lunedì 1 ottobre 2012

50 anni di canzoni: la musica leggera diventa sempre più triste

Adesso non dobbiamo immaginare che le canzoni di oggi sembrino dei requiem. La ricerca di cui voglio parlarvi mirava a rilevare due caratteristiche precise della musica, tempo e tonalità, che sono in relazione con percezione del tipo di emozione e induzione di un'emozione. Le due emozioni di cui si parla sono felicità e tristezza.
Questa relazione tra tempo e tonalità ed emozioni è stata trovata e sottolineata da alcune ricerche. Ne cito una per tutte: Hunter et al. 2010 (per altri lavori si consulti la bibliografia nell'articolo). Nel lavoro si dimostra che
Happiness ratings were elevated for fast-tempo and major-key stimuli, sadness ratings were elevated for slow-tempo and minor-key stimuli, and mixed emotional responses (higher happiness and sadness ratings) were elevated for music with mixed cues to happiness and sadness (fast-minor or slow-major).

Un tempo veloce e una tonalità in modo maggiore erano giudicati più felici e stimolavano felicità, mentre un ritmo più lento e una tonalità in modo  minore erano collegati a maggiore tristezza.

Per avere un'idea del genere di brani sottoposti ai soggetti dell'esperimento eccone due esempi, tratti da Youtube: si tratta di Bach. Allego anche la legenda, in fondo all'articolo, su tempo e tonalità dei vari brani. Provate a giudicare da soli e poi controllate la corrispondenza.








I risultati sono riassumibili in questa tabella, che segnala le relazioni tra tempo, tonalità  e percezione- induzione di felicità o tristezza. Il tempo è l'elemento determinante ma è importante anche la tonalità (fast e slow stanno per tempo veloce e lento, major e minor per tonalità in modo maggiore e modo minore; per una delucidazione su cosa siano modo maggiore e minore rinvio alla voce tonalità di Wikipedia).



E ora veniamo a questa ricerca che stabilirebbe quanto segue: negli ultimi 50 anni, le canzoni presenti nella classifica americana delle Top 40, sono diventate mano a mano più tristi perchè viene usata più spesso che in passato la tonalità minore e perchè si utilizza di più un tempo lento [Schellenberg e von Scheve 2012]. Anche qui un grafico interattivo riassume egregiamente questo passaggio dal felice al triste. Lo si trova a questo indirizzo. Qui sotto ve ne offro un'istantanea.I pallini rossi indicano la tonalità maggiore e quelli blu la tonalità minore; in ordinata il tempo in battiti per minuto (bpm).


clicca per l'infografica interattiva
Il colpo d'occhio è immediato, almeno per quanto riguarda la tonalità. Altro aspetto caratteristico che rilevano i due autori è l'aumento della durata delle canzoni e la maggior presenza di esecutrici donne, insieme ad una diminuzione media del tempo, più marcata nella tonalità maggiore che in quella minore.
Per esempio, nel periodo 1965-69 la percentuale di canzoni che adottavano la tonalità maggiore era dell'85%, il tempo medio era di 116,4 bpm, la durata media era di 176,9 secondi e il 79% dei cantanti erano maschi. Nel periodo 2005-09 la percentuale di tonalità maggiore è passata al 42,5%, il tempo medio si è abbassato a 99,9 bmp, la durata è aumentata a 230,7 secondi e la percentuale di cantanti maschi è scesa al 61,7%.
Quali conseguenze si possono fare da questo lavoro? Nello studio di Hunter et al. 2010 oltre a trovare un collegamento tra tonalità e tempo e felicità e tristezza si rilevava che 
By measuring affective responses using separate unipolar scales for happiness and for sadness, our results improve our knowledge about the dimensional structure of emotions in general, as well as of emotional responding to music in particular. As in previous research, faster tempi and major mode were associated with higher happy ratings, whereas slower tempi and minor mode were associated with higher sad ratings. More importantly, we replicated Hunter et al.’s (2008) finding of mixed happy and sad feelings in response to recordings with inconsistent affective cues and extended this finding (1) to computer-manipulated music that varied in tempo and mode, and (2) to mixed perceptions of how the music sounded. Our finding of elevated mixed ratings in conditions with conflicting affective cues for two sets of ratings (i.e., those involving happiness and sadness) but not for the third set (liking and disliking) clarifies that mixed responding was not an artifact of the response format. In short, mixed emotional responding to music is both systematic and predictable from characteristics of the music.
In sostanza, brani più ambivalenti dal punto di vista dell'indicazione affettiva producevano un mix di felicità e tristezza, effetto tipico di alcune caratteristiche proprie della musica. Ed è quanto hanno scoperto Schellenberg e von Scheve 2012 nel loro lavoro:
Our findings confirm that popular recordings became sadder sounding and more emotionally ambiguous since the 1960s. The increasing use of minor-mode is particularly compelling because the proportion of minor songs doubled over five decades. [...]  We also found that the decrease in tempo through the years was stronger for major-mode than for minor-mode recordings, which reveals both a general reduction in unambiguously happy-sounding recordings, as well as an increase in recordings with ambiguous emotional status.
Le motivazioni di queste variazioni della struttura delle canzoni sono molteplici: alcuni ritengono che quanto più la musica diventa sofisticata quanto più ambigue sono le emozioni percepite e vissute, diventano cioè più complesse. Del resto, una struttura sequenziale è rilevabile in tutta la musica dal 1600 ad oggi, con maggiore  o minore presenza di forti indizi affettivi legati a tempo e tonalità.  Per ora prendiamone atto e consideriamola come una specie di maturazione dell'ascoltatore, e anche dell'autore, che finiscono per privilegiare strutture  musicali ed emotive più complesse.

Infine, qui sotto la tabella con i riferimenti ai pezzi di Bach postati sopra. Come ricordato, major sta per tonalità maggiore e minor per tonalità minore.







Patrick G. Hunter, E. Glenn Schellenberg, and Ulrich Schimmack, Feelings and Perceptions of Happiness and Sadness Induced by Music: Similarities, Differences, and Mixed Emotions, Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts 2010, Vol. 4, No. 1, 47–56

Schellenberg, E. Glenn; von Scheve, Christian, Emotional cues in American popular music: Five decades of the Top 40, Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts, Vol 6(3), Aug 2012, 196-203


imagecredit
erin.utoronto.ca
project.wnyc.org

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