domenica 3 aprile 2011

La guerra di Libia: rivolta popolare o scontro tra fazioni?

Il buon Gianluigi Filippelli di Science backstage  e Dropsea mi ha inviato i giorni scorsi un video (quello che vedete qui sotto) e alcuni link. Il video è un'intervista ad Amedeo Ricucci, giornalista Rai, molto noto per i suoi reportage sui conflitti armati in giro per il mondo, come quelli in Somalia, Iraq, Palestina, Ruanda e per essere collaboratore di programmi come Mixer e La storia siamo noi.



L'intervista riguarda la guerra di Libia, e il punto di vista è diverso da quello che è passato sulla gran parte dei media e dei giornali: che la guerra di Libia consegue alla repressione da parte di Gheddafi di una rivolta della popolazione, sulla scia delle rivolte che avevano interessato Tunisia ed Egitto.
Amedeo Ricucci ipotizza che invece di una rivolta popolare si sia trattato della rottura della pace fra  tribù in Cirenaica, e che sia stata probabilmente  utilizzata da queste tribù  l'onda rivoluzionaria che interessava il Maghreb allo scopo di attrarre su di sè la benevolenza, opportunamente pilotata, dei governi occidentali e dell'Onu. A questo riguardo ricorda la presenza di oppositori libici di Gheddafi a Londra, che sarebbero stati fonte di informazione pilotata per i governi occidentali, nonchè altri fatti, come le presunte fosse comuni che in realtà erano già apparse in rete anni fa, oppure la cifra di 10 mila morti sparata dopo una settimana dall'inizio della rivolta, cosa poco credibile, a dire di Ricucci. Insomma, disinformazione e mancanza di informazioni, anche rispetto a quello che era avvenuto in Tunisia e in Egitto. Infine parla di tutta una serie di operazioni fatte per legittimare l'intervento in Libia, intervento che probabilmente era stato deciso prima o è stato deciso sulla scorta emotiva di false informazioni.
Deciso da chi? Dall'Onu? Dalla Francia, che è stata così sollecita a intervenire? Un altro caso Iraq, in cui false informazioni dei servizi segreti hanno fatto iniziare una guerra che alcuni dicono avesse ben altro scopo che le armi di distruzione di massa?
Difficile dare una risposta. Di primo acchito mi sembra difficile che l'Onu basi le sue decisioni sui rapporti di giornalisti, ma tutto può essere. Se l'Onu decide di ascoltare i rifugiati libici a Londra, penso che sia ben consapevole di trovarsi di fronte a oppositori di Gheddafi, che potrebbero alterare la realtà, inducendo quindi a valutare con attenzione le loro informazioni. Vi è anche da considerare che l'intervento è stato autorizzato da tutti i paesi, che anche quelli che potevano porre il veto, come Russia e Cina, non l'hanno fatto. Possibile che facessero tutti parte del piano? Oppure che tutti utilizzassero le informazioni di qualche giornalista?
Si badi bene: l'ipotesi di Ricucci non è campata per aria. E' credibile e realistica ma occorre considerare che dall'altra parte non hai una bocciofila (con tutto il rispetto per queste associazioni). Voglio immaginare e sperare che l'Onu decida su basi più solide, anche se, come detto, i fatti iracheni non lasciano ben sperare.
Dall'altra parte vi sono numerose incongruenze e anomalie  anche tra i famosi volonterosi che non hanno perso tempo a bombardare. Una tra tutte: perchè non si interviene anche in Siria, per esempio? Oppure ancora: perchè non si sono inviati i famosi osservatori, prima di bombardare? E ancora, come nota Torre di Babele (sempre segnalato da Gianluigi) come mai in questa occasione si è creduto subito a una minaccia, intervenendo, quando di costanti minacce è composto quasi tutto  il panorama internazionale di certi paesi?
Queste e altre considerazioni legittimano alcuni dubbi.
Del resto, Ricucci e Torre di Babele non sono i soli a pensarla così. Su Internazionale del 31 marzo, David Rieff, giornalista statunitense, anche se utilizzando altre argomentazioni, afferma
"Anche se la necessità di quest'intervento è stata sostenuta con il linguaggio dell'umanitarismo invocando la cosiddetta Responsabilità di proteggere (R2P)-cioè la nuova dottrina dell'Onu che permette d'intervenire militarmente per impedire ai tiranni di uccidere il loro stesso popolo- fin dall'inizio è stato chiaro che lo scopo principale era appoggiare l'insurrezione. E quindi arrivare a un cambio di regime."

E ancora, più avanti
"Questa guerra non serve a proteggere i cittadini di Bengasi. Questo obiettivo è stato raggiunto il primo giorno. Ora il problema è rovesciare Gheddafi e sostituirlo con i leader dei ribelli di Bengasi."

Sulla stessa linea, sempre su Internazionale, è Issandr el Amrani, dell'Arabist, giornale egiziano. Qual è l'obiettivo della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu?
" Questa risoluzione in realtà apre la strada a un cambio di regime. Il vero scopo non è evitare una strage di civili ma prendere posizione a favore di una delle parti. Agli occhi della comunità internazionale Gheddafi è finito e dopo l'imposizione della no-fly zone si potrebbe passare a un impegno più diretto, come le operazioni di terra. [...] Anche se i ribelli vogliono un paese unito, è un dato di fatto che il regionalismo in Libia è molto forte. La divisione, quindi, potrebbe durare a lungo, favorita sia dal regime sia dalle forze tribali."
Il confronto con i fatti della guerra all'Iraq, con la volontà di spodestare Saddam Hussein, è inevitabile. E in quel caso, si dimostrarono sbagliati i dossier forniti dai servizi segreti sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam. Le voci non ufficiali dicevano che l'interesse principale era il petrolio. Ora, anche in questo caso abbiamo il petrolio, anche in questo caso abbiamo delle giustificazioni a tutela dell'umanità, anche in questo caso abbiamo avuto una certa sollecitudine a intervenire. Speriamo di non dover scoprire, come in quel caso, che i motivi che hanno fatto decidere per l'intervento non erano reali.
Ora, un altro aspetto da considerare è questo: nel caso che gli scontri in Libia non fossero dovuti a una sollevazione popolare come quella avvenuta in Tunisia ed Egitto, sarebbe ugualmente lecito e desiderabile l'intervento dell'Onu? Probabilmente se fossero stati a rischio, in seguito alla famosa minaccia  di Gheddafi, un numero elevato di cittadini libici, avrebbe avuto meno importanza l'origine del conflitto. Altra cosa è invece l'esatta conoscenza della situazione da parte dell'Onu: in quel caso, con tutta probabilità, avrebbero dovuto sapere anche della fumosità delle minacce di Gheddafi e che non era così necessario l'intervento. Questo insieme di fatti avrebbe legittimamente fatto pensare a un intento non dichiarato, dietro la volontà di intervenire. Non consolante nemmeno l'ipotesi di una valutazione sbagliata da parte dell'Onu, che significherebbe quanto gli errori umani possano influire negativamente sulle vite degli altri. In più, implicherebbe, sia questo scenario che l'altro della reale conoscenza delle cose, una unanime e pervasiva volontà da parte di tutti di tenere tutto celato. 
Il che avrebbe talmente tanti risvolti negativi, che per ora conviene sospendere il giudizio in attesa di informazioni, come dice Ricucci, indipendenti. Certo che, intanto che sospendiamo il giudizio, quelli bombardano. Ma non è terminato il rischio implicito nelle minacce? Questo potrebbe consolidare l'ipotesi di un intento di sostituire Gheddafi a capo della Libia.

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