Se lo chiede Milena Gabanelli riprendendo una lettera pubblicata sul Sole 24 Ore nel lontano 1997, all'indomani della stagione di tangentopoli, da parte di quella che viene definita la spina dorsale del paese. Questa spina dorsale chiedeva la depenalizzazione del reato di falso in bilancio per i fatti che abbiano una rilevanza assolutamente marginale rispetto alle dimensioni dei conti delle imprese (poi ottenuta nel 2003 sotto il Governo Berlusconi), in relazione alla condanna di Cesare Romiti, ad della Fiat. Dunque, chi la vuole, in definitiva, una legge anti-corruzione?
La lettera dei 45 big dell'imprenditoria, pubblicata sul Sole 24 Ore del 17 aprile 1997 è questa [tratta dal sito Cobas]
LETTERA DI 45 IMPRENDITORIPer chi lo desidera su Repubblica si può firmare un appello per la legge anti-corruzione.
Dai big dell'economia solidarieta' a RomitiAlcuni esponenti del mondo industriale e finanziario, tra i quali Enrico Cuccia, hanno inviato a Cesare Romiti un attestato di solidarieta' che conferma le dichiarazioni di Confindustria e di molti imprenditori a proposito della sentenza del Tribunale di Torino che ha gia' fatto e fara' discutere anche giuristi e politici. Ieri solidarieta' e' stata espressa anche da 5mila dirigenti e quadri riuniti al Lingotto.ALTRI SERVIZI A PAG. 7Le decisioni del Tribunale di Torino fanno prevedere un seguito certamente non breve all'iter giudiziario gia' da quattro anni in corso a carico di taluni tra i massimi esponenti del maggior gruppo industriale privato del nostro Paese. Queste decisioni ripropongono per l'ennesima volta il problema dei rapporti tra imprenditoria e politica, rapporti che sono tanto piu' inevitabili quanto maggiori sono le dimensioni delle imprese coinvolte, e debbono essere esposti costantemente a scrutinio per accertarne l'assoluta asetticita'. In pari tempo non si possono perdere di vista le mutate dimensioni delle maggiori aziende e la complessita' crescente delle strutture gestionali per cui in altri Paesi - cominciando dagli Stati Uniti - vale il principio di escludere dal perimetro delle responsabilita' operative i fatti che abbiano una rilevanza assolutamente marginale rispetto alle dimensioni dei conti delle imprese, quasi a ripetere il vecchio adagio:de minimis non curat praetor . La magistratura italiana ritiene opportuno di seguire criteri rigoristici, anche se essi possono portare a riflessi negativi, essi si' sproporzionati all'importanza dei fatti sulla vita delle imprese e sulla serenita' della loro conduzione. I sottoscritti, che sanno l'impegno personale, la dirittura morale e l'ortodossia di comportamento che hanno sempre caratterizzato l'attivita' di Cesare Romiti, vogliono in questa occasione esprimergli tutta la loro stima e la loro piena solidarieta', convinti che le sue doti personali e di carattere gli consentiranno di portare avanti il proprio lavoro, dando a questo episodio il peso che esso effettivamente merita.Piero Antinori, Tito Bastianello, Ugo Beretta, Antoine Bernheim, Roberto Bertazzoni, Enrico Bondi, Silvano Boroli, Mario Carraro, Giancarlo Cerutti, Francesco Cingano, Paolo Clerici, Giuseppe Codrino, Gaetano Cortesi, Umberto Cravetto, Enrico Cuccia, Antonio D'Amico, Diego Della Valle, Ennio Doris, Alberto Folonari, Peppino Fumagalli, Roberto Gavazzi, Giuseppe Gazzoni, Gianfranco Gutty, Luigi Lucchini, Achille Maramotti, Vincenzo Maranghi, Filippo Marazzi, Alfio Marchini, Vittorio Merloni, Majani Mezzadri, Romano Minozzi, Leonardo Mondadori, Letizia Moratti, Giannola Nonino, Umberto Nordio, Sergio Orlandi, Alberto Pecci, Sergio Pininfarina, Antonio Ratti, Marida Recchi, Walter Ricchetti, Andrea Riffeser Monti, Lucio Rondelli, Gianmario Rossignolo, Gianfranco Zoppas.
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