Sul finanziamento pubblico ai partiti il governo avrebbe deciso di proporre un disegno di legge che prevede i seguenti punti e che si traduce sì nella possibile eliminazione del finanziamento pubblico e nell'apertura a quello privato, ma anche nella variazione dal contributo pubblico in danaro, appunto eliminato, a un contributo pubblico in natura, come dire non vi lasciamo soli [grassetti miei]:
l’abrogazione delle vigenti norme sul finanziamento pubblico dei partiti;
la definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza di statuti e bilanci dei partiti;
la semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti, ferma l’esigenza di assicurare la tracciabilità e l’identificabilità delle contribuzioni;
l’introduzione dei meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti;
la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi.
L'altra questione importante sulla quale il governo vorrebbe legiferare è quella delle lobbies, nel senso di regolamentarne l'attività.
Solo buone intenzioni o volontà di cambiare le cose? Nonostante tutto, per alcune di queste vere o presunte iniziative penso ci sia da ringraziare il M5S, ma il ddl Finocchiaro-Zanda non sembra accorgersene. Se non era per Grillo quando mai i partiti avrebbero cominciato, seppure solo a parole, a parlare di tagli ai costi della politica?
Qui il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri.
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