Il tema si ripresenta ogni volta che fatti accidentali o meno ed eventi più o meno fortuiti causano l'aumento del numero di vittime che finiscono in televisione, sui giornali o su internet. Anche i fatti di cronaca nera rappresentano uno spunto per, a volte, interminabili trasmissioni o discussioni televisive. Con ragione, quindi, in seguito alla drammatica sequenza di morti di questi ultimi tempi, con la conseguente sovraesposizione di telespettatori e lettori, Aldo Grasso sul Corriere si interroga sul fatto se possiamo ormai considerarci assuefatti alla morte in diretta, sì da non esserne più impressionati, tanta ne vediamo. Questa presunta insensibilità o assuefazione alla morte in diretta, conseguenza dell'imperversare di filmati sia in televisione che su internet (sia quando vengono ripresi fatti di cronaca sia quando vengono trasmessi film e telefilm), è in grado di influire sul nostro modo di giudicare la realtà?
In un lavoro del 1995 Mullin [Mullin and Linz 1995] ha mostrato che dopo la visione ripetuta di filmati che presentavano violenze sessuali, i soggetti giudicavano i filmati, a mano a mano che li vedevano, come meno violenti e riferivano di una minore risposta emotiva personale ai filmati. Dopo tre giorni dalla visione, esprimevano meno solidarietà alle vittime di violenze domestiche, giudicando le ferite subite come meno gravi, rispetto ad un gruppo di controllo che non aveva visto i filmati di violenze sessuali. Dopo cinque giorni però, solidarietà e giudizio sui danni subiti era ritornata simile al gruppo di controllo.
Un altro studio [King and Hayslip 2001], ha analizzato l'impatto della televisione sull'opinione riguardo alla morte in 147 studenti. Utilizzando diversi test di valutazione, i ricercatori hanno osservato che i soggetti che presentavano maggior sensazione di angoscia nei confronti della morte erano quelli che l'avevano osservata in televisione. In generale, gli autori ritengono che l'influenza dei media sul senso di angoscia provato sia dovuto all'effetto presa di coscienza, dunque a livello conscio, mentre filmati che si riferiscono a casi reali hanno effetto anche a livello inconscio. Questo studio sembrerebbe dunque avere un effetto opposto a quello ipotizzato da Grasso, cioè quello di rendere maggiormente ansiosi i soggetti che osservano casi di morte in televisione.
Un lavoro del 2004 [Schiappa et al. 2004] si riprometteva di valutare l'atteggiamento nei confronti della morte di un gruppo di studenti dopo la visione di 10 episodi della serie TV Six feet under. Lo studio ha riguardato 174 studenti di college (107 donne e 64 uomini, età tra 18 e 36 anni) . 74 soggetti hanno eseguito un pre-test di valutazione dell'attitudine verso la morte, sulle credenze religiose e riguardo alle proprie esperienze su persone morte recentemente prima di vedere gli episodi e un identico post-test dopo la visione degli episodi, mentre i restanti 100 soggetti hanno eseguito un pre-test relativo a una generica attitudine nei confronti dei media e un post-test identico al gruppo dei 74 dopo la visione degli episodi.
imagecredit death studies |
I risultati sono in accordo con quelli dello studio [King and Hayslip 2001]: un aumento della paura della morte, un maggior evitamento della morte e altri indici che segnalano un aumento di ansia intorno all'argomento, tra la condizione pre-test (cioè prima di vedere gli episodi di Six feet under) e la condizione post-test (cioè dopo averli visti). Il sottogruppo di coloro che avevano fatto esperienza della morte di qualcuno nell'anno precedente, hanno mostrato sia più paura per la morte nel post-test rispetto al pre-test che meno timore per quello che accade al corpo dopo la morte nel post-test rispetto al pre-test. Nel post-test, non c'è stata significatività (p<.06) tra coloro che avevano fatto esperienza di morte di qualcuno e chi non l'aveva fatta.
Una delle possibili spiegazioni dell'effetto visione degli episodi di Six feet under è ascrivibile al fatto che pensare a una cosa paurosa (come la morte) ne aumenta il timore: se si considera che da giovani non si pensa molto a queste cose, osservare un filmato che parla di morte induce a pensarci più a lungo di quanto si facesse in precedenza e questo porta ad un fisiologico aumento della paura. Questo effetto è simile a quello che si osserva in seguito a corsi didattici sulla morte.
Vi è dunque, a quanto sembra, un doppio effetto tra vedere violenza in televisione o vedere casi di morte non imputabili alla violenza: vedere la violenza in televisione induce un effetto assuefazione o meglio di desensibilizzazione mentre osservare la morte in televisione, non in seguito ad episodi di violenza, aumenta la paura della morte, come probabile effetto del mettere in mente.
I risultati della ricerca sembrerebbero non confermare l'opinione comune, almeno per quanto riguarda la visione di eventi luttuosi in televisione. Anche se molte di queste ricerche sono condotte su un pubblico giovanile e potrebbero risentire dell'effetto mettere in mente, vi è comunque un'influenza del più generico effetto parlare o osservare una cosa significa pensare di più a quella cosa che potrebbe limitare la distorsione dovuta ai soli soggetti giovani. Resta da capire perchè l'effetto non si manifesta nei confronti della violenza osservata. Forse è dovuto al fatto che si riesce ad attenuare l'impatto della violenza osservata considerandosi anche come parte attiva e non solo come parte passiva, cosa non possibile nei confronti della morte, una delle poche cose veramente irreversibili della nostra vita.
I risultati della ricerca sembrerebbero non confermare l'opinione comune, almeno per quanto riguarda la visione di eventi luttuosi in televisione. Anche se molte di queste ricerche sono condotte su un pubblico giovanile e potrebbero risentire dell'effetto mettere in mente, vi è comunque un'influenza del più generico effetto parlare o osservare una cosa significa pensare di più a quella cosa che potrebbe limitare la distorsione dovuta ai soli soggetti giovani. Resta da capire perchè l'effetto non si manifesta nei confronti della violenza osservata. Forse è dovuto al fatto che si riesce ad attenuare l'impatto della violenza osservata considerandosi anche come parte attiva e non solo come parte passiva, cosa non possibile nei confronti della morte, una delle poche cose veramente irreversibili della nostra vita.
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Mullin, Charles R.; Linz, Daniel, Desensitization and resensitization to violence against women: Effects of exposure to sexually violent films on judgments of domestic violence victims, Journal of Personality and Social Psychology, Vol 69(3), Sep 1995, 449-459. doi: 10.1037/0022-3514.69.3.449
JENNIFER KING and BERT HAYSLIP Jr. ,THE MEDIA'S INFLUENCE ON COLLEGE STUDENTS' VIEWS OF DEATH, OMEGA--Journal of Death and Dying Issue: Volume 44, Number 1 / 2001-2002
E. Schiappa, P. Gregg e D. Hewes, CAN ATELEVISION SERIES CHANGE ATTITUDES ABOUT DEATH? A STUDYOF COLLEGE STUDENTS AND SIX FEET UNDER, Death Studies, 28: 4597474, 2004 DOI: 10.1080/07481180490437581
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