Perché la poesia, più della prosa, è capace di raccogliere il portato emotivo proprio nel momento in cui questo si manifesta?
Ora, è bene chiarire che il ruolo che definisco per la poesia non le è sempre appartenuto e direi che si basa soprattutto su considerazioni empiriche che cerco di estendere verificando la loro applicabilità generale. Questa modifica del punto di osservazione del poeta e del suo prodotto la colloco, genericamente, nell’abbandono della metrica per l’utilizzo del verso libero. Questa perdita di alcuni vincoli formali libera il verso dall’obbligatorietà che limita anche gli atti motori nell’ambiente e con ciò stesso gli assegna una maggiore libertà di inglobare il portato emotivo.
Perché?
Nel rispetto formale dei vincoli metrici il verso perde parte della sua immediatezza, della sua ispirazione senza lacci perché deve sottostare al limite, deve essere inquadrato e rispettare la lunghezza del verso, la rima, e per questo motivo è sottoposto a maggiore cura rispetto al verso libero, che raccoglie invece “a volo” l’immediatezza di quanto provato emotivamente. Questo suo essere maggiormente pensato lo priva del portato emotivo, la carica emozionale si “scarica” nel meccanismo mentale che sottopone a revisione e critica ogni verso, che lima e aggiusta, vanificando in parte la forza della spontaneità del sentire immediato. Direi che proprio meccanicamente attraverso la maggiore cura stilistica il pensiero disperde il grumo emotivo che fa originare la poesia, è un po’ come fermarsi a riflettere sulle cose, è un contare fino a cento prima di parlare: sono notoriamente pratiche che fanno “sbollire”.
E ecco per finire una o due considerazioni ulteriori sul ruolo e significato della poesia. Il ruolo per il poeta, almeno per quel poeta del verso libero, è quello di convogliare qualcosa che sente e che non può essere espresso per altra via. L’atto di scrivere versi è un sostituto di qualcosa che non si è potuto compiere. Ma perché il verso libero dovrebbe essere miglior raccoglitore di questo portato emotivo più di quanto non possa fare la prosa?
La risposta che fornisco ha a che fare con le regole grammaticali e sintattiche, che imbrigliano l’espressione emotiva, che invece è esplosiva e immediata. Il tempo impiegato a costruire la frase e il concetto, a rispettare la grammatica e la sintassi, sottrae energia all’emozione originaria, la disperde, la distribuisce. Ma un’emozione distribuita è meno forte, così dispersa in numerosi rivoli di una concentrata in un’unica direzione e per questo motivo in misura minore è in grado di indurre stati emotivi nel lettore. Il verso che mantiene la sua quantità emotiva è un insieme di istantanee, dei flash emotivi che aprono paesaggi e sensazioni, non necessariamente quelli provati dall’autore, ma di sicuro qualcosa traspare, come da un viso di una persona che si autodefinisce imperturbabile, e che invece parla con l’inconsapevole linguaggio del suo corpo.
weeeeeee pascucci prosa o pesia? io preferisco la prosa tiè, la poesia perde senso espressivo proprio perchè la metrica è un conteniotre troppo regolamentato
RispondiEliminae poi overkill another sex mmuahahahahahahhahaha
RispondiEliminaahhhhhhh buon pao realtà realtà il post su interpol
RispondiElimina...probabilmente non sai suonare, ma scrivi poesie, racconti, sai disegnare ... : sei un'artista anche tu.
RispondiEliminasicuramente sarai in grado di capire cosa siano l'intuizione e la logica
grazie per il tuo commento
ciao