Se pensavate di fare soldi scrivendo articoli per un giornale o, ancora peggio, per siti internet e blog (vedi caso Huffington Post), o perlomeno speravate di ricavarne una fonte di che vivere beh, è meglio che vi ricrediate.
Giornalisti freelance, di questo si occupa l'articolo di Stefania Pavone sul Fatto Quotidiano, precari che possono guadagnare anche 2 euro ad articolo. Dal Libro Bianco pubblicato nel 2006 risulta che vi sono 12 mila giornalisti con contratto a fronte di 20 mila precari. Non dissimile dal modello Huffington: 89 giornalisti pagati, 3000 bloggers gratuiti. Un'oscura massa di lavoratori dell'intelletto che sostiene l'editoria ma che non appare e non ha diritti, come lamentano i protagonisti
“Tutti sanno che le redazioni si reggono sul lavoro dei free lance. Basterebbe rafforzare gli strumenti ispettivi per verificare il marcio che c’è nelle varie testate”.
O ancora
“L’Inpgi – dice quasi in lacrime Carla – concede indennità di disoccupazione, di malattia e di maternità a chi è sotto l’ombrello del contratto collettivo nazionale, mentre da noi piove”
E' il problema dei precari di tutto il mondo, di tutti quei lavoratori indispensabili ma che è possibile pagare poco e che non godono di nessuna tutela. Non è solo il mondo dell'editoria infestato da questa piaga, ma anche quello della scuola, della ricerca: tutti i settori sono coinvolti. Il sistema è passato dall'assunzione che durava tutta la vita all'assunzione incerta, in cui non sai se domani lavori o no.Il problema è che i nuovi tipi di contratto, più elastici e meno impegnativi economicamente peri datori di lavoro, basano questa loro appetibilità sull'essere poco convenienti per il lavoratore ma essere comunque meglio di niente, almeno inizialmente. Poi quando cominci a scaldarti e a chiedere maggiori riconoscimenti, via e sotto un altro.E' un modello che non può funzionare a lungo. Intanto però danneggia. C'è chi dirà: meglio poco di niente, in tempo di crisi. Il problema è che, anche l'azienda che non è in crisi, predilige e finisce per scegliere assunzioni più elastiche e più convenienti. In questo modo si stabilizza la precarietà facendo competere i lavoratori verso il basso.
Una forma di gestione dei rapporti di lavori che non sembra dare tutti questi frutti, visto come versa l'economia, ma forse c'è sempre chi dirà: senza, sarebbe peggio.
Comunque, l'amara considerazione che consegue è questa: lasciata ogni speranza di vivere del sudore della penna (o tastiera) qui sul blog. Forse potrei provare a fare il ghost writer rigorosamente gratuito di qualche affermato blog o sito, sempre che quest'ultimo si degni di notarmi.
Il 9 aprile ci sarà una grande manifestazione di tutti i precari.
Nessun commento:
Posta un commento
Come si dice, i commenti sono benvenuti, possibilmente senza sproloqui e senza insultare nessuno e senza fare marketing. Puoi mettere un link, non a siti di spam o phishing, o pubblicitari, o cose simili, ma non deve essere un collegamento attivo, altrimenti il commento verrà rimosso. Grazie.