Un recentissimo studio condotto da Matthew Killingsworth e Daniel Gilbert [Killingsworth and Gilbert 2010] e pubblicato su Science, dimostrerebbe che se uno vuole essere felice è meglio concentrarsi sul presente, per quanto sgradevole possa essere, e non fantasticare tanto. Sognare a occhi aperti, fantasticare, ancorchè sia un'abitudine alla quale indulgiamo quasi tutti, per preparare cose future, o per ripensare a fatti passati, si rivela comunque una prassi che genera infelicità.
Ma come si riesce a stabilirlo?
Mentre per noi è abbastanza facile rispondere alla domanda: sei felice in questo momento? è un po' più complicato rispondere a quest'altra domanda: eri felice una settimana fa?
In passato sono stati utilizzati vari metodi per ricordare ai soggetti degli studi di segnare in un diario come si sentivano in quell'istante e cosa stavano facendo, ma erano piuttosto macchinosi. Invece Killingsworth e Gilbert hanno usato una tecnologia molto diffusa, soprattutto negli Stati Uniti: l'iPhone.
Hanno creato un sito internet chiamato Traccia la tua felicità e le persone che volevano e che possedevano un iPhone, potevano registrarsi lasciando qualche dato personale. Dopo di che ricevevano qualche sms al giorno in cui veniva richiesto di visitare il sito e rispondere a qualche veloce domanda sulla loro felicità in quel momento e su quello che stavano facendo e se stavano pensando a quello che facevano o ad altre cose più o meno piacevoli. Allo studio hanno partecipato circa 5000 persone di 83 paesi del mondo, e sono stati così bravi da rispondere a circa l'83% degli sms, anche quando erano impegnati in attività molto intime.
Nell'analizzare un sottoinsieme di 2250 soggetti, c'è stata l'interessante scoperta che quasi il 47% delle volte, queste persone stavano pensando ad altro mentre erano impegnate in qualche attività, mentre se erano in intimità con un partner questo pensare ad altro scendeva sotto il 30%.
Però, pensare ad altro, distrarsi, non è un buon stratagemma per essere felici. Si è mostrato che quanto più precoce, durante la giornata, era la distrazione tanto più infelice o scontento era l'umore delle persone nel prosieguo della giornata, facendo ipotizzare che non fosse l'infelicità causata dall'attività che si stava svolgendo nel momento a spingerli a divagare con la mente. E' il divagare a causare la tristezza, tanto è vero che anche durante attività stupide come lavarsi, il pensare ad altro generava depressione.
Killingsworth afferma di essere sicuro che il divagare a qualcosa possa servire, qualche utilità possa anche averla, ma che basandosi su questi dati i casi in cui si verifica sono piuttosto rari.
I risultati sono piuttosto sorprendenti, afferma Lisa Barrett, psicologa e neuroscienziata, soprattutto se si pensa che da sempre si ritiene che sia la mente a rispondere agli stimoli dell'ambiente, mentre in questo studio gli stimoli sembrano quasi irrilevanti. In più, lo studio presenta dei limiti, per esempio il fatto che i possessori di iPhone non sono rappresentativi della popolazione in generale, e anche maggiori evidenze che il divagare con la mente sia la causa dell'infelicità. Questo è senz'altro un buon inizio, continua, ma occorrono ulteriori studi per stabilire questa relazione diretta tra infelicità e distrazione.
(fonte Lauren Schenkman, Daydreaming Is a Downer, Science)
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