Mi chiedevo, considerato che a tutti piacciono le novità (a ognuno un certo tipo di novità ovvio, ma a tutti piacciono), considerato anche che, per esempio nei blog, le novità sono solo gli ultimi articoli pubblicati anche se quelli precedenti non li hai letti comunque, e a maggior ragione nei quotidiani (chi si metterebbe a leggere un quotidiano del giorno prima?), ecco, considerato tutto questo, mi chiedevo se la brevità fosse un requisito fondamentale per dare il senso della novità.
Addirittura anche la lunghezza delle frasi. Una frase breve implica un maggior effetto novità rispetto a una più lunga e articolata? E, di conseguenza, un intero articolo? Forse per la facilità di lettura in sè, forse per l'inconsapevole collegamento tra facilità di scrittura e conseguente facilità di lettura, che implica un piccola spesa per ottenere molte informazioni, ma vi è questo legame tra novità e brevità? E se esiste, lo potremmo assimilare alla ricerca del cibo: cioè, la preferenza per l'ottenimento, con poca spesa energetica, di cibo è del medesimo tipo di quella dell'ottenimento di informazioni, che è preferibile quando avviene con poco sforzo?
Mi piace questo interrogativo, io me lo sono posto tempo fa e nel mio caso la risposta è questa.
RispondiEliminaIo cerco la novità negli scritti brevi per raccogliere la maggior quantità di notizie e di novità ( e sono così anche col cibo,mi piace assaggiare tutto)ma lo faccio per poi scegliere nella quantità ciò che veramente mi interessa, a quel punto allora vado a cercare l' approfondimento e più gli scritti sono lunghi più mi piacciono.
La brevità iniziale mi serve per la scelta.
Ciao Paoletto...stammi bene.
^_^
weeeeeeeeeee ciao pascucci si credo che sia fortemente connessa la berivtà alla novità, e credo che il motivo sia l'intensità, il tempo breve (nel caso di un articolo) risulta più intenso di quello lungo perchè l'intensità richiede tempi brevi (è per questo che hanno invntato i titoli cubitali) è più emozionante una breve ma intensa poesia di un lungo articolo per quanto ben scritto, questa è la realtà che viviamo
RispondiEliminama che bravi commentatori che ho. sono sostanzialmente d'accordo con tutti e due. però mi chiedo se prima di internet era così.
RispondiEliminaIo credo che siano anche i contenuti e le tematiche trattate ,suvvia ,non facciamo passare tutti per quelli che non vanno oltre il titolo se il "post" è troppo lungo ...io stessa a volte lo faccio ,ma è sempre il tema che colpisce e stimola l'interesse se l'argomento è noioso perche' mai dovrei sciropparmi un mattone ???
RispondiEliminaAllora se parli di immediatezza è un conto ,se parli di interesse è un'altra cosa ....almeno io la vedo cosi .
Ci sono temi che non possono essere trattati superficialmente e questo implica la lungaggine ,ma c'è da dire che molto conta il modo in cui si scrive.
Insomma pascu' se la fai complicata ,breve o lungo sempre di difficile comprensione resta .
baci ^__^
Secondo me in epoca pre-Megaragnatela era un po' diverso. Poi ci sono stati diversi passi sempre più spinti verso brevità e sintesi. Lettera, email, pagina web, blog, facebook, twitter.
RispondiEliminaSono d'accordo con quanto scrive Teoderica. Anch'io mi comporto un po' come lei. E ho notato che anch'io mi faccio influenzare molto sostanzialmente da tre fattori: titolo, prime righe e lunghezza. Se il titolo e le prime righe non suscitano il mio interesse non proseguo. Se lo suscitano, però l'articolo è troppo lungo a quel punto si attivano una serie di considerazioni: quanto tempo ho? quanto m'interessa? lo metto tra i non letti? lo ignoro? Forse qualcosa di simile può anche avvenire durante la lettura di un quotidiano cartaceo. Però forse in quel caso i tempi e i contesti della fruizione favoriscono un po' di più l'approfondimento. Abbastanza diversi sono secondo me invece i fattori quando si parla della lettura di libri.
Per quanto riguarda l'esperienza con il mio blog ad esempio ho notato che dopo lo tzunami di diffusione a catena di Facebook i commenti sui miei post si sono decimati. Ma questo può essere un fenomeno legato in particolare al mio blog, visto che un paio di anni fa si era trasformato in una sorta di social network.
il legame tra brevità e intensità è sempre esistito, intenret non ha avviato il processo della brevità specie nel linguaggio, antichissimi codici stanno li a dimostrarlo, le lingue stesse sono testimonianza di questo processo, nata molto dopo il latino l'inglese conta su un vocabolario molto molto meno ricco di termini, una parola fa la stessa funzione in diversio contesti, la poesia è una sintesi bereve dell'intensità, tesitimonianza anch'essa della teoria esposta da me non credi? perciò il processo è cpminciato ben prima della megaragnatela com eafferma dionisio
RispondiEliminale vostre considerazioni sono in generale valide e condivisibili. a me premeva sottolineare la possibilità di una relazione tra novità, che è una cosa che noi cerchiamo sempre, e brevità, che permette più accessi alle novità. Notizie brevi, tante notizie: più sono concise più ne leggiamo. Una volta l'unica forma di informazione era la carta stampata. poi è arrivato il tg. le notizie sono più veloci e se ne possono assumere di più che leggendo. poi è arrivato internet: c'è possibilità di centuplicare le fonti di informazione, siamo presi da una vera e propria compulsione informativa, e la brevità ci fa gioco. quanto alla scelta se leggere, è chiaro che facciamo distinzione tra quello che fanno la gran parte dei blogger, che è approfondimento e quello che fanno le fonti di informazione primaria, che è informazione. credo vi sia una dinamica diversa tra informazione e approfondimento (o critica, o discussione o come volete).
RispondiEliminasulle lingue che diventano più smilze non sono d'accordo oscar. il vocabolario, come dimostrano i continui aggiornamenti, è aumentato, forse è diminuito quel vocabolario minimo di interazione, che la gente usa per comunicare, forse quello si è impoverito...
Sì effettivamente tu ti chiedevi se sussista una relazione tra brevità e novità. Cioè brevità come una sorta di amplificatore di novità? Brevità come condizione necessaria ma non sufficiente per dare il senso della novità? A parità di contenuto di novità probabilmente sì. Ma tutto il discorso sulla brevità non potrebbe essere correlato a qualcosa di più ampio che non alla sola novità?
RispondiEliminaPer quanto riguarda la lingua inglese, forse, come diceva paopasc, si deve distingure tra il vocabolario vero e proprio e quello "minimo di interazione". Infatti se consideriamo la ricchezza del vocabolario come numero di lemmi, allora è abbastanza noto che "l’inglese è la lingua col lessico maggiore in assoluto". Come citato ad esempio in questo forum dell'Accademia della crusca.
io sapevo che il vocabolario inglese è tra i più scarni al mondo (è questo il motivo della sua diffusione come lingua mondiale) non c'è confronto con quello italiano, per ogni termine inglese se ne trovano almeno cinque corrispondenti in italiano del resto il 90% degli slogan è in inglese, l'inglese s'è intrufolato nella lingua e nel vocabolario italiano solo per questa sua peculiarità
RispondiEliminarettifica dovuta dionisio ha ragione riguardo al numero del lemmi excuse me
RispondiEliminainfatti oscar, quello che fa dell'inglese la lingua internazionale per antonomasia è, oltre la potenza economica anglosassone prima e americana poi, la relativa facilità grammaticale, anche se unita alla difficoltà di pronuncia, come dioniso ha mostrato in suo post.
RispondiEliminaDioniso, io ritengo la ricerca della novità un comportamento basico, imprescindibile, che fa parte della natura di tutti gli animali: cercare cibo e partner. su questa base si innesta la compulsività, perchè la novità è piacevole (attenzione a non far entrare ancora la cognizione umana) quando la si ricerca attivamente. su questa base tento di instaurare un collegamento tra novità e compulsività, nel post successivo a questo.
sulla brevità: in senso ampio la brevità proviene sempre dal nostro corpo, in particolare dal piacere, che è breve. il piacere non può essere di lunga durata, anche se i topolini che premevano la levetta davano modo di gradirlo continuamente. infatti il problema non è quello di sperimentare i piacere quanto quello di scordarsi di tutto il resto, cosa che i topolini facevano.
quindi l'analogia potrebbe essere questa: piacere - brevità - riazzeramento - nuovo piacere.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLa novità è ciò che è recente come notizia, ma anche necessariamente per il singolo è novità ciò che scopre in quanto sconosciuto fino a quel momento(anche se è stato scoperto 10 anni prima)
RispondiEliminaSu internet a decretare la novità è il motore di ricerca che indicizza i contenuti più recenti, quindi è un pò una novità imposta.
La brevità è un fatto utilitaristico di gestione delle energie (quando un articolo è troppo lungo lo abbrevio saltando intere parti lo confesso), concordo pienamente sull'analogia: piacere - brevità - riazzeramento - nuvo piacere, che secondo me è trasferibile anche nella lettura di nuovi contenuti sul web.
(spero do non aver pasticciato nelle riflessioni cercando la brevità)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaE se esiste, lo potremmo assimilare alla ricerca del cibo: cioè, la preferenza per l'ottenimento, con poca spesa energetica, di cibo è del medesimo tipo di quella dell'ottenimento di informazioni, che è preferibile quando avviene con poco sforzo?
RispondiEliminaSì, direi di sì. Prescindendo dalla connessione novità/brevità, vorrei considerare invece, per quanto riguarda la ricerca di informazioni, sé risulta più utile il modello articolo breve o articolo lungo.
Una risposta che valga in generale, penso non esista, in quanto molto dipende dai visitatori. Però un ragionamento e un accostamento tra ricerca di informazione e ricerca del cibo si può fare.
L'Information Foraging indica un modo per analizzare la strategia di scelta della quantità di informazione che un visitatore è in grado di leggere. Più precisamente, la "dieta" è un modello che ci permette di determinare quale cibo gli animali mangeranno e che tipo di articoli i navigatori leggeranno.
In entrambi gli scenari, animali e persone decidono cosa consumare, in modo da ottimizzare i loro benefici in funzione dei costi.
Per esempio, immaginiamo una foresta abitata da conigli grandi e conigli piccoli. Quali mangerà il lupo? Istintivamente verrebbe da rispondere "i più grossi", per saziarsi prima e in modo definitivo. Tuttavia i conigli più grandi corrono più velocemente e sarà più difficile catturali: il beneficio diminuisce. Molto meglio mangiare un numero maggiore di conigli piccoli, se catturarli è più semplice.
Nel primo caso, banalmente, il lupo deve mangiare più calorie di quante ne sprechi per cacciare la preda. La vera questione non è quale tipo di preda dia più cibo, ma ottenere la maggiore quantità di cibo in relazione al costo speso per averlo.
E' esattamente la stessa cosa per l' informazione. Un articolo lungo può contenere più informazioni, ma se è troppo lungo da leggere, i visitatori abbandoneranno il sito e ne andranno a leggere altrove uno più breve e meno faticoso.
La domanda allora è quale tipo di dieta utilizzare? Se si punta ad ottenere un numero elevato di visitatori i post brevi sono i più indicati, se invece si punta ad avere lettori di una determinata categoria (che amano gli approfondimenti) si punterà ad articoli lunghi e dettagliati.
La questione è, in realtà, molto più complessa di come l’ho posta nel commento in quanto ci sarebbero diverse altre variabili da analizzare.
Ottimo commento Anna, sono d'accordo sia con te che con Rosalba. Una variabile da considerare è anche che il "cibo" informativo può essere di svariata natura, con riferimento a una stessa specie che lo ricerca,rispetto al cibo alimento che è più circoscritto. Intervento molto valido.
RispondiEliminaLa novità è ciò che è recente come notizia, ma anche necessariamente per il singolo è novità ciò che scopre in quanto sconosciuto fino a quel momento(anche se è stato scoperto 10 anni prima)
RispondiEliminaSu internet a decretare la novità è il motore di ricerca che indicizza i contenuti più recenti, quindi è un pò una novità imposta.
La brevità è un fatto utilitaristico di gestione delle energie (quando un articolo è troppo lungo lo abbrevio saltando intere parti lo confesso), concordo pienamente sull'analogia: piacere - brevità - riazzeramento - nuvo piacere, che secondo me è trasferibile anche nella lettura di nuovi contenuti sul web.
(spero do non aver pasticciato nelle riflessioni cercando la brevità)
infatti oscar, quello che fa dell'inglese la lingua internazionale per antonomasia è, oltre la potenza economica anglosassone prima e americana poi, la relativa facilità grammaticale, anche se unita alla difficoltà di pronuncia, come dioniso ha mostrato in suo post.
RispondiEliminaDioniso, io ritengo la ricerca della novità un comportamento basico, imprescindibile, che fa parte della natura di tutti gli animali: cercare cibo e partner. su questa base si innesta la compulsività, perchè la novità è piacevole (attenzione a non far entrare ancora la cognizione umana) quando la si ricerca attivamente. su questa base tento di instaurare un collegamento tra novità e compulsività, nel post successivo a questo.
sulla brevità: in senso ampio la brevità proviene sempre dal nostro corpo, in particolare dal piacere, che è breve. il piacere non può essere di lunga durata, anche se i topolini che premevano la levetta davano modo di gradirlo continuamente. infatti il problema non è quello di sperimentare i piacere quanto quello di scordarsi di tutto il resto, cosa che i topolini facevano.
quindi l'analogia potrebbe essere questa: piacere - brevità - riazzeramento - nuovo piacere.
Sì effettivamente tu ti chiedevi se sussista una relazione tra brevità e novità. Cioè brevità come una sorta di amplificatore di novità? Brevità come condizione necessaria ma non sufficiente per dare il senso della novità? A parità di contenuto di novità probabilmente sì. Ma tutto il discorso sulla brevità non potrebbe essere correlato a qualcosa di più ampio che non alla sola novità?
RispondiEliminaPer quanto riguarda la lingua inglese, forse, come diceva paopasc, si deve distingure tra il vocabolario vero e proprio e quello "minimo di interazione". Infatti se consideriamo la ricchezza del vocabolario come numero di lemmi, allora è abbastanza noto che "l’inglese è la lingua col lessico maggiore in assoluto". Come citato ad esempio in questo forum dell'Accademia della crusca.
Secondo me in epoca pre-Megaragnatela era un po' diverso. Poi ci sono stati diversi passi sempre più spinti verso brevità e sintesi. Lettera, email, pagina web, blog, facebook, twitter.
RispondiEliminaSono d'accordo con quanto scrive Teoderica. Anch'io mi comporto un po' come lei. E ho notato che anch'io mi faccio influenzare molto sostanzialmente da tre fattori: titolo, prime righe e lunghezza. Se il titolo e le prime righe non suscitano il mio interesse non proseguo. Se lo suscitano, però l'articolo è troppo lungo a quel punto si attivano una serie di considerazioni: quanto tempo ho? quanto m'interessa? lo metto tra i non letti? lo ignoro? Forse qualcosa di simile può anche avvenire durante la lettura di un quotidiano cartaceo. Però forse in quel caso i tempi e i contesti della fruizione favoriscono un po' di più l'approfondimento. Abbastanza diversi sono secondo me invece i fattori quando si parla della lettura di libri.
Per quanto riguarda l'esperienza con il mio blog ad esempio ho notato che dopo lo tzunami di diffusione a catena di Facebook i commenti sui miei post si sono decimati. Ma questo può essere un fenomeno legato in particolare al mio blog, visto che un paio di anni fa si era trasformato in una sorta di social network.