In realtà il pezzo di Travaglio non è tanto di critica contro Saviano quanto contro certi progressisti anzi, progressisti "perfetti", pettinatini. Una trasmissione confezionata come un pacco natalizio, insomma, questo il rilievo di Travaglio, troppo perfettina, troppo bilanciatina, troppo politically correct, che sconfina nel Sangue dei vinti pansiano, cioè di quelli che mettono tutti nello stesso calderone, buoni e cattivi, e che finiscono per picchiare giù duro anche dalla propria parte.
A Saviano, Travaglio rimprovera semmai di essere stato scontato, di aver scelto di fare un pezzo storico, retrospettivo, mentre c'è un'attualità stringente che preme per emergere, anzi, un'attualità che è quasi una fotocopia dei fatti accaduti a Falcone: le critiche giuste e quelle ingiuste, quelle fatte di persona e quelle anonime, quelle in buona fede (come Sciascia) e quelle in mala fede. Falcone è un'icona, nessuno lo mette in discussione, meglio sarebbe stato affrontare la contemporaneità. Quindi, scelta sbagliata dagli autori, quella di puntare su un pezzo "classico", senza nessuna vera novità, addirittura forse incompleto.
Ora, voglio dire una cosa scontata: le critiche non piacciono a nessuno. D'altra parte, ognuno pretende di poter criticare, lo ritiene un diritto fondamentale, irrinunciabile. Che però le critiche, anche quelle costruttive, anche quelle fatte dagli amici, anche quelle fatte in maniera educata, non piacciano a nessuno (o quasi, qualche masochista c'è sempre) è un fatto incontestabile (ancorchè non provato scientificamente).
Una piccolissima prova l'ho avuta stamane, quando su Facebook, nel giro di amici, ho criticato una critica alla trasmissione Vieni via con me, anche se questa critica, come precisato ,non era sui contenuti ma sulla forma. Sta di fatto che, pur con tutta la diplomazia di cui ero capace, c'è stata una reazione leggermente risentita, cioè mica arrabbiata, però pur sempre risentita. E' una prova del fatto che le critiche non piacciono a nessuno. E allora? si dirà. L'allora è questo.
Secondo voi, le critiche aggregano o disgregano? fanno crescere (a livello personale) o fanno solo arrabbiare? aiutano le persone a raggiungere una consapevolezza superiore o creano solo divisioni?
Si guardi al caso recente Berlusconi-Fini: nessun dubbio che la vicenda sia prima di tutto personale, più che politica. Diventa politica nel momento in cui occorre fornire una spiegazione pubblica, e guarda caso c'è materiale a sufficienza per mille crisi, però è senza dubbio a livello personale che qualcosa si è rotto.
Nessuno dei due ha accolto le critiche altrui come momento costruttivo.
La mia ipotesi è che le critiche distruggano. Può variare l'entità della distruzione ma quasi sempre distruggono. Come vedete ho usato un quasi. C'è, in effetti, qualche caso in cui una critica, fatta dalla persona giusta, nel modo giusto, al momento giusto, sia introiettata dal soggetto e serva come maturazione personale. Cioè diventi parte del soggetto, come una voce interiore.
E poi la critica può essere anche sbagliata, ingiusta, e allora l'effetto è duplice: essere accusati è già traumatico, ma esserlo ingiustamente è ancora peggio.
Lo stesso Travaglio ne sa qualcosa, per esempio, nella famosa puntata del 18 febbraio di quest'anno ad Annozero, punto da alcune affermazioni di Porro (giuste o sbagliate non importa) riguardo a certe sue frequentazioni.
Che conclusione se ne può trarre? Più nessuna critica? Non solo non lo dico ma nemmeno lo penso. Penso però un'altra cosa. Quando si scrive e si giudica, occorrerebbe fare uno sforzo supplementare.
Stimo in eguale misura Travaglio e Saviano e così come si può dire di Falcone o Borsellino, o come si può dire di chiunque, così si può dire di loro che anche il migliore degli uomini commette degli errori, fa cose sbagliate o semplicemente le fa con minore impegno. Non si può sempre essere al massimo.
Sento molto spesso la gente con la quale mi capita di discutere (dal vivo, non su internet) storcere la bocca quando si fanno i nomi, che so, di Grillo, Travaglio, Saviano e così via.
Grillo? è buono a urlare, ma ci guadagna dai libri, dalle serate, e poi ha un programma? e anche lui è stato coinvolto in questioni bla bla bla.
Travaglio? un giustizialista, un moralista. Poi alla fine si scopre che anche lui frequentava un certo e bla bla bla.
Nel giudicare qualcuno, senza impegni istituzionali, noi non giudichiamo solo delle sue idee ma anche della sua persona. Se per caso notiamo un'incongruenza o giudichiamo tale un suo comportamento, ecco che questo fatto si trasforma nello strumento di critica tranchant che vanifica tutto il suo lavoro.
Non ci interessa più se quello che dice è vero. Improvvisamente perde valore perchè il tipo si è dimostrato incoerente, perchè parla bene ma razzola male, anche se lo ha fatto una sola volta, anche se lo ha fatto mille anni fa, anche se non è sicuro che l'abbia fatto.
La critica distrugge sempre un po', separa. Per questo dico che occorre dispensarla con cautela, specie nei riguardi di chi, bene o male, secondo le sue possibilità, cerca di fare qualcosa di utile per tutti.
In questo senso non mi piace criticare sempre tutto e tutti: uno perchè nessuno di noi è perfetto, due perchè la critica, in modo dipendente da chi la fa, ha un suo carattere distruttivo, e noi sappiamo quanto sia difficile costruire, specie in certi ambiti.
Mi sembra come quel modo di fare di chi è tutto pappa e ciccia finchè l'altro è presente, poi quando se ne va cominciano i pettegolezzi, le critiche.
Per chiuedere, una precisazione chiara e forte, senò quei quattro che mi leggono diranno che sono contro il diritto di critica: sono in favore della libera critica, ma ognuno la gestisca con intelligenza (e direi che proprio l'intelligenza spesso si vede in questi frangenti).
Io sono per la critica se è costruttiva, ma è vero anche che spesso il critico viene scoperto non coerente con quello che dice perché in qualche modo ha sbagliato pure lui.
RispondiEliminaOra, se lo sbaglio risale a tempi remoti ed è stato motivo di riflessione per poi trovare sbagliato ciò che fanno gli altri, ben venga la critica, perché è indice di crescita morale da parte del soggetto. Se invece la critica è tanto per... o per vendetta nei confronti di un rivale ecc., allora non va bene.
Ho visto la trasmissione di Fazio e sinceramente non avevo fatto troppo caso che l'argomento su Falcone fosse ormai scontato, anche perché le problematiche di allora sono sempre attuali, anche se ce ne sono altre di altrettanta importanza e urgenti da risolvere.
Se nella nostra società ci fosse almeno una cosa perfetta, noi andremmo a cercare il pelo nell'uovo ugualmente. E' la nostra natura.
Perdiamo tanto tempo nelle critiche, a farci il cane addosso, a combattere rivalità, invece di coalizzarci tutti insieme, per rendere migliore il nostro mondo.
La critica ferisce e fa male, il porgerla nel modo giusto aiuta e fa crescere, anzi fa giungere all' accordo ed alla mediazione.
RispondiEliminaIo non sono politicamente corretta, il trio Saviano e company non l' ho visto perchè: Fazio mi ha rotto le scatole con la sua aria di perbenismo mi sembra di dover ingoiare un intero barattolo di miele, Saviano vuol essere il salvatore della mafia , sta veramente esagerando, quando ci sono carabinieri, persone, generali e pubblici ministeri che lavorano rischiando la vita e senza essere nemmeno ringraziati: SAVIANO si vergogni ( io inizialmente lo chiamavo il mio Dante pensate un po' come mi piaceva.) E veniamo al peggiore : Benigni ha usato a scopo di lucro DANTE ALIGHIERI e questo non lo perdono, Dante che sapeva come era amaro salire le scale e mangiare il pane altrui.
Travaglio è un animale da salotto e a me piacciono gli spazi aperti.
Sto con Berlusconi, perchè lo criticano tutti, tutti lo deridono sia fisicamente che intellettualmente, io sto sempre coi più deboli.
Ciao e scusami per la veemenza, ma il blog è bello se è sincero.
PS su fb io trovo solo fuffa...non saprò cercare.
Trovo l'argomento e soprattutto le tue riflessioni molto interessanti.
RispondiEliminaSecondo voi, le critiche aggregano o disgregano? fanno crescere (a livello personale) o fanno solo arrabbiare? aiutano le persone a raggiungere una consapevolezza superiore o creano solo divisioni?
Secondo me dipende molto dal soggetto che critica e da quello che reiceve la critica. Ci sono soggetti che riescono a comunicare le critiche in modo più o meno giusto e soggetti che riescono a recepire le critiche in modo più o meno costruttivo. È la combinazione che crea il risultato finale.
Personalmente credo di essere abbastanza attento alla critica. O almeno ho cercato di migliorare questo mio aspetto. E sono abbstanza consapevole che comunicare una critica non è facile. Soprattutto per iscritto. Ho sperimentato personalmente casi di amici con cui la discussione faccia a faccia era sempre pacata e costruttiva, ma appena ci spostavamo nella comunicazione virtuale tutto si trasformava in una serie di fraintendimenti che a volte lasciavano risentimenti.
Mi chiedo se sia una limitazione del mezzo e una mancanza di immediatezza e di espressione corporale oppure se si tratti anche di mutamenti del modo soggettivo in cui uno si esprime attraverso i diversi mezzi.
Pienamente d'accordo con te, Bother. Una questione però mi lascia perplesso: non chiedo al giornalista che smaschera le nefandezze e inconguità dei politici di essere a sua volta coerente con quanto dice. Il giornalista non è per me un riferimento morale quanto una fonte di informazioni. Se poi si dimostra coerente, tanto meglio. Al politico invece chiedo coerenza.
RispondiEliminaTeo, anche se non sono d'accordo su quanto dici pure ti stimo. Magari ti invito a riflettere meglio, perchè spesso e volentieri ci basiamo più sull'emotività che su ragioni obiettive. Il trio ti potrà stare anche antipatico ma non dovrebbe offuscare la tua capacità di giudizio. Non mi ci ritrovo molto in ciò che dici. Quanto alle forze che combattono la mafia d'accordo con te che sia elogiati tutti quelli che vi concorrono. Anche Saviano vi concorre, se un governo che non gli è amico gli dà la scorta.
RispondiEliminaFlavio, è vero quanto dici. Parlare o voce o scriversi presentano delle importanti differenze.
RispondiEliminaPersonalmente, pur stando attento a recepire la parte positiva delle critiche degli amici mi trovo spesso in imbarazzo perchè mi causano la reazione opposta, cioè l'intransigenza. Tenendo conto di questo sono cauto nelle critiche che intendo costruttive: Nelle critiche distruttive, fatto salvo il rispetto di base, sono però più caustico.
Quanto alla combinazione di cui parli, è vero quanto affermi, però considera che statisticamente si verificano maggiormente le condizioni di opposizione alle critiche più che di adesione.