giovedì 5 agosto 2010

Il sistema nervoso centrale e la costruzione del sé


Torniamo sempre lì. Si parta dal cinismo o dalle emozioni, dalla cognizione o dall’anticipazione, si torna sempre lì. Si cerca di spiegare il cinismo con la difesa dalla delusione, si prova a spiegare la delusione come un contrasto tra quanto atteso e quanto avvenuto, si afferma che quanto atteso è una costruzione, o meglio, ri-costruzione del mondo (neurale) che appartiene a un evento futuro che si basa sul forte richiamo attrattivo che hanno le emozioni positive e si dice che tra quanto avvenuto e quanto atteso si crea una situazione di stress perché l’aspettativa si nutre di neurotrasmettitori, anzi, l’aspettativa ne aumenta la produzione, perché tu devi andare verso gli eventi attesi, non devi sbagliarti, non puoi farti prendere dai dubbi –e adesso, che strada prendo?- la via deve essere delineata, netta, la devi conoscere, allora, dico, se si crea questa situazione in cui una certa quantità di neurotrasmettitori è lì in circolo senza sapere cosa fare, che accade? E inoltre, una volta capito cosa accade, che magari questi neurotrasmettitori stimolano la produzione di altri neurotrasmettitori, che fanno star male l’individuo, anche in quel momento, cosa avremmo capito, cosa avreste capito, avremmo fornito la spiegazione di un meccanismo che si basa su fatti irriducibili e certi, fisici, un alfabeto segreto buono per tutti gli usi, che può essere reso complesso a piacimento e che anzi, in quest’aumento della complessità trova pure il modo, non volendo, di permettere nuovi comportamenti?

Perché io desidero muovermi, essere libero di muovermi sempre e comunque, non voglio che nessuno mi impedisca il movimento, anche quello mentale ovvio, e ogni volta che qualcuno lo fa mi cresce lo stress.
Io credo che la selezione naturale abbia favorito quegli organismi che, dovendosi muovere per sopravvivere, hanno evoluto meccanismi idonei all’azione.

Prima di sviluppare sistemi nervosi evoluti gli organismi “sanno” già, grazie a una storia epigenetica passata, alcune cose da raggiungere e alcune cose dalle quali allontanarsi. Questo perché possiamo supporre una continuità tra organismi unicellulari e organismi pluricellulari. I primi non hanno bisogno di grandi strumenti in grado di guidarli, abbiamo visto che già un semplice flagello e delle ciglia sono dotazioni piuttosto sofisticate. L’enorme capacità di duplicazione degli unicellulari e la loro duttilità metabolica unità alla “scarsità” di materiale rende inutile una spesa nella formazione di sistemi guida complicati. Meglio un bel sistema per prova e errore a base di recettori. Per questo dico che alcune configurazioni biologiche trasportano, insieme ai loro geni, certe attitudini verso un tipo di gradiente  chimico (o di qualsiasi altro gradiente necessario al metabolismo dell’organismo) . E’ quella che considero una specie di eredità cognitiva, che potremmo chiamare anche istinti.  Per questo non dobbiamo sorprenderci se per esempio i lattanti preferiscono il dolce all’amaro.
Un organismo pluricellulare per comportarsi come un organismo intero e non una colonia di piccoli organismi deve dotarsi di un sistema che, anche se in assenza di libere elezioni, deputi “qualcuno” a agire in nome e per conto di tutti i piccoli organismi che lo compongono. Questo “qualcuno” è eletto per acclamazione e una volta eletto diventa il vero e proprio organismo unitario finale, colui che detiene le chiavi dell’intera baracca.
Si potrebbe immaginare il sistema muscolare come un serio candidato alla rappresentanza, anche per il fatto che, di fatto, è proprio lui a permettere ogni tipo di movimento, anche quello del sistema fonatorio, o dei polpastrelli che pigiano sulle tastiere. Ma egli è in realtà, tutt’al più, un co-rappresentante, perché l’altra parte di rappresentanza o, in definitiva, la vera rappresentanza dell’unicità dell’organismo tocca a lui, l’unico vero grande inimitabile inesauribile encomiabile inarrivabile, insomma ci siamo capiti: il sistema nervoso centrale!
Il sistema nervoso centrale.
Ora, non per subito incrinare la solidità di questa affermazione, ma occorre dire anche che il resto dell’organismo qualche timido tentativo di creare una sorta di monopartitismo l’ha fatto, e sarebbe la reazione chimica mediata dalle vie di flusso. È un sistema adottato dalle piante che forse potrebbero avere anche un abbozzo di sé, un sé rudimentale, ma, per come la vedo io, cioè un qualsiasi tentativo di creare unitarietà in un organismo pluricellulare passa attraverso una serie di forme nello spazio, una trasformazione continua di queste forme, dovuta alle varie necessità fisiologiche e ambientali, che permette il mantenimento della seità dell’organismo in mezzo alla variazione. Il mantenimento di questa seità, oltre che presente dal punto di vista dell’espressione delle molecole della superficie cellulare, serve anche a sapere cosa e chi deve muoversi e adattarsi e, in definitiva, se non esiste un parametro di riferimento come si fa a sapere che “qualcosa” è cambiato e c’è bisogno di un intervento? Si, è vero, le reazioni chimiche possono essere locali, ma le piante reagiscono anche come un tutto unico, per esempio la presenza di vento rallenta la crescita in altezza e fa irrobustire lo stelo o il gambo. Potrebbe anche essere una sommatoria di micro-reazioni locali, ma anche la nostra coscienza potrebbe esserlo: una somma di micro-coscienze.
E dunque adesso sia, in tutto il suo splendore, declamato a gran voce: il sistema nervoso centrale! State tranquilli che non vi tedierò con una ricostruzione anatomica ma proverò a delineare qualcosa, qualche punto fermo, qualche elemento di universalità, caratteristiche trasversali a tutti i fortunati possessori del nostro.

Ahhhhh! Che c’è di meglio di un bel sistema nervoso centrale? Suvvia, rispondete!
Come prima cosa bisogna stabilire il confine di questo sé. Questa cosa è molto importante, e perciò c’è un legame biunivoco tra area somatosensoriale e recettori tattili sparsi sulla superficie corporea. Questa relazione tende a rimanere stabile, si modifica solo la rappresentanza corticale di quelle aree super o sub-stimolate, oltre a quelle con maggiore o minor innervazione di base. Anche il corpo in accrescimento non altera la disposizione topologica di questi collegamenti.
La stabilità nel cambiamento potrebbe essere il motto del sé. Questo è fondamentale. Che il tatto sia il primo formatore della seità di un organismo mi dice dell’importanza del toccare, che è una cosa possibile quasi solo con il movimento.  Il toccamento della superficie corporea (insomma né schiaffi nè gatti a nove code, anche se…) è sempre piacevole, serve a mamma mammifera, attraverso il leccamento, a stabilire un contatto forte, a riconoscere i piccolo, a farsi riconoscere e a costruire la seità del piccolo, come dire: ecco, tu sei quello che sta all’interno di questa superficie che si oppone alla penetrazione della mia lingua, sei definito da ciò che ti sta intorno, come disegnare una silhouette colorando l’intorno e non la figura in sé.
È sufficiente a definire un sé la stimolazione tattile? Il sistema nervoso centrale, nonostante la gran pompa con la quale l’ho presentato, non è un sistema intelligente nel senso che noi intendiamo quando ci riferiamo a una persona intelligente. È l’insieme degli elementi che compongono un organismo, comprese le sue esperienze “solidificate” nella memoria, a costituire un organismo intelligente. Tanto è vero che un cervello, trapiantato di botto su un computer al posto della CPU, si comporterebbe (se i due potessero interfacciarsi) come uno stupido, non ritrovando gli elementi abituali attraverso i quali mostrare l’intelligenza.
Allora, alla domanda posta sopra rispondo: dipende. Dipende dal fatto che l’organismo per diventare unitario deve agire nello spazio che lo contiene come un’entità unica  e per farlo deve predisporre la parte motoria del sistema a crearsi dei postulati, delle conoscenze  che utilizzano alcuni recettori per stabilirsi, come per esempio quelli di equilibrio. Alto-basso, lateralità, davanti-dietro. Per fare questo deve sapere da che parte del suo corpo è l’alto e dove il basso, questo gli servirà a concentrare gli atti motori. Concentrare significa creare, significa che tutto l’organismo è direzionato: è quella la seità che interessa la gran parte degli organismi, dirigere il soggetto verso un bersaglio (attenzione, il bersaglio può anche essere diffuso, non deve per forza di cose essere puntiforme). Nota che il bersaglio, di volta in volta, può essere: la ricerca del cibo, la ricerca del partner, la fuga dai nemici, i giochi, e così via. È per questo motivo che sopra dicevo che la coscienza, il sé, può essere benissimo rappresentato come una sommatoria di micro-coscienze, con l’accortezza che queste micro-coscienze abbiano la stesse proprietà degli oggetti topologici, in cui le trasformazioni continue non modificano l’ente originario, altrimenti si perde il sé.
E adesso basta, che sono stanco (mentalmente).
(continua).

7 commenti:

  1. Paolo, e se indagassi sul lato macrocosmico della storia sul sé, considerando ciò che hai tentato di fare come un certo microcosmo relativo? E così avresti per certo popolazioni di sé che hanno relazioni fra loro. Si legano come fra marito e moglie e poi magari si slegano; si formano partiti politici; si formano nazioni, razze e popoli; si guerreggiano e poi fanno la pace. Insomma c'è un tutto che, in modo peculiare, determina lo stato del sé individuale concorrendo anche a prevaricare sulle risultanze della popolazione intorno al sè che tu analizzi. Il rapporto dei due possibili sè, simili ad una sorta di rebis ermetico, il candidato "proposto" dal microcosmo e l'altro macrocosmico, oscilla continuamente e a volte è così instabile da mettere fine ad una situazione favorevole ad una delle due fazioni. Per immaginare che il giusto sé non premia né l'una né l'altra fazione, ma possibilmente solo entrambe, e naturalmente il prezzo è una grande lacerazione.
    Forse le patologie, oggetto di indagine medica, possono essere causa del modo di oscillare della supposta bilancia.
    Gaetano

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  2. Certo è duro commentare subito dopo Gaetano!
    Ma ci provo lo stesso.
    "Ahhhhh! Che c’è di meglio di un bel sistema nervoso centrale? Suvvia, rispondete!"
    Bellissima domanda, anche se con facile risposta:
    C'è poco, veramente poco.
    Caro Paopasc, proponi un tema coinvolgente ed affascinante,che mi ha sempre incuriosito, fin da bambina,e che trovo di una grandiosità e bellezza difficilmente eguagliabili. Non è un caso se oggi una delle maggiori aspirazioni della tecnica è quella di potere imitare artificialmente le funzioni del cervello umano.
    Io mi limito solo alla prima parte del tema e alla tua domanda.
    Secondo me, nonostante i progressi delle neuroscienze e della tecnica, siamo molto lontani dal poter dire che il campo è stato definitivamente esplorato! Tutto ciò che attiene al sistema nervoso centrale, soprattutto se si fa riferimento alle gravissime patologie legate alle sue disfunzioni, rimane ancora un grande mistero, e probabilmente lo resterà a lungo,nel grandissimo mistero della natura dell'essere umano!
    Considerazioni scontate, ma è quello a cui ho subito, istintivamente, pensato.
    Grazie Paopasc, anche per quest'altro bellissimo articolo.
    Cari saluti,
    maria I.

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  3. Quello che tu proponi, Gaetano, è l'esistenza di un popperiano "mondo dei pensieri" cosmico dal quale deriverebbe una sorta di imprimatur, di guida, una specie di predestinazione sull'umano. Il tema non è di facile approccio per la difficoltà di inquadrare anche solo i termini del problema. Ma ha chiaramente un suo fascino. Per ora, molto più prosaicamente e in maniera così insufficiente, cerco di definire il sè dal basso, partendo dall'infimo organismo che secondo me ne è dotato, e cerco di definire il perchè ne è dotato. In seguito, conoscendo il basilare della coscienza si può aspirare a comprendere il "mondo" creato dal nostro linguaggio, dentro il quale può annidarsi il "tuo" macrocosmo, per i motivi che ho tante volte detti: assenza di limiti (intuibili), doppia capacità di influire e essere influenzato dalle emozioni. Il bilanciamento è lì, Gaetano, in quella zona franca di mutua influenza, là dove spesso anche se la ragione sembra vincere è sempre il portato emotivo a essa collegato che la fa da padrone.


    Ma grazie a te, Maria. Condivido il fatto che ancora si sa pochissimo e che le patologie sono strumenti di indagine eccellenti (purtroppo).
    Specie per questo organo così speciale, nel quale non solo le disfunzioni organiche rappresentano una causa di patologia, ma anche le disfunzioni psichiche, cioè di qualcosa che sembrerebbe "non avere corpo".

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  4. Paolo la lettura scorreva e i miei pensieri sono tornati alla scuola infanzia, dove tante attività sono mirate alla costruzione del sé.
    E mi rendo conto leggendo che questa costruzione non avviene in rapporto a qualche disegno su un foglio o al saper dire sono fatto così e così.
    Una questione davvero complessa che (se non ho capito male) parte dal primo contatto umano con la mamma e continua con il movimento. Ho visto giusto?

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  5. Non temere, quello che fanno gli insegnanti è sempre importante, anche se fossero solo disegnini. Parto dal presupposto che esistano almeno due sè o meglio, due coscienze, e che queste comincino a andare insieme quando inizia a svilupparsi la coscienza secondaria, quella delle parole. Ho la convinzione che la prima forma di sè inizi proprio con la definizione di un confine, rispetto al quale accadono le cose. la prima cosa che accade è che fino a lì sei tu, al di là di lì c'è il resto, il non sè.
    Si, la mia ipotesi è quella, il controllo motorio comincia con il controllo della propria superficie corporea e poi con l'estensione del controllo di questa superficie mentre si sposta in un ambiente.

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  6. La destinazione finale d’ogni ciclo evolutivo è LA LUCE DEL CUORE DEGLI UOMINI . In quel micro macrocosmo del cuore ci sono universi da esplorare alla stessa stregua degli infiniti mondi ed universi esterni… Nel grande tutto, tutto è UNIFICATO non c’è separazione. Carissimo Amico Mio, se non l’hai già fatto, prova a ricercare la parola ENTRONAUTA e capirai tante altre impensabile cose….. Un giorno in blog ho detto una verità assai nascosta, assai impensabile e assai assurda e forse scomoda per tanti SONO LA POLVERE COSMICA CHE HA CREATO GLI UNIVERSI, quali universi, lo lascio al tuo giusto contemplativo ricercatore bel cuore….. Ti ricordo solo che ho sempre detto che in ogni cuore c’è un dio da riscoprire…..

    Anche l'essere consapevolmente può viaggiare nei mondi dell'anima attraverso un volo cosciente (OOBE)

    Ciao e Buone Ferie Carissimo Paolone Amico del Mio Saracino Ribelle Cuore.

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  7. grazie Raffaele, e anche a te care cose.
    Sempre da interpretare, i tuoi commenti.
    Colui che guarda dentro?
    é indispensabile, se si vuol capire qualcosa della mente.

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