giovedì 16 febbraio 2012

Sui Ministeri a Monza: il Governo rinuncia

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Il Governo rinuncia all'opposizione alla sentenza del Tar che aveva dichiarato illegittima la decisione del precedente Governo di creare una sede distaccata dei ministeri a Monza. Al question time alla Camera di ieri il Ministro Giarda lo precisa, rispondendo ad una domanda di Antonio Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, è vero, noi siamo all’opposizione ma, come abbiamo sempre detto, siamo un partito che laicamente guarda al Governo e all’operato del Governo. Sono convinto che, almeno questa volta, le nostre intenzioni corrispondono alla vostra azione di Governo e chiediamo un conforto su due questioni fondamentali. Avete sempre insistito sul fatto che bisogna semplificare le procedure e, quindi, snellirle, anche abrogando le province. Lei sa che l’Italia dei Valori ha raccolto 420 mila firme per l’abrogazione delle province, perché sono diventate un ente inutile e dispendioso per fare le stesse cose che possono fare altri.
Ciò premesso, siccome l’altro Governo, il 23 luglio, aveva fatto tre sedi distaccate a Monza di tre Ministeri (economia e finanze, riforme e semplificazione), siccome il TAR ha dichiarato la illegittimità di questa decisione e siccome il prossimo 20 febbraio c’è l’udienza, la domanda è:
avete ritirato questa opposizione che ha fatto il Governo Berlusconi e, quindi, lasciate cadere questo distaccamento ?


DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in risposta all’interrogazione parlamentare relativa all’istituzione delle sedi periferiche a Monza, in data 14 ottobre il giudice del lavoro aveva emesso un decreto con cui ha parzialmente accolto il ricorso delle organizzazioni sindacali, dichiarando l’antisindacalità della condotta tenuta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri consistente nell’istituzione di sedi periferiche della struttura di missione di supporto al Ministro della semplificazione normativa e del Dipartimento delle riforme istituzionali, omettendo l’informativa preventiva e, conseguentemente, impedendo la concertazione con le organizzazioni sindacali.
Con il medesimo decreto il giudice del lavoro ordinava all’amministrazione resistente di desistere dal comportamento antisindacale e di rimuoverne gli effetti. Il giudice, inoltre, ha declinato la propria giurisdizione in merito all’annullamento dei decreti, ritenendoli atti di alta amministrazione. La sentenza è, quindi, dichiarativa della condotta antisindacale dell’amministrazione e nulla statuisce in merito alla chiusura delle sedi come, invece, si è voluto sostenere.
Premesso ciò, le sedi di rappresentanza inaugurate nel luglio 2011, presso la reggia di Monza, non sono più operative dal giorno del giuramento del nuovo Governo. Gli uffici competenti della Presidenza del Consiglio hanno provveduto tempestivamente a far cessare l’operatività delle sedi
oggetto di contestazione attraverso la dismissione di tutte le utenze e il ritiro di
quanto vi era stato destinato, come i beni mobili. L’immobile era stato messo a disposizione a titolo gratuito dall’ente proprietario, che ora ne ha riacquisito la piena disponibilità. Nessuna unità di personale di ruolo o in comando ha mai preso servizio in quelle sedi, né tantomeno nessuna procedura di mobilità del personale è mai stata attuata e neppure programmata. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha, comunque, dato esecuzione al decreto del tribunale di Roma, non appena notificato, sentendo in proposito le organizzazioni sindacali. In data 9 novembre l’Avvocatura generale dello Stato aveva proposto opposizione al decreto emesso dal tribunale di Roma, relativamente alla dichiarazione del comportamento antisindacale dell’amministrazione e non in ordine alla chiusura delle sedi stesse, materia rispetto alla quale il giudice di primo grado aveva declinato la giurisdizione. Infine, con nota del segretario generale
del 9 febbraio 2012, è stata chiesta all’Avvocatura dello Stato la rinuncia al ricorso
in opposizione, ritenendo cessata la materia del contendere, cioè la presunta condotta antisindacale. [fonte qui]




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