sabato 17 agosto 2013

I bagnanti che salvano i profughi e "fanno onore all'Italia" e il razzismo dal volto umano

Mi chiedo, dopo aver letto quello che Matteo Salvini ha scritto dopo le parole di Napolitano, se si può essere razzisti conservando la propria umanità, quel tanto o poco di fratellanza disinteressata che spinge ad aiutare gli altri quando sono in pericolo, e che a volte è pure costata la vita ai soccorritori. 



Senza il bisogno di essere o sembrare eroi, senza dover mettere a repentaglio la propria vita, senza sacrificare niente di sè se non un po' del proprio tempo, mi chiedo se in certi momenti possano passare in secondo piano le proprie convinzioni profonde e si possa agire solo per umana solidarietà. Ho ancora in mente quei bagnanti che, tempo fa, su un'altra spiaggia, continuavano a svolgere le proprie attività e a villeggiare tranquillamente pur essendoci, a pochi metri di distanza,  il cadavere di una donna morta in circostanze naturali [fonte]. Ovvio che in quel caso non c'era più niente da fare per salvare la povera donna, ma una cosa la si poteva ancora fare, portare rispetto a quel cadavere interrompendo per un'ora il proprio divertimento. Un piccolo sacrificio, senza dubbio, ma dal profondo significato di umanità. Invece ha prevalso l'indifferenza. Ecco, quell'umanità ha invece spinto i bagnanti sulla spiaggia di Morghella-Pachino ad aiutare quei migranti arrivati stremati a pochi metri dalla riva, e ad essere giustamente elogiati dal Capo dello Stato


Non è dato sapere se questi bagnanti erano bene o male intenzionati nei confronti degli stranieri, specie quelli di pelle scura, il fatto che conta è che hanno sentito l'impulso di aiutare qualcuno in difficoltà, non pensando alle implicazioni etniche. Poi magari si ritorna quelli di prima, gridando all'invasione, ma per un momento si può recuperare quel fondo di umanità che risiede più o meno in tutti noi e mettere da parte paure e pregiudizi.
E' chiaro che quei migranti possono rappresentare un problema. Bisogna nutrirli, ospitarli, garantire igiene e assistenza, magari un lavoro o pagare il viaggio per altre destinazioni. Queste cose fanno infiammare alcune persone che, metaforicamente, non vedono di buon occhio certi stranieri. Dico solo che se perdiamo, anche in frangenti di pericolo  in cui ci sentiamo naturalmente portati ad aiutare gli altri, quel tratto di indistinguibile e innaturale altruismo che ci fa esseri umani, che rimane? Torno a dire che so benissimo che ogni migrante che arriva può rappresentare un problema, tra mantenerlo e rischi di criminalità, ma questa cosa segue l'altra e non può sostituirla. Prima ti salvo, poi magari ti prendo e ti riporto indietro, ma se diventiamo così induriti come vorrebbero alcuni, che umanità si prepara per il nostro futuro?
La domanda dell'inizio non ha implicazioni  nei confronti di Salvini; usa le sue parole come spunto per cercare di comprendere se giudizi di questo genere nei confronti delle altre etnie o nazionalità possano spingerci fino a dimenticare questa cosa detta, questo abbozzo informe che definiamo astrattamente umanità. Questa solidarietà intraspecifica, che spesso diventa interspecifica, con tanti che si prodigano in favore di animali in pericolo o maltrattati, è uno dei tratti migliori della  nostra specie. Dovrebbe essere una sorta di baluardo non attraversabile, altrimenti perdiamo questa nostra natura (acquisita o innata) e diventiamo bestie -con tutto il rispetto per gli animali-. Dopo, come detto, si può tornare ad essere quelli di prima, l'importante è che in certi momenti ci scordiamo di tutto e diventiamo umani, inteso come  aggettivo.

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