lunedì 20 settembre 2010

VI. Una questione di mondi

Un commento di Flavio Ubaldini del blog Blogghetto, mi spinge ad approfondire certe considerazioni. Egli avanza un’ipotesi normativa simile alla suddivisione di Saul Kripke in mondi possibili, notandone l’impossibile transitività.
Non voglio però rimanere in ambito puramente logico-filosofico, pure se sarebbe un ambito piacevole da approfondire, soprattutto perché potrebbe essere a fondamento dei meccanismi di  funzionamento della mente, ma tendo ad allargare l’orizzonte, coinvolgendo altre discipline orientate al biologico.
Flavio ipotizza che la realizzazione di un sogno di un tale x nel mondo A si verifichi in un mondo B. In definitiva la realizzazione della fantasia prende un nuovo mondo, è una biforcazione della storia: ma x, dove continua a vivere, su A, su B o su entrambi?
Farei queste modifiche: B è il mondo delle fantasie, o meglio, è il mondo dei desideri di x, desideri che non sono realizzati, dei suoi sogni, e rimarranno su B fintanto che non saranno realizzati. Un mondo del genere è piuttosto personale. Possiamo dire che, a fianco del mondo A che, bene o male, contiene tutti gli x che lo abitano (x1, x2, x3….xn, insomma tutti gli umani) sono possibili numerosi mondi B, ovvero i mondi di ciò che non è reale (almeno nel mondo A) e che ogni x può, al limite, avere il suo mondo B che chiameremo B1, B2, B3….Bn, stabilendo quella che si chiama una relazione biunivoca tra ogni x e ogni B collegato.
Noi sappiamo per certo che quasi ogni x del mondo A (tanto per essere chiari ogni umano nel mondo reale A, che è questo che noi umani viviamo) ha delle fantasie. Non tutti ce le hanno, però buona parte ce l’ha. Ora, in questo mondo di fantasia, che abbiamo chiamato B, ognuno vive una realtà attenuata, perché se pure desiderata non ha le stesse caratteristiche della realtà e, pur essendo appagante, come sogno, non lo è mai come lo è la realtà. In questo mondo B, questo x di A costruisce un suo mondo, che in buona parte ricalca il mondo A, con ovvie modifiche. Possiamo anche spingerci ad affermare che questo x che fantastica un suo mondo in B, per gli attimi in cui asseconda questa sua fantasia, conduca un genere di esistenza, pur come detto attenuata rispetto ad A, che possa essere equiparata a quella in A.
Cosa voglio dire? Nel suo mondo di fantasia B, x continua ad aver bisogno delle stesse situazioni di vita che sperimenta in A: ha cioè bisogno di stabilire relazioni con gli altri, uomini e donne, di condurre una vita o meglio, di condurre un certo desiderio di vita, insomma fa le cose che farebbe in A, solo che le fa come vuole lui. Per capirci, egli non vive su B una vita, poniamo, da lombrico, perché pur con tutta la fantasia del mondo, è piuttosto difficile sapere cosa vuol dire “sentirsi” un lombrico, egli vive una vita da umano, da umano che realizza tutti i suoi desideri.
A scanso di equivoci, diciamo subito che senza l’ x del mondo A non ci sarebbe quello del mondo B. Fatta questa necessaria premessa, mi piacerebbe appurare se questa similarità situazionale (cioè il fatto di condurre sia su A che su B comunque una vita umana, solo che in A pochi desideri si avverano mentre in B tutti) permetta all’ x di B di essere considerato come un individuo del tutto simile, dal punto di vista dell’espressione comportamentale, all’ x di A. In seguito, mi piacerebbe dimostrare che questa similarità, se esiste, permette all’x di B di provare a sua volta due effetti: egli vive la sua vita di B come una realtà (come l’x di A vive la sua in A) e, come l’x di A, ha desideri che esulano da B e finiscono per creare un mondo C, che è il mondo delle fantasie dell’x di B, che è a sua volta mondo della fantasia dell’x di A.
Alcune precisazioni sui vari mondi A, B e C. Il mondo A è un mondo in gran parte indipendente da x, nel senso che quello che vi accade non sempre risente della volontà di un x qualsiasi, poche volte i desideri si avverano e insomma, dal punto di vista di x, è un mondo poco influenzabile da lui.
Il contrario accade nel mondo B e, in conseguenza, sui mondi C e così via. Nel mondo B accade tutto quello che l’x in B vuole far accadere. È l’x in B che decide come si sviluppano le storie. Egli ne ha il controllo totale. L’unico fatto del quale x non ha il controllo è questo: ogni volta che un evento su B si realizza in A, sparisce da B, perché B è il mondo delle cose non (ancora) realizzate.
Quali altre differenze esistono tra il mondo in A e quello in B? E’ quello che cercherò di capire la prossima volta…

8 commenti:

  1. Grazie per la citazione e per l'interessantissimo sviluppo. Il modo in cui li avevo inizialmente immaginati io era un po' diverso. Nel mio.... chiamiamolo modello, ci sarebbe anche la variabile d: uno specifico desiderio. Quindi x in A ha diversi desideri tra cui d. B(d) sarebbe il mondo parallelo più vicino ad A in cui d si realizza.
    Immaginavo inoltre l'x di B come un x' che potrà sviluppare un d' che sarà realizzato in C(d').

    Una domanda sul tuo ultimo paragrafo. Tu dici: "nel mondo B accade tutto quello che l’x in B vuole far accadere". A me verrebbe più da dire che nel mondo B accade quello che l’x in A vuole far accadere. L'x (o x') in B non dovrebbe influenzare quello che accade in C?

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  2. No, Flavio, forse l'ho espresso male. Volevo dire che l'x in B, contrariamente all'x in A, può influenzare ogni evento in B (cosa notoriamente impossibile all'x in A). Il mondo B, per l'x in A, è il mondo della fantasia, ma in quel mondo della fantasia, l'x in B può scegliere tutto quello che vuole. La realtà dell'x in B è un mondo perfettamente influenzabile e conformabile a suo piacimento. Perciò possiamo rinormalizzare e partire dall'x in B, presumendolo indipendente dall'x in A anche se non è così. Ora, è possibile per l'x in B, che può decidere tutta la storia (dato che B è il mondo della fantasia) abbia altre fantasie, che si manifestano nell'x in C?
    Molto valido il tuo ragionamento, che avevo un po' travisato.
    L'essenza che voglio definire è la reciproca influenzabilità del mondo B (le fantasie, le teorie, la mente in generale) sul mondo A (la realtà), quanto è reale il mondo B e se il mondo C, che credo esista, sia però inaccessibile (altra cosa che credo)...

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  3. Molto interessante, Pa. Epperò se stai cercando di sviluppare un modello matematico, questo deve reggere formalmente. Onde per cui i tre insiemi universo A, B e C dovrebbero avere rispettivamente per elementi x1(A), x1(B), x1(C) e non x1, B1 e C1...eccetera sino a xn(A), xn(B), xn(C)

    Inoltre, mi chiedo come fa a reggere la biunivocità nel caso di x0(A), x0(B), x0(C).

    Ovvero, ad esempio nel caso della retta reale al punto O corrisponde lo 0 e viceversa e ciò ha un senso perché O corrisponde ad un punto della retta in una ben determinata posizione e 0 appartiene all'insieme dei numeri reali, nel caso di x0(A) significherebbe che non esiste un uomo, ergo...

    Forse, però, non ho colto il tuo ragionamento sino in fondo.

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  4. OK, obbedisco, ma non lo so, se ci sta...
    Ciao Paopasc,
    Hai scritto dei post che mi piacciono tanto, e poi li hai scritti benissimo, che quando scrivi così io sento la musica della mia lingua e tutti gli Antenati che declamano dentro di me, ecco. Metto alcune mie considerazioni, "cose" che mi sono venute in mente
    leggendoli.
    Seguendo il tuo ragionamento, che A sia il mondo del reale, e B quello
    della fantasia, che siano 2 mondi distinti insomma, commento così =
    - Il mondo C, D, eccetera non servono. Esistono solo due mondi = A =
    realtà e B = fantasia. Il mondo B contiene altri mondi già di per sè,
    che possono essere dei sottoinsiemi, se vuoi, ma B è unico, come lo è
    la Fantasia.
    - Esiste la possibilità che il mondo A, quello della realtà, si
    trasformi in mondo B, quello della Fantasia? Quando B diventa A, tu
    dici, collassa in A, cessa di esistere.
    - I 2 mondi non possono mai coincidere, A sarà sempre diseguale a B e
    viceversa.
    - x andrà da A a B, ripetutamente, per tutta la durata della sua vita
    biologica.
    A e B hanno quindi un Tempo?
    Ora io non seguo più il tuo percorso. Provo a costruirne uno opposto.
    - Fantasie e desideri non sono la stessa cosa. Le fantasie non sono le
    cose non ancora realizzate, quelli sono i desideri, ma il mondo B,
    quello della fantasia, si nutre non di desideri nè di aspirazioni, ma soltanto della contro-realtà. In B sono contenute infatti anche fantasie "peggiorative" del mondo A, perverse, tristi, romantiche e "mortali" e mortifere. B è il mondo delle altre vite che x può avere:
    altri personaggi da recitare lui stesso, altre locations, altre
    storie, come dici tu. La Fantasia può diventare anche Fantasticheria sul reale: è solo questo il caso in cui si desidera "trasferire" la vita di B in A, ed è possibile, e a volte succede, ma non è un'altra vita, è soltanto l'immagine della vita di B riprodotta malamente in A.
    - Il mondo A, il mondo della realtà, non esiste senza il mondo B, e
    viceversa. Mi spiego meglio, ci provo...
    Il mondo A non "ci basta", abbiamo "bisogno" di un mondo B, perchè
    altrimenti x non avrebbe l'idea di futuro, del mutare, del cambiare,
    del "procedere", nel senso di movimento, appunto. Il Futuro è sempre
    il mondo B, ciò che in potenza è "accadibile". Non intendo Spes, Ultima Dea, parlo biologicamente della certezza dell'invecchiare, della certezza della morte, che non è altro che il Futuro portato alle estreme conseguenze. Lo spazio che ci divide dalla fine di questo Futuro, dalla morte, è lo spazio "agibile", uno spazio limitato che x cerca di rendere infinitesimale (non infinito), frammentandolo in attimi di "possibilità", in "monadi" uniche e irripetibili. La fantasia è una Possibilità, un mondo ipotetico, è il Pensiero. Penso al linguaggio, alla grammatica, all'imperfetto conativo, penso alla differenza strutturale delle grammatiche latine, alla nostra lingua, rispetto a quella inglese: non riusciamo a tradurre il tempo futuro, non abbiamo linguisticamente la stessa idea di futuro.
    - Non esiste un mondo A e un mondo B, esiste un Mondo, fatto di A e di B e diverso per ciascun x. Il numero dei mondi non è infinito, è
    esattamente uguale al numero degli x
    - Perdere il senso della realtà significa letteralmente smarrire il
    significato di una parte di noi, non significa confondere A e B, che
    sono la stessa cosa.
    - Il divino, il Sacro, è la spiegazione razionale dell'impossibile
    trasferimento da A a B. La religione vive di fantasie indimostrabili e
    le postula come Reali.
    - x dotato di Fede è morto, ha finito il suo percorso, ha ucciso le
    sue fantasie "realizzandole"
    - l'ateismo resta l'unica forma di vita che x può conservare per
    continuare a ricostruirsi un mondo B, continuamente, e non il
    contrario. Il Credente brucia la sua fede, non si eleva: si traveste
    di aridità.
    L'ateo è il vero Sognatore.

    E' colpa tua.

    B

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  5. Scusa, ma non riesco a capire. Forse perché la mia interpretazione non coincide con quello che tu hai scritto.
    La mia interpretazione è questa: B è il mondo in cui i desideri di x in A (x(A) per usare la notazione di Annarita) si realizzano. Quindi per x(B) tutti i desideri di x(A) saranno realizzati ma allo stesso tempo x(B) svilupperà dei nuovi desideri che non saranno realizzati in B per definizione ma lo saranno in C. Ho capito male? Se ho capito male abbi pazienza considera che molti dei miei neuroni sono stati bruciati qualche anno fa.

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  6. Hai capito bene: per x in B l'eccezionalità (rispetto all'x in A) del suo mondo diventa una normalità, rispetto alla quale avere sogni e desideri in C.

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  7. Grazie per la citazione e per l'interessantissimo sviluppo. Il modo in cui li avevo inizialmente immaginati io era un po' diverso. Nel mio.... chiamiamolo modello, ci sarebbe anche la variabile d: uno specifico desiderio. Quindi x in A ha diversi desideri tra cui d. B(d) sarebbe il mondo parallelo più vicino ad A in cui d si realizza.
    Immaginavo inoltre l'x di B come un x' che potrà sviluppare un d' che sarà realizzato in C(d').

    Una domanda sul tuo ultimo paragrafo. Tu dici: "nel mondo B accade tutto quello che l’x in B vuole far accadere". A me verrebbe più da dire che nel mondo B accade quello che l’x in A vuole far accadere. L'x (o x') in B non dovrebbe influenzare quello che accade in C?

    RispondiElimina

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