Il progresso passa attraverso l'informazione. Mai ci fu verità più lampante di questa. Non è dall'oscurità che proviene la conoscenza, dall'isolamento, dalla chiusura ma dalla luce, dalla condivisione, dall'apertura. E non è un caso strano che proprio nell'Italia così parca di informazioni, pensiamo per esempio a quelle della Pubblica Amministrazione, più carente sia il progresso, da quello civico a quello culturale. Il paese con più beni culturali al mondo, che ha dato i natali a scienziati e artisti illustri, lo stesso che fa fuggire i nostri giovani cervelli all'estero, è quello stesso che fa fatica a condividere, quando non preferisce proprio tenere nascosto, perfino nel linguaggio così settario e astruso, tutti i documenti e tutti gli atti che produce.
Ma come definire quello Stato che mantiene sotto una coltre di oscurità i suoi cittadini? Cosa pensare di quelle Istituzioni così parche (e così lente) nel condividere le loro decisioni? Cosa immaginare di una burocrazia che opera più nell'ombra che alla luce del sole?
Esistono Dieci buoni motivi per volere una legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione, più o meno gli stessi che hanno trovato, prima di noi, le democrazie più evolute. Per esempio l'America, con il Foia, il Freedom of Information Act, che ora è anche italiano: è il Foia.it. Un'iniziativa per adottare anche in Italia i principi liberali vigenti nei più evoluti paesi democratici, l'accesso all'informazione pubblica anche in assenza di una motivazione specifica, così solo per conoscenza o come controllo. La sensazione di essere una casta è chiaramente aumentata dalla chiusura nei confronti della libera diffusione. L'informazione agisce come un nutrimento per la democrazia.
- Perché è uno strumento essenziale per la democrazia
- Perché l’informazione detenuta dalla pubblica amministrazione è nostra
- Perché aiuta a combattere la corruzione
- Perché fa risparmiare
- Perché migliora l’efficienza della pubblica amministrazione
- Perché aumentare la trasparenza della pubblica amministrazione aiuta a ricostruire un rapporto di fiducia tra amministratori e amministrati
- Perché le maggiori organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani raccomandano di adottarla
- Perché accedere alle informazioni mediante una legge è più democratico che farlo tramite le fughe di notizie e tutela meglio i cittadini
- Perché la normativa italiana proclama il principio di trasparenza, ma non lo traduce in pratica
- Perché l’informazione è potere
Come raccontano i promotori di questa iniziativa, il punto di partenza è la constatazione che è proprio dalla conoscenza che dipende la consapevolezza, che porta alla maturazione della propria cittadinanza, alla presa di coscienza del diritto all'informazione, diritto così ben rappresentato dalla rete. Tra le associazioni che hanno aderito e stimolato l'iniziativa del Freedom of Information Act italiano ci sono Articolo 21, la Federazione nazionale della Stampa, Open Polis, l'Unione Nazionale dei Cronisti, tra coloro che hanno aderito all'iniziativa ci sono Giovanni Sartori e Gianni Riotta, e tanti altri sono i promotori.
Certo, internet fa la parte del protagonista in questa vicenda: senza la rete forse sarebbe stato addirittura impensabile proporre questa trasparenza della cosa pubblica. C'è un fermento e un ribollire di idee, una richiesta di democrazia e informazione così forte che, almeno in piccola parte, controbilancia il pessimismo della grave situazione economica.
Che all'origine dei mali vi sia l'ignoranza è un'altra verità innegabile. L'informazione, in questo caso specifico, si comporta come una vera e propria luce che squarcia le tenebre. L'informazione è potere, ben lo sapevano le autorità egiziane che durante la primavera araba chiusero internet, per non diffondere il contagio della libertà. E ben lo sanno tutti quei Governi che non la liberano al massimo grado.
L'Italia paga un ritardo culturale con un ritardo democratico, che si traduce in un ritardo economico. Proviamo a invertire la rotta.
imagecredit foia.it
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