Mi sono sempre chiesto come mai il tifoso di uno sport, per esempio il calcio, deve gioire così intensamente quando la propria squadra vince. La riflessione, come è facile intuire, mi viene stimolata dalla recentissima competizione calcistica europea, conclusasi come tutti ben sapete.
Continuando a navigare tra i pensieri mi sono domandato se lo stesso tifoso capace di esprimere in maniera a volte smodata la propria incontenibile felicità per la vittoria di qualcun altro, che il più delle volte non conosce e dalla quale molto probabilmente non ricaverà nulla, provi la stessa euforia per il superamento di un esame da parte di un suo parente, oppure per l'assunzione di un suo amico, o perchè il figlio di un suo vicino di casa è stato ritrovato dopo che si era perso, o perchè lo spread è sceso o, infine, perchè il governo è sceso a più miti consigli e ha risolto il problema degli esodati.
Io credo che gli esempi riportati non riescano a raggiungere l'intensità provata con il tifo calcistico. In questo caso, infatti, si dà luogo ad una manifestazione esteriore di gioia talmente appariscente da sembrare una vera e propria attività tribale.
Una spiegazione del fenomeno che aleggia in ambiente scientifico è che l'identificazione con una squadra sportiva sia un modo di gestire la consapevolezza della morte, alla luce di quella che si chiama teoria della gestione del terrore [Dechesne et al. 2000]. Una prova di questo dovrebbe essere il fatto che i tifosi, rispetto ai non tifosi, sono più ottimisti sui risultati della squadra nazionale quando a entrambi viene ricordato che sono mortali (effetto ottimismo del sentirsi parte di un gruppo).
Un altro autore [Jones 2000] ipotizza il ruolo di 4 comportamenti compensatori in quello che definisce un serio caso di identificazione da tempo libero. Il serio caso è ovviamente il mondo del tifoso. I 4 comportamenti compensatori provengono da una prospettiva di identità sociale e sarebbero: favoritismi all'interno del gruppo, scredito di chi è fuori dal gruppo, ottimismo irrealistico e avere voce. Questi 4 comportamenti compensatori sarebbero necessari affinchè la permanenza all'interno del gruppo e l'identificazione con la squadra si trasformi in una maggior percezione di benefici rispetto ai costi, condizione indispensabile per mantenere attivo il comportamento, che invece probabilmente ha maggiori costi che benefici.
Un aspetto essenziale in queste manifestazioni di gioia dopo una vittoria sportiva è da ricercare nell'effetto appartenenza al gruppo. Nel caso della squadra di calcio nazionale, per esempio, non possono essere all'opera suddivisioni tipo clan presenti nelle squadre di club perchè, virtualmente, tutti gli appartenenti allo stesso paese sono grosso modo tifosi della rappresentativa nazionale. Esagerare le manifestazioni di giubilo è una sorta di super attestazione di appartenenza al gruppo, in una specie di gara a chi è più tifoso, nel tentativo tipico di ogni gruppo di cementare l'inclusione generando esclusioni.
E' come se si avvertisse che quanto più si manifesta la propria incontenibile felicità tanto più si è al centro del gruppo, ne si fa pienamente parte, e si gode di uno status più elevato. Questo comportamento, utile per formare i gruppi, tende però a generare gerarchie che potrebbero scaricarsi all'interno del gruppo se non fossero veicolate all'esterno su chi non manifesta adeguatamente la propria incontenibile gioia. Questa condizione, se presente, selezionerebbe comportamenti sempre più smodati in chi desidera l'appartenenza.
Chiaramente non vi è consapevolezza nel tifoso di questo comportamento. Il tifoso tende a seguire una sorta di impulso interno che porta a esagerare le manifestazioni esteriori di contentezza.
Una seconda cosa che mi viene da notare, osservando anche come in questi frangenti sia più facile derogare a quelli che sono i comportamenti accettati dagli altri quotidianamente (come se non si aspettasse altro per dar fondo a mai sopite escandescenze) è quanto sia facile il processo imitativo trasgressivo, per il quale se qualcuno fa qualcosa che abitualmente non è possibile fare tutti si accodano senza pensare minimamente alle conseguenze. E' quasi come se non si aspettasse altro, quasi come se si attendesse una modifica delle condizioni sociali per dare la stura al comportamento tenuto celato dalla forza dell'etica. Si noti che lo stesso avviene per esempio nei linciaggi, o in tutti quei casi in cui è presente una folla che influisce sul comportamento degli altri facendo fare ad ognuno qualcosa che normalmente non farebbe. Qualcosa di simile accade negli stormi di uccelli, o nei banchi di pesci.
La cosa è comprensibile se si pensa che l'uomo è un animale sociale, ma non perchè ha necessità di qualcuno con cui chiacchierare ma perchè la socialità del gruppo rappresenta una condizione di vantaggio per la sopravvivenza.
Come tutti i comportamenti utili alla fitness generale dell'individuo sono accompagnati da premi appaganti, un po' come succede al sesso, al cibo o all'accudimento.
Un altro lavoro del 2005 [Donovan et al. 2005] mostra come le persone che sentono maggiormente la necessità di appartenere a un gruppo presentano alcuni tratti comportamentali caratteristici: estroversione, gradevolezza, bisogno di stimoli e materialismo sono tutti aspetti che influenzano positivamente il bisogno di affiliazione.
Si nota chiaramente come siano tutte caratteristiche ben accette all'interno di in gruppo, non solo perchè favoriscono l'aggregazione come estroversione e gradevolezza, ma anche perchè attraverso bisogno di stimoli e materialismo implicano una forte pulsione a trarre benefici egoistici dall'appartenenza al gruppo.
Riassumendo: far parte di un gruppo deve portare più benefici che costi, altrimenti il gruppo si sfalda. Questi benefici sono a volte reali a volte artificiali, cioè costruiti ad arte. E' per questo che il premio predisposto (leggi selezionato) dalla natura per farci creare gruppi (piacere, euforia, contentezza) viene in qualche modo esagerato quelle poche volte (realisticamente, per un tifoso medio) in cui si presenta. La vittoria della propria squadra del cuore, la maggior parte delle volte, non porta nessun vantaggio al tifoso che festeggia se non il festeggiamento stesso, che è visto allora come il premio per la lunga fedeltà. Interessante è che però in alcune categorie sociali questo si presenta insieme alla trasgressione delle regole sociali di convivenza, che per qualche momento sembrano non valere più. Questo collegamento tra massima espressione del piacere e trasgressione delle regole sociali può voler dire che queste regole vengono vissute come una repressione e un fatto negativo?
E in questo caso, si potrebbe ipotizzare che la causa che genera l'euforia del tifoso rappresenti una condizione di deroga accettabile dalle regole della convivenza?
Ovviamente, con queste considerazioni, mi riferisco alle frange più esagitate del tifo, e non alle normali manifestazioni di gioia. E' da notare, comunque, che seppure in misura più limitata, in questi ultimi sono all'opera gran parte delle medesime forze che agiscono nei più scalmanati.
.............................
Mark Dechesne, Jeff Greenberg, Jamie Arndt, Jeff Schimel, Terror management and the vicissitudes of sports fan affiliation: the effects of mortality salience on optimism and fan identification, European Journal of Social Psychology Volume 30, Issue 6, pages 813–835, November/December 2000
Ian Jones, A model of serious leisure identification: the case of football fandom, Leisure Studies Vol. 19, Iss. 4, 2000
Donavan, D. T.; Carlson, B. D.; Zimmerman, M.,The influence of personality traits on sports fan identification, Sport Marketing Quarterly 2005 Vol. 14 No. 1 pp. 31-42
imagecredit weheartfootball.com
imagecredit weheartfootball.com
Mah!
RispondiEliminaIeri sera, il telegiornale era quasi completamente dedicato all'arrivo in Spagna della squadra vincitrice, e ai festeggiamenti della stessa: tutte le strade del centro della capitale affollatissime...
Altre notizie che hanno invece avuto solo pochi minuti di attenzione: l'incendio che sta distruggendo 50.000 ettari di terra nella Comunità Valenciana (1 morto: il pilota di un elicottero di salvataggio)e il processo, a distanza di 7 anni, ai responsabili di un altro analogo incendio, anche qui con vari morti tra il personale che tentava di estinguerlo. (Naturalmente, si dichiarano tutti innocenti)
Sono d'accordo con te Bruna. E' concesso di gioire per questa cosa che, nonostante tutto, qualche istante di felicità la regala, ma noto una fatale sproporzione tra quanto apportato e quanto percepito. Sul fatto che alcune notizie ne oscurino altre mi viene in mente che il mondo televisivo è, in genere, falso, primo perchè le cose vengono inquadrate secondo un punto di vista (e a volte secondo quel solo punto) secondo perchè a volte neppure in quell'unico modo vengono riprese ma come "dovrebbero essere", quasi a volerci consegnare la cronaca di una realtà inesistente, ma che asseconda i nostri gusti.
EliminaOttimo lavoro complimenti!
RispondiEliminagrazie!
Elimina