venerdì 13 agosto 2010

Effetto placebo e suggestione: esclusione o inclusione


Vi sono cose che mantengono celato il loro funzionamento a lungo e non danno mostra di essere facilmente spiegabili. Una di queste è il famoso effetto placebo, che esiste anche nella versione dannosa e si chiama effetto nocebo.
Un aspetto particolare di questo tipo di suggestione è che ne sono coinvolte più le donne degli uomini, causa la loro maggiore emotività.
Allora mi sono chiesto una cosa. Se anche fosse vero che le donne sono più emotive o suggestionabili perché si fanno maggiormente coinvolgere o perché sono più creative, in poche parole perché adoperano di più la componente emotiva, rispetto agli uomini che utilizzerebbero di più quella razionale, se non vi fosse di mezzo questa componente cosiddetta razionale, l’effetto placebo/nocebo sarebbe uguale nei due sessi?
E in più: in cosa consisterebbe inoltre questo maggior utilizzo emotivo femminile, dato che non sembrano, le donne, il genere più “scalmanato” o aggressivo?
Cosa sarebbe questa emozione che le fa empatizzare ma non (almeno statisticamente) eccedere in quelli che sono i corollari tipici di una risposta con maggiore impegno emotivo, e cioè attenzione, aggressività, prontezza e via dicendo.
La realtà, penso, dovrebbe stare in questi termini. La presunta minore risposta emotiva degli uomini, risposta generica agli stimoli ambientali, è una balla. Quello che si può dire è che, sempre statisticamente, i due generi rispondono emotivamente indirizzando le risposte su versanti diversi, ma il livello di impegno emotivo dovrebbe essere più o meno simile.
Dunque, in cosa consisterebbero questi due versanti?
Consideriamo questi due semplici panorami comportamentali: esclusione e inclusione.
Il comportamento di esclusione tende a allontanare qualcosa dal sé. Spesso questa cosa è un altro vivente. Il fatto di allontanarla la definisce chiaramente e inequivocabilmente come altro da sé e in questo modo può essere affrontata o ignorata. L’esclusione diremo quindi che comporta una doppia risposta, genericamente parlando: è importante per l’organismo comprendere che una serie di stimoli identificabili con un ente unitario sono altro da sé, perché questa constatazione permette di agire sull’ente oppure di ignorarlo. In linea generale, se l’ente non ha queste caratteristiche di esclusione significa che riguarda, probabilmente, l’organismo stesso e, nella maggior parte dei casi la risposta non può contemplare ignorare o disinteressarsi degli stimoli, perché uno stimolo che insiste sul nostro sè è sempre importante.
Ecco che allora l’inclusione comporta una presa in considerazione, un interesse, nei confronti di un gruppo di stimoli riferibili a un ente unitario. Non che l’esclusione, in uno dei due casi possibili, non comprenda interesse verso l’ente. Però una risposta possibile è anche il disinteresse. Io affermo che nell’inclusione non è possibile ignorare il segnale proveniente dall’ente perché questo insiste a ridosso del sé anzi, tenta di entrarne a far parte, e, in linea generale, non è possibile ignorare se stessi.
Questi due atteggiamenti generici, che non vorrei rivestire di eccessivo carattere psicoanalitico, rappresentano due sistemi di risposta agli stimoli, le prime risorse disponibili quando si profila un nuovo insieme di stimoli o un insieme di stimoli importanti per la sopravvivenza.
L’esclusione permette l’attacco, l’uccisione, la cacciata, in genere tutti quei comportamenti aggressivi che servono all’organismo per sopravvivere, e quindi per cibarsi, abbeverarsi,  avere un territorio e così via. Permette anche l’utilizzo, il poter essere mangiato di un ente, bevuto, graffiato, come accade al cibo di vari animali, sia erbivori che carnivori, o come succede a un tronco sul quale ci si arrota le unghie, o come capita al terreno sul quale si poggiano zoccoli o cuscinetti.
L’inclusione permette l’accudimento, la difesa, la pulizia (grooming) , la riproduzione e in genere l’aiuto. Questo accade perché l’ente viene vissuto come vicino a sé, come incluso o quasi incluso a sé e questa vicinanza o inclusione inibisce l’azione come caratterizzata sopra per l’esclusione.
Sono in pratica due modelli di azione molto generici sui quali poi si instaurano le varianti comportamentali generate dalla complessità degli stimoli e degli ambienti.
Questi modelli sono legati a ricostruzioni emotive (affettive) collegate a ricostruzioni spaziali. Solo un accenno per ora a questa cosa: ricostruzione emotiva (affettiva) e ricostruzione spaziale.
La ricostruzione emotiva impegna la definizione di fattibilità esclusiva o inclusiva: serve a distribuire correttamente l’impegno motorio, per non escludere chi bisogna includere, come per esempio i figli, sui quali si deve agire in maniera intensa ma non come se si volesse ucciderli, e anche per non includere chi invece bisogna escludere, perché un predatore, tanto per restare in tema, non è un figlio da accudire.
La ricostruzione spaziale impegna la definizione di fattibilità fisica: serve a comprendere lo spazio fisico in termini di spazio che può essere agito dal punto di vista motorio in relazione alla propria struttura muscolo-scheletrica.
Ma, come vi renderete conto, queste due definizioni, per quanto forse corrette, sono comunque certamente insufficienti. Infatti la ricostruzione emotiva non potrebbe aver luogo senza una ricostruzione spaziale dell’ente, a cui vogliamo dare finalmente un nome, che potrebbe essere dunque un predatore. La ricostruzione spaziale, definendo gli atti motori permessi e necessari sia dall’ambiente che dal predatore, dovrebbe già includere in sé inclusione e esclusione, come somma di atti permessi o negati. Ma le emozioni esistono, e esistono emozioni uguali che possono dar luogo a atti diversi, dunque la cosa è sicuramente più complessa di come l’ho ipotizzata, ma sul fatto, pragmaticamente accertato, che esistono emozioni e capacità geometriche anaffettive, dovrebbe esserci un sostanziale accordo.

14 commenti:

  1. Io non sapevo dell' effetto nocebo, a dir il vero non so nulla, però mi intrigano i tuoi post, mi intrigano parecchio.
    Ci sono persone ( indiferrentemente dal sesso)che "includono" difficilmente, altre che includono ed escludono facilmente.
    E' possibile che chi include difficilmente ( i parenti entrano di diritto nei tuoi confini)sia propenso poi ( magari un amore finito)ad escludere più difficilmente, del tipo dove mi attacco muoio?
    Non so quanto tu abbia potuto capire dal mio discorso sconclusionato...ma attendo risposta.
    Buon Ferragosto.

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  2. Dopo aver preso un Aulin ho deciso che le donne e gli uomini, oggi, non sono più così diversi tra di loro come un tempo, quindi il tutto MI sfuma in un "ognuno reagisce a modo suo" che non vuole essere un qualunquistico tentativo di smontare il tuo splendido post, ma mia moglie mi aspetta per caricare una pesantissima vetrinetta in macchina per cui dovevo giungere ad una conclusione, una qualsiasi, in breve tempo.

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  3. Cara Teo, per ora il discorso non verte sulla variabilità individuale, quanto sulla definizione di comportamenti di base dai quali far originare tutti gli altri. L'inclusione e l'esclusione le vedo come l'endocitosi (processo con il quale la cellula, attraverso un'invaginazione della membrana, fa entrare piccole molecole all'interno) e l'esocitosi (il processo inverso). Siccome è un processo che funziona io penso che il sistema nervoso l'abbia mantenuto.
    Il discorso che fai tu implica la disposizione individuale. Io posso cercare di spiegare in che modo alcuni sono più inclusivi e attraverso quale meccanismo, ma difficilmente si potrà rispondere perchè quello e non un altro.

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  4. Ottimo motivo Lorenzo anche se mi sa tanto da corvèe! e grazie per i complimenti.
    (interessante l'utilizzo di un antinfiammatorio quale fattore facilitante una visione disincantata...)

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  5. Una donna "accudente" è Inclusiva, mentre un uomo "cacciante" è Esclusivo. Cacciare e scacciare sono Movimenti di senso opposto, però. Si caccia (bisogno di cibo o bisogno naturale per riprodursi) per possedere, e quindi per Includere, e si scaccia (difesa del sè e del proprio territorio) per allontanare e quindi Escludere. L'uomo possiede entrambi i movimenti, più o meno accentuati, mentre la donna si riserva la fase "accudente", inclusiva, in seconda battuta, per Preservare.
    Veniamo alla Suggestione, genericamente intesa come Emotività, visibile esteriormente più nella donna che nell'uomo. Lasciando perdere i coinvolgimenti sociali e culturali che imprigionano i comportamenti tra i sessi (virilità-mascolinità versus femminilità-fragilità), ampiamente superati, resta l'evidenza della manifestazione diciamo "nello spazio" di tali emotività espresse. Empatia e suggestionabilità apparterrebbero più alle donne che agli uomini, dici questo Paopasc, in sostanza, e ti chiedi il perchè.
    Come fa l'uomo a mostrare la sua fase accudente e Inclusiva, che tiene celata, se non c'è una donna che empatizza, esagera e si rende "cacciabile" o accudibile?
    In poche parole, se è nella natura della donna di crescere e accudire, ma non in quella dell'uomo, che invece caccia e scaccia, se i due sessi devono quindi incontrarsi e soprattutto coesistere nello spazio ( e aggiungo "nel tempo", che è una serie di spazi allineati, in questo caso) è necessario che i movimenti si invertano. L'uomo dovrà accudire e includere, mentre la donna dovrà sfuggire ed escludere. Il bisogno che segnala la donna dell'essere accudita si può manifestare soltanto come Eccesso di Emotività: è una specie di segnale, secondo me.
    La suggestionabilità è un artificio naturale, un mezzo, un'arma di caccia, un modo di essere che l'altro, in questo caso l'uomo appunto, riconosce come Altro da sè. L'uomo riconosce la femminilità e quindi la desidera (non importa se per cacciarla o per scacciarla), soltanto se è accentuata, se trasborda, se si rende "notabile". L'uomo ha uno sviluppo ritardato, come i bambini, che necessitano di manifestazioni emotive eccessive e ripetute, sia nella finzione del gioco che nella realtà. Per far ridere un bambino, la finta caduta verrà resa rocambolesca, così come lo spavento avrà bisogno di un Buuuuu a voce alta. Credo che il ritardo di cui soffre consapevolmente l'uomo nella manifestazione dell'emotività sia incolmabile perchè fisiologicamente funzionale. L'uomo è e resta sempre "più giovane": è più effimero, e muore prima.
    Il masochismo, il Nocebo dilatato, poi è l'ultimo baluardo: anticipare non una sconfitta, ma un Non essere nello spazio del tempo. Non entrare nel gioco, non partecipare, venire ignorate. Le donne sono masochiste perchè gli uomini sono numericamente troppo pochi per accorgersi tutti di loro. Una donna che non Include, così si autoelimina. Se la proporzione fosse diversa: 7 uomini per 1 donna, assisteremmo a episodi risibili di Emotività e di Masochismo spinto da parte degli Uomini, forse, tipo stordirsi coi reality durante i Mondiali di calcio, con in mano una tisana al tiglio e la birra nel pattume. E lacrime, ma tante, proprio "come lacrime nella pioggia".
    Io le Femministe non le sopporto, Paopasc, e nemmeno le categorie Uomini e Donne.
    Scherzavo e scherzo, però qualcosa di giusto e vagamente inerente al tuo post forse l'ho scritto lo stesso, tu cosa dici?

    B

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  6. Io mi facilito il compito e sottoscrivo quanto ha scritto B anche perchè molte delle cose che ha scritto le ho pensate mentre leggevo e siccome domani è ferragosto e il mio cervello è ancora in vacanza (il conto alla rovescia è iniziato) aspetto di leggere come ribatti in questa interessante disputa esclusione vs inclusione.
    Rosalba

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  7. L'avevo detto io: io-l'avevo-detto!
    si, ma cos'è che avevo detto? e poi, l'avevo detto veramente?
    quello che avevo detto era che inclusione e esclusione sono comportamenti di basso livello per cui può essere benissimo che "cacciare" richieda prima una esclusione (perchè si caccia altro da sè) e poi una inclusione (perchè lo si fa diventare sè). Non ho forse sempre detto che le emozioni, in fondo in fondo, son spesso le stesse e che solo l'oggetto o il soggetto sulle quali le agisci fa la differenza?
    quanto alla frase incriminata, perchè è incriminata, e cioè che le donne sarebbero più suggestionabili e bla bla bla, devo dire che la letteratura in merito è controversa, ma è più per l'indifferenza di genere. una frase sulla maggior suggestionabilità l'ho sentita pronunciare da una ricercatrice, non ricordo il nome (Mazzoli ? boh) che in un esperimento sull'effetto nocebo rilevava una maggior propensione femminile vs maschile. non ho però che questo.
    ma al di là di questo aspetto, io critico la dicotomia donne emotive e uomini razionali e per questo ipotizzo una diversa direzione dell'emozione. ma sempre emozione è. poi manca anche una definizione esatta di emozione. piano piano cerchiamo di allineare i vari ossicini di questo reperto paleontologico.
    la questione che poni, B, è valida, e senz'altro si può affrontare e cercare di "includerla" ma per ora mi interessava definire una serie di comportamenti di base, che riguardano organismi più semplici. la combinazione degli effetti da te descritti è ovviamente funzionale perchè obbedisce ai vari sistemi e adattiva perchè permette la sopravvivenza e la riproduzione. sebbene i due aspetti siano allineati, per quanto riguarda l'uomo interporrei sempre la cultura, che potrebbe falsare le cose.
    e a proposito di lacrime nella pioggia, qui adesso di pioggia ce n'è tanta, ma tanta, quindi se è merito tuo smetti di piangere, please!
    Si.

    soddisfa la risposta data a B, Rosalba?

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  8. http://www.youtube.com/watch?v=NPDx9HPOGwA
    certe volte si piange "in maggiore", ora non è tempo di morire, Paopasc!

    B

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  9. Pa, mi interessa molto ciò che hai scritto nel commento di risposta a Teo:
    L'inclusione e l'esclusione le vedo come l'endocitosi (processo con il quale la cellula, attraverso un'invaginazione della membrana, fa entrare piccole molecole all'interno) e l'esocitosi (il processo inverso). Siccome è un processo che funziona io penso che il sistema nervoso l'abbia mantenuto.

    Ergo inclusione ed esclusione sono due modelli generali e funzionali entrambi alla sopravvivenza. Io li vedo entrambi carichi di emotività nel senso che forniscono una risposta, nel senso dell’azione, diversa in base alle sollecitazioni recepite.

    Prendiamo il caso di una coppia di genitori con prole e immaginiamo, per rendere più facile la comprensione, che siano due cavernicoli, quindi al di fuori dei limiti imposti dall’evoluzione culturale.

    Papà cavernicolo non include forse come mamma cavernicola quando deve difendere la piccola prole cavernicola? Certo che sì e nello stesso tempo i genitori cavernicoli non escludono entrambi quando cacciano per procurare il cibo ai piccoli cavernicoli? Forse si daranno una regola interna, ma probabilmente nel modello cavernicolo non c’era una grande differenza maschile/femminile nella risposta inclusiva/esclusiva corrispondente al carico emotivo corrispondente.

    Se poi consideriamo altri casi nel regno animale, mi viene in mente lo spinarello (un pesce appartenente alla famiglia Gasterosteidae) in cui i maschi dopo aver fecondato le uova si prendono cura dei piccoli avannotti finché non sono autonomi…con tutto questo panegirico vorrei significare che modelli inclusivo/femminile ed esclusivo/maschile sono dovuti alle pastoie culturali che identificano il femminile come fragile ed emotivo e il maschile come razionale e dominante.

    In realtà la carica emotiva è presente nella stessa misura, io penso, in entrambi i sessi, ma si manifesta diversamente a causa dei modelli sociali.

    Ritornando agli esseri umani, Pa, ti porrrei una domanda: “La maggiore estensione del corpo calloso nella donna potrebbe secondo te influire sulla distribuzione emotiva oppure le emozioni sono connesse soltanto alle strutture limbiche?”

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  10. mannaggia, avevo scritto un bel commento e mi s'è cancellato!
    riassumendo:
    il ruolo del corpo calloso è anche quello di favorire la maggiore simmetria interemisferica presente nelle donne, facilita il riconoscimento di volti presentati a un solo emisfero, e penso abbia un ruolo, stante la ripartizione sinistro-conosciuto e destro-nuovo di favorire l'accudimento del piccolo integrando velocemente i dati nuovi con quelli già conosciuti. Sul ruolo della memoria emotiva questo recente lavoro http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/329/5992/649 ipotizza la conservazione della memoria connotata emotivamente nelle aree sensoriali secondarie, la cui distruzione impedisce il ricordo emotivamente connotato ma non quello non connotato. il corpo calloso è in questo caso un facilitatore del collegamento in genere.
    quindi, per rispondere, influisce grazie alla maggiore e più veloce integrazione.
    anche l'effetto multitasking permesso alle donne, l'attenzione su due eventi, avviene grazie al corpo calloso. dovrebbe avere a che fare con la maggiore facilità di integrazione delle micro-coscienze (ipotesi mia) che permetterebbe la presenze di due sè (insomma detto così alla buona, eh, se ne riparla...)

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  11. a integrazione di quanto sopra:
    il fatto di poter dirigere l'attenzione su due eventi fa chiaramente diminuire il totale di attenzione verso ogni singolo evento e predispone a una maggior "distraibilità"...

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Appena letto il nome mi è subito tornato in mente quello che ci diceva la psicologa della clinica in cui ho avuto il mio incontro con la malattia:
    non ascoltate chi dice che se crederete nella guarigione allora avrete più probabilità di guarire: ci sono studi che dimostrano che non è vero; non sentitevi quindi in colpa se i farmaci non daranno i risultati attesi.
    Devo dire che alla fine lo sviluppo del mio caso personale non ha contraddetto l'osservazione della psicologa. Infatti, nonostante io avessi una speranza di guarigione pressoché nulla, sono guarito lo stesso.

    Dopo questa memoria sono andato a leggere velocemente che cosa sarebbe precisamente l'effetto nocebo.

    "Nocebo è un termine utilizzato per etichettare le reazioni negative o indesiderate che un soggetto manifesta a seguito della somministrazione di un falso farmaco completamente inerte, ma da esso percepito nocivo."

    Quindi si tratterebbe di qualcosa di un po' diverso rispetto all'effetto citato dalla mia psicologa. Mi piacerebbe però sapere se ci sono effettivamente studi relativi a questo effetto e se sono correlati in qualche modo all'effetto nocebo.

    Un corollario dell'effetto nocebo potrebbe essere: non leggete mai il bugiardino dei medicinali che assumete in quanto la probabilità di manifestazione degli effetti collaterali potrebbe crescere. Fatelo leggere a qualcun altro in vostra vece.

    RispondiElimina
  14. Appena letto il nome mi è subito tornato in mente quello che ci diceva la psicologa della clinica in cui ho avuto il mio incontro con la malattia:
    non ascoltate chi dice che se crederete nella guarigione allora avrete più probabilità di guarire: ci sono studi che dimostrano che non è vero; non sentitevi quindi in colpa se i farmaci non daranno i risultati attesi.
    Devo dire che alla fine lo sviluppo del mio caso personale non ha contraddetto l'osservazione della psicologa. Infatti, nonostante io avessi una speranza di guarigione pressoché nulla, sono guarito lo stesso.

    Dopo questa memoria sono andato a leggere velocemente che cosa sarebbe precisamente l'effetto nocebo.

    "Nocebo è un termine utilizzato per etichettare le reazioni negative o indesiderate che un soggetto manifesta a seguito della somministrazione di un falso farmaco completamente inerte, ma da esso percepito nocivo."

    Quindi si tratterebbe di qualcosa di un po' diverso rispetto all'effetto citato dalla mia psicologa. Mi piacerebbe però sapere se ci sono effettivamente studi relativi a questo effetto e se sono correlati in qualche modo all'effetto nocebo.

    Un corollario dell'effetto nocebo potrebbe essere: non leggete mai il bugiardino dei medicinali che assumete in quanto la probabilità di manifestazione degli effetti collaterali potrebbe crescere. Fatelo leggere a qualcun altro in vostra vece.

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