I cani registrati all'Anagrafe degli Animali d'Affezione sono più di 5 milioni e 760 mila, tra quelli nelle abitazioni e quelli nei canili, secondo i dati riportati dalla varie anagrafi regionali, ma si pensa che rappresentino una parte di tutti i cani, perchè si stima che circa il 50% dei proprietari non abbia registrato il proprio animale.
In totale, compresi gatti e furetti, gli animali da compagnia registrati dentro le nostre case sono quasi 6 milioni.
Ogni anno un numero piuttosto consistente di animali viene abbandonato. Le regioni trasmettono al Ministero della Salute, con cadenza annuale, i cani che entrano nei canili e i gatti sterilizzati, indice affidabile di quanti animali vengono abbandonati: a giugno 2011, con dati riferiti al 2010, nei canili sono entrati più di 102 mila cani, e sono stati sterilizzati più di 69 mila gatti, il che significa che altrettanti cani e gatti sono stati abbandonati.Il dato è in crescita sul 2009, quando i cani abbandonati erano stati poco più di 95 mila e i gatti quasi 59 mila [dati sul randagismo].
Le normative sull'abbandono e sul maltrattamento degli animali hanno subito una decisa sterzata nel 1991, con l'introduzione della Legge n. 281 - Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo che vietava l'uccisione degli animali accalappiati. In seguito è stata introdotta una norma specifica su abbandono, maltrattamento e uso di animali in combattimenti, con la Legge 189 del 20 luglio 2004 - "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate". Infine, la modifica dell'articolo 727 del codice penale, in caso di abbandono di animali, prevede che
Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze". [vedi norme e sanzioni]
Il Ministero della Salute ha avviato una campagna di sensibilizzazione contro l'abbandono degli animali. Infatti, i periodi estivi o, in genere, quelli delle vacanze, sono quelli nei quali avviene il maggior numero di abbandoni. Nonostante a livello internazionale sia stato recepito profondamente il rispetto che si deve ad ogni forma di vita con l'introduzione, nel 1978, della Dichiarazione Universale dei diritti degli animali, la piaga dell'abbandono continua ad aumentare. E' più difficile immaginare che chi non ha rispetto per gli animali possa averne per gli umani, mentre chi ne ha verso i nostri amici a quattro zampe (ma anche a due), è più facile che estenda questo rispetto a tutte le forme di vita.
In più, il randagismo, che si stima dell'ordine delle 600 mila unità, conseguente all'abbandono, comporta una serie di pericoli e problemi anche per l'uomo, dal che è facile comprendere la verità dell'asserzione precedente: chi non si cura di abbandonare il proprio animale non si preoccupa nemmeno delle possibili conseguenze, oltre che sull'animale stesso, anche sui suoi simili. Infatti, alcune conseguenze dell'abbandono degli animali, per esempio i cani, possono essere [vedi rischi del randagismo]:
- rappresentare un potenziale rischio di aggressione per le persone
- diventare serbatoio e veicolo di malattie infettive ed infestive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo, non essendo sottoposti ad alcun controllo sanitario
- essere causa di incidenti stradali; ogni anno si registrano centinaia di incidenti stradali, anche mortali, causati da animali randagi: “chi abbandona un cane, dunque, non solo commette un reato penale (legge 189/2004), ma potrebbe rendersi responsabile di omicidio colposo”
- arrecare danni al bestiame domestico allevato
- arrecare danni agli animali selvatici
- alimentare il fenomeno del randagismo, in quanto non sterilizzati e spesso notevolmente prolifici
- essere causa di degrado ed inquinamento ambientale sia nel contesto urbano, che nelle campagne, con conseguente polluzione di pest (ratti, topi), sinantropi ed insetti che a loro volta costituiscono una possibile fonte di pericolo per l’uomo
Da ultimo, condivido alcuni passi della Dichiarazione Universale dei diritti degli animali (che vi invito a leggere per intero) che, pur non avendo valore giuridico rappresenta un segnale importante verso un cammino di civiltà:
Dichiarazione universale dei diritti dell'animale
Preambolo
- Considerato che ogni animale ha dei diritti;
- Considerato che il riconoscimento ed il disprezzo di questi diritti hanno portato e continuano a portare l'uomo a commettere dei crimini contro la natura e contro gli animali;
- Considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto all'esistenza delle altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza della specie nel mondo;
- Considerato che genocidi sono perpetrati dall'uomo e altri ancora se ne minacciano;
- Considerato che il rispetto degli animali da parte dell'uomo è legato al rispetto degli uomini tra loro;
- Considerato che l'educazione deve insegnare sin dall'infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare gli animali.
Articolo 1
Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza.
Articolo 2
a) Ogni animale ha diritto al rispetto.
b) L'uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali.
c) Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell'uomo.
Articolo 3
a) Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli.
b) Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia.
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