La spesa pubblica pro capite in Italia è pari a 12.965 euro l'anno. Questa cifra rappresenta il 50,4% del Pil, anno di riferimento il 2010. Nonostante tutto, dei cinque paesi europei presi in esame siamo penultimi tra quelli che spendono di più, considerando il valore assoluto pro capite, mentre se si considera la percentuale sul Pil siamo secondi dietro la Francia. Ecco un grafico tratto da Civicum:
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Spese per la classe politica. L'Italia, come detto, spende il 50,4% del Pil per la gestione della cosa pubblica anche se, come valore assoluto pro capite, siamo dietro Francia, Germania e Regno Unito. Osservando però come è ripartita questa spesa, risulta che ci sono per lo meno due voci che sarebbe bene ridurre: una si può ridurre con la buona volontà, cioè la spesa per gli organi esecutivi e legislativi (leggi Governo e Parlamento), l'altra, la spesa per interessi, si diminuisce grazie alla riduzione dello spread.
Per quanto riguarda la spesa per gli organi esecutivi e legislativi, il Regno Unito, che spende una percentuale sul Pil simile alla nostra, il 50,2%, destina però a questa voce solo l'1,4%, contro il 2,5% dell'Italia, con un risparmio di quasi 21 miliardi di euro. Se si fanno bene i conti, come vedremo dopo nella tabella che riguarda le tasse che paghiamo, questi 21 miliardi in più che paghiamo per gli organi esecutivi e legislativi sono la metà degli aumenti di IVA introdotti e da introdurre dal governo Monti: insomma, quel punto percentuale in più, da 20 a 21% già attuato, e l'altro punto da 21 a 22% che scatterà a luglio, serviranno solo per pagare una metà di questo differenziale di spesa in più della classe politica, che abbiamo rispetto al Regno Unito. Ogni punto di IVA vale infatti circa 5 miliardi di euro.
Questa serie di utili tabelle sono pubblicate su Civicum, una fondazione no profit, e sono state realizzate da uno dei partner scientifici della fondazione, il Politecnico di Milano. Le tabelle riguardano le voci di spesa della pubblica amministrazione dell'Italia messe a confronto con quelle di Germania, Spagna, Francia e Regno Unito e sono basate su dati Eurostat.
Quanto paghiamo di tasse? Nel 2010, le entrate fiscali totali sono state di 722 miliardi di euro, pari al 54% del Pil. In media, ogni italiano paga 11.860 euro l'anno tra tasse, Iva e contributi sociali. In questa tabella vengono considerate anche le entrate in conto capitale, cioè quelle entrate derivanti per esempio dalla vendita del patrimonio pubblico, che normalmente non sono considerate nelle statistiche internazionali.
Infatti, se si considera questo grafico di Eurostat, le entrate fiscali dell'Italia sono il 42,8% del Pil, 2,8 punti sopra la media EU-27 fissata al 40,0%.
Le domande ai candidati. Cominciano ad andar di moda le domande ai candidati. Dopo quelle di argomento scientifico proposte da Dibattito Scienza, anche Civicum propone 7 domande ai candidati che volentieri diffondo. Le domande sono disponibili sulla stessa pagina delle tabelle illustrate fino ad ora:
1. L’associazione Civicum, il Politecnico di Milano e il Corriere della Sera hanno cercato con questo servizio di rendere trasparenti e accessibili al cittadino i dati principali di finanza pubblica. Ritiene che di questo compito dovrebbe farsi carico direttamente la PA? Come ritiene che si dovrebbe operare a questo fine?2. I conti pubblici oggi non prevedono alcuna divulgazione di indicatori di efficienza ed efficacia . Ritiene che sarebbe opportuno che la PA li elabori e li pubblichi su internet ? Si potrebbe cominciare dalla pubblicazione sulle famose spending review “di Bondi” e il Rapporto Giavazzi?3. La tabella 1 mostra la pressione fiscale in Italia messa a confronto con i suoi principali partner europei. La ritiene eccessiva? Di quanto vorrebbe diminuirla? E, di conseguenza, quali voci di spesa ritiene dovrebbero essere compresse?4. La stessa tabella riporta la distribuzione della spesa pubblica in Italia, messa a confronto con i suoi principali partner europei. L’azione di governo che lei auspica, come dovrebbe modificare la ripartizione della spesa stessa tra i diversi tipi di servizi? Può indicare le principali modifiche che vorrebbe vedere realizzate per la fine della legislatura (2018)?5. La tabella 3 mostra la ripartizione delle entrate tributarie tra imposte dirette e imposte indirette? La ritiene equilibrata? Come vorrebbe modificarla?6. Se, alla fine della legislatura vi fosse disponibile una somma pari al 5% del PIL (circa 75 miliardi) come vorrebbe impiegarla? Quanto alla diminuzione delle imposte e quanto invece all’aumento della spesa in quale settore dell’attività dello Stato?7. Infine, é favorevole alla trasparenza anche dell’uso dei fondi pubblici e privati per i partiti ? Come segnale forte di vero interesse alla trasparenza, potrebbe impegnarsi fin da ora a pubblicare subito nella homepage del vostro sito il bilancio del suo partito e farlo in seguito certificare ?
image credit
blog.civicum.it/ Fonte elaborazioni Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano, per Civicum
epp.eurostat.ec.europa.eu
Si continua a parlare di spesa (cosa importante) e troppo poco di reale selezione della spesa (spending review?): occorre un'eliminazione della spesa inutile, per liberare risorse per la spesa utile e per tagliare le tasse. E' l'unica via. Se vogliamo che ripartano investimenti, lavoro e consumi occorre eliminare del tutto processi (procedure amministrative, ecc.) e funzioni inutili. Non solo si tagliano stipendi pubblici, ma anche uffici, forniture, ecc.... A quel punto, si possono potenziare i servizi UTILI, che diano davvero ai cittadini la percezione di spendere per avere in cambio un servizio (e non per perdere tempo ed avere ulteriori costi!). Per risparmiare e tagliare le tasse, si può persino accompagnare al pensionamento un po' di personale che non svolge funzioni utili (stipendio o parte dello stipendio per stare a casa: meglio che tenere anche uffici, ecc.). Ovviamente, a fronte di tagli di imposte/tasse e procedure burocratiche, oltre che tagliare imposte e far funzionare i SERVIZI UTILI (con riscontro da parte dei cittadini e responsabilità degli amministratori e dipendenti pubblici della qualità dei servizi forniti), occorre assicurarsi che NESSUNO evada (anche solo accertando CHIUNQUE dichiari redditi non coerenti con il tenore di vita - redditometro a tutti, come metodo di selezione e verifica analitica, con tanto di movimenti bancari, spesometro, ecc.).
RispondiEliminaPaolo