spavalda? Senti un po', Paopasc, ma non è ora di finiamola con 'sti post poeticissimi e di una lucida bellezza spietata? Eh? Tira fuori gli scimmioni alla svelta, che sennò esondiamo tutti nei commenti e ti implode il blogghe.
Mi sa che questo è un orario di polpastrelli compulsivi, nessuno c'ha di meglio da fare, a quest'ora, eh? Tutti così felici di passare da casa di Paopasc? Neanche fosse un Paese dei Balocchi! E' un Paese dei Balocchi? Non so se fare Melampo o la Fata Turchina...
B
Qualcuno che fa professione di ottimismo è sempre ben accetto, e non farò come coloro che mobilitano il cinismo solo per cadere in piedi. In fondo, io sono un perfetto idealista, e gli idealisti, almeno sul lungo periodo, sono ottimisti. Quindi, grazie Anna!
RispondiEliminaQuello che dici assomiglia a quanto dice un filosofo, a rammentarmi del quale ci ha pensato Luca. Aggiungo un aggiornamento al post con il link. Però tu, finirai con il viziarmi, e dopo...quando mi aspetto i complimenti e non arrivano? fammene un bel po' adesso, che li tengo di scorta.
Visto che il silenzio è il presupposto di qualsiasi forma di interiorizzazione e meditazione, forse sì, l'eccesso di parole può alterare e alla lunga modificare, il pensiero o la credenza.
RispondiEliminaBuon fine settimana,caro.
la felicità consiste in gesti e spazi dove ci si sente vivi, ma è difficile definirla.
RispondiEliminaBuona giornata.
Qualcuno che fa professione di ottimismo è sempre ben accetto, e non farò come coloro che mobilitano il cinismo solo per cadere in piedi. In fondo, io sono un perfetto idealista, e gli idealisti, almeno sul lungo periodo, sono ottimisti. Quindi, grazie Anna!
RispondiEliminaQuello che dici assomiglia a quanto dice un filosofo, a rammentarmi del quale ci ha pensato Luca. Aggiungo un aggiornamento al post con il link. Però tu, finirai con il viziarmi, e dopo...quando mi aspetto i complimenti e non arrivano? fammene un bel po' adesso, che li tengo di scorta.
Credere profondamente in una cosa può rendere possibile la sua realizzazione. A me è capitato, Pa...prova pure tu.
RispondiElimina"Volere essere felici, che cosa c'è di più banale?"
Poco! Eppure è una banalità che smuove e fa sentire vivi.