Gianluigi Filippelli ci informa oggi che La verità è un affare piuttosto ingarbugliato. L'orgoglioso macchinario, come viene definito, in realtà è soggetto all'inciampo, e il buon Godel, nel dimostrare l'incompletezza di ogni sistema formale, in realtà dimostrava anche l'incompletezza della ragione umana, cosa del resto ben conosciuta anche se è sempre meglio ricordarlo, perchè abbondano gli smemorati. Dunque, in tema di verità, possiamo accontentarci, con Tarski, di una parte di verità
Esiste una differenza tra la verità e la parte di verità che si può dimostrare
Ma già sarebbe soddisfacente dimostrare (e dimostrare di possedere) una parte di verità. Lo spunto per riflettere su cose ponderose me lo dà il papa, non quello arrestato. Egli dice
"Ognuno di noi ha una coscienza per essere in un certo senso 're', cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male. La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni. Le persone chiamate a compiti di governo - ha detto il Papa - hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi - come insegna Salomone - hanno ancora più bisogno dell'aiuto di Dio"
Riporto il virgolettato di TMnews nella convinzione che esprima abbastanza fedelmente le parole di Benedetto XVI. Come non leggervi un riferimento ai fatti presenti? In questo senso, seppure nella formulazione così diplomatica e asettica, è apprezzabile che pure Ratzinger rilevi le anomalie (perchè, obiettivamente, ci sono) e lo dichiari apertamente, nonostante l'attuale governo cerchi di accontentare le gerarchie ecclesiastiche su ogni punto (che interessa alle gerarchie), come ad esempio aborto, fecondazione assistita, eutanasia, matrimoni omosessuali e compagnia bella.
Ognuno di noi è re per agire secondo la retta coscienza. E' da osservare, però, che la retta coscienza non sempre alberga nei cuori e nelle menti delle persone, neppure in quelle molto convinte (vedi i tragici fatti di Oslo). E' dunque meglio, qualche volta, che la retta coscienza ci venga spiegata, che ci venga detto chiaramente cosa fare. In effetti, anche al più ligio degli uomini, la mente può fare brutti scherzi ed è meglio che egli confidi i suoi pensieri ad altri, anche estranei, tanto per sentire un parere diverso dal proprio.
Sembrerebbe quindi che la verità non sia nelle nostre corde, almeno quella assoluta e forse questa incapacità si ritrova anche nella nostra imperfetta comprensione di quell'altra Verità, quella con la maiuscola che, quand'anche fosse Vera al 100% pure non sarebbe comprensibile da noi per intero.
Che fare?
Quando il papa dice e non dice, tenendosi sul vago, in parte lo comprendo e in parte no. Avesse ben più coraggio nel fustigare le persone chiamate a compiti di governo, per non doversi accontentare della copertina bella lustra della nostra vita, mentre dentro si marcisce.Voglio dire, tanto per essere proprio chiaro, che questioni importanti ma non le più importanti in assoluto come, per esempio, fecondazione artificiale ed eutanasia, non possono essere scambiate con il profondo degrado della vita politica e sociale cui si assiste nel nostro paese, senza dire niente.
Perchè il problema è proprio quello. La voce della nostra coscienza è notoriamente inaffidabile. Possiamo convincerci di essere vittime anche se siamo carnefici. Serve l'adesione al comune sentire che, in quanto comune, mira a non favorire nessun singolo ma un po' tutti. Alla bell'e meglio, così come funziona l'umana natura. E dunque non esiti Bendetto XVI a dire le cose, eserciti quella retta coscienza universale alla ricerca della verità, la quale, come detto, non si ferma alla fecondazione o all'eutanasia. In mezzo, tra quando nasciamo e quando moriamo, c'è una vita, e non è indifferente il modo in cui la viviamo solo per salvaguardarne l'inizio e la fine.
Chi o cosa ci governa?
sforzo totale atteso dai membri di un partito, all'equilibrio |
Il tema non si esaurisce certo qui, con quattro nozioni retoriche il giusto, affastellate. Nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano pubblicava un articolo su un lavoro di due economisti, dal titolo Mediocracy. Sto preparando un articolo su quel lavoro, intanto posso anticiparvi qualche aspetto essenziale. I due autori fanno una distinzione tra sistema elettorale maggioritario e sistema proporzionale identificando, per ognuno dei due sistemi, la più appropriata classe politica. Per il sistema maggioritario è più conveniente candidare politici di qualità, in cui sia preponderante la competizione verso l'alto, per questo motivo il sistema viene detto aristocracy, dalla voce greca che significa letteralmente il governo dei migliori. Per il sistema proporzionale invece meglio si adattano candidati politici mediocri e omogenei, dando in questo modo nome all'articolo e al sistema: mediocracy, il governo dei mediocri.
Ora, è interessante rilevare alcune cose. Il sistema elettorale vigente in Italia è un sistema misto, che si compone di entrambi i sistemi di voto cogliendone, giova rilevare, il peggio da entrambi. L'innovazione di non far scegliere all'elettore il candidato ma di fornirglielo già bello e pronto è un metodo altamente selettivo per una classe politica opportunistica e apparentemente omogenea. Sta di fatto che se ne coglie invece la tendenza preponderante all'opportunismo.
Questo, sommariamente, sul chi ci governa. Quanto al cosa ci governa, non si sarebbe in errore affermando che le pulsioni che ci governano cercano l'esaudimento di istanze istintive. Nemmeno il più spirituale degli uomini ne è immune. Nel prosieguo della citazione, Benedetto XVI parla di riconoscere il bene separandolo dal male
"Ma ciascuno - ha proseguito - ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova. Una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuarlo"
In questo, la visione cristiana e, in generale, teistica, è piuttosto elementare. La distinzione tra bene e male, così certa e statuita una volta per tutte, permette sempre di fare la scelta giusta. Conviene a questi sistemi di credenze non complicare troppo il sistema di dottrine e riferimenti, allo scopo di non disorientare il fedele. Purtroppo, però, la verità, come si diceva all'inizio, non è interamente conoscibile. Ci accontenteremmo di una parte di verità. La parte di verità è rappresentata da questo: ridurre all'osso l'elenco di princìpi dati per certi senza essere messi in discussione.
Mentre per la religione l'elenco delle certezze è, come minimo, pari a 10, è conveniente per il cittadino che non crede affidarsi a un numero più esiguo di concetti fondamentali e di derivarne gli altri con un sistema misto logico-empatico.
Lo scopo di questa riduzione dei principi fondanti è quello di discriminare il meno possibile i comportamenti e, con i comportamenti, le persone che li attuano.
Per ora mi fermo qui, ma ne riparleremo.
Una semplice citazione ti ha fatto scrivere cotanto post?
RispondiEliminaEccezionale!!!
grazie Gian: leggere il tuo articolo e subito dopo quello sulle dichiarazioni del papa mi ha dato uno spunto troppo interessante per lasciarlo perdere
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