Certe volte provo a mettermi nei panni di questi giudici della Corte Suprema, onusti di sapienza e giudizio, che tutti ponderosi si accingono a giudicare la prossima causa: cos'abbiamo adesso, chiedono al segretario, una causa contro chi scrolla le tovaglie, signor giudice. Non vi sembra anche a voi un po' stonata? Come indossare un abito casual a una cerimonia ufficiale?
Eppure, ai giudici della Cassazione tocca sentenziare su tutto. In realtà non si tratta solo di questo. La causa è leggermente più complessa. Nel gennaio 2011 il Tribunale di Genova, in seguito a denuncia, condannava una coppia di albanesi per getto pericoloso di cose (scuotere le briciole dalle tovaglie e la polvere dai tappeti) sul davanzale del condomino sottostante e disturbo della quiete (per via di schiamazzi) dello stesso sottostante condomino. Ma, con sentenza 27.625 la Cassazione stabiliva che per quanto riguarda il disturbo alle persone, non sussiste se le condotte non hanno la caratteristica di mettere in pericolo la tranquillità di un numero indeterminato di persone e, per quanto riguarda il getto pericoloso di cose, la Corte ha rigettato interamente la condanna perchè il fatto non sussiste, in quanto lo scuotimento di tovaglie o lo sbattimento di tappeti non integrano una condotta penalmente rilevante, per la difficoltà di causare molestie o imbrattamenti tali da arrecare danno alle persone.
Mi rende perplesso però la motivazione di questa sentenza, così come la traggo dalla fonte (non ufficiale) dalla quale l'ho letta (Scrollare la tovaglia? Non è reato): e cioè, in entrambi i casi, la Corte stabilisce che per aversi condanna penale il danno, sia quello derivante da scuotimento o sbattimento che quello dagli schiamazzi, deve riguardare più appartamenti o una pluralità di soggetti, mentre al singolo appartamento o al singolo cittadino rimarrebbe solo la rivalsa civile. Dal che potrebbe seguirne che il malcapitato abitante in uno dei due appartamenti di un edificio, che si ritrova dei vicini molesti e imbrattatori, difficilmente potrà far valere le sue ragioni in sede penale ma potrà contare solo sulla causa civile, notoriamente di interminabile lunghezza.
E che dire se invece di briciole o polvere venissero gettate cose più pericolose e imbrattanti? E se gli schiamazzi avessero infastidito una persona malata e sola? In entrambi i casi, sarebbe sufficiente la causa civile a modificare il comportamento molesto e difendere i malcapitati?
Una diffusa sensazione è che si vada sempre di più verso una società disinibita, in cui i filtri che normalmente permettono la convivenza in spazi ristretti si allentano. Se in una tale situazione funzionano meno bene le regole di convivenza non scritte, quelle scritte possono andare nella stessa direzione senza mettere a rischio la convivenza stessa?
[Per farla breve voglio dire questo: se scuotere le briciole dalla tovaglia sul davanzale sottostante reca fastidio al nostro vicino, c'è bisogno di una sentenza a favore o contro per decidersi a usare un po' di buon senso e di rispetto per gli altri, senza che i giudici ti diano manforte?]
Caro Paolo, il rispetto per gli altri non esiste più, o perlomeno non si usa più. Altrimenti non si spiegherebbe come mai ci sono auto con i finestrini aperti che inondano i poveri passanti con "musica" (per chiamarla in qualche modo) con un livello di decibel da far tremare i muri, o moto che passano rombando e "sgassando" alle 3 di notte, a volte per sovrappiù suonando il clacson... E basta andare in un ristorante dove sia presente una bella famigliola con uno o due bambini... Dammi retta, siamo ormai una reliquia del passato!
RispondiEliminaSarà che sono stato allevato in modo che se un adulto si lamentava di me con mia madre per qualche marachella, passavo dei brutti quarti d'ora.
EliminaA essere sinceri io noto una doppia "evoluzione".
RispondiEliminaQuando ero bambino o ragazzino ero io (come te) a passare un brutto quarto d'ora se qualcuno si lamentava di me con mio padre, non si metteva in dubbio la ragione di chi si lamentava.
Al tempo stesso però chi si lamentava lo faceva (a parte pochissimi vecchietti rompicoglioni che non venivano presi sul serio né da noi ragazzi, né dai nostri genitori) solo se c'era qualcosa di serio di cui lamentarsi, non per ogni assurda nonnulla come capita oggi.
Saluti,
Mauro.
Vero, interessante osservazione di questo "spostamento": vi era, come dire, una maggiore fiducia nella parola altrui, cosa evidentemente in parte andata perduta, oppure erano più attive le "finzioni" delle norme sociali.
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