Ovvero: della variabilità tra decadimento mnemonico spaziale e affettivo.
Il ricordo affettivo è più facile da memorizzare di quello ricostruttivo.
memoria |
Vi ricordate cose della vostra infanzia? E cosa ricordate di più, facce e ambienti oppure i sentimenti che vi erano associati?
Immagino che la memoria legata allo spazio, quella cioè coinvolta nella ricostruzione spaziale (volti, forme, oggetti, ambienti e così via) decada molto più velocemente di quella legata agli affetti che quelle ricostruzioni portano con sè. Ci ricordiamo che volevamo bene a nostra nonna anche se non ci ricordiamo più molto com'era fatta, oppure se non riusciamo a ricostruire perfettamente gli episodi che ci hanno visto partecipi.
In realtà vorrei fare una distinzione: la memoria positiva, quella che coinvolge cioè affetti positivi, piacevoli è più dettagliata di quella negativa, che coinvolge cioè affetti negativi, paura, dispiacere, disprezzo e così via.
Ritengo che l'emozione positiva sia maggiormente rappresentava da movimenti di avvicinamento/attrazione, e questo per banali motivi filogenetici -ci dobbiamo avvicinare alle cose che ci piacciono, dobbiamo interagirci-, mentre l'emozione negativa sia più rappresentata da movimenti di allontanamento/evitamento -tipicamente, da una situazione spiacevole dobbiamo scappare o la dobbiamo evitare-.
Fare una scelta.
scelta |
Ora, noi nelle nostre società moderne non siamo più abituati, per fortuna, al timore di essere aggrediti ad ogni angolo, tranne forse di notte in alcune zone delle grandi città (o anche in quelle medio-piccole, a leggere certa cronaca). Comunque, il buio è un elemento importante per agire l'aggressività e la violenza perchè impedisce in parte quel famoso riconoscimento dettagliato di cui parlavamo (per il semplice fatto che c'è poca luce). E infatti abbiamo certamente più paura a camminare in una strada solitaria di notte che di giorno, perchè di notte i nostri sensi (la vista) sono meno acuti.
Questa esigenza di un elevato controllo è perfettamente comprensibile da questo punto di vista: le persone di cui ci fidiamo sono quelle dalle quali non ci aspettiamo il male (purtroppo non è sempre vero), verso le quali abbassiamo le difese e alle quali concediamo vantaggi e prerogative che non concederemmo mai a un estraneo. Per questo motivo dobbiamo essere più che sicuri che la persona che crediamo di riconoscere sia effettivamente lei. Per farlo non c'è altra via che una estrema precisione percettiva, una ricostruzione dettagliata che non induca in errore. A questa dettagliata ricostruzione percettiva è poi associata un'adeguata quantità affettiva, che serve a mantenere stabili e in memoria i circuiti necessari al riconoscimento. E' per questo motivo che i ricordi piacevoli sono piuttosto selettivi. Anche se la memoria percettiva (a volte la definisco spaziale, o ricostruttiva, ma è sempre la stessa cosa) decade noi siamo in grado di associare la giusta competenza affettiva a un ricordo, con l'accortezza che se è un ricordo positivo sarà piuttosto specifico, analitico, mentre se è negativo sarà più generico ovvero sintetico.
Analisi e sintesi.
babbage fonte pkirs.utep.edu |
Anche questo è un fatto comprensibile, se lo si giudica dal punto di vista filogenetico. Infatti, l'aspetto essenziale delle emozioni negative è questo: fornire il minimo di informazioni nel più breve tempo possibile per poter agire, cioè allontanarsi, evitare o, in ultima istanza, attaccare.
La definisco: fare una sintesi. Le informazioni da raccogliere sono forzatamente poche, sia a causa della distanza da cui devono essere prese che del breve lasso di tempo in cui bisogna prenderle. Per questo non si può stare tanto a sottilizzare. Occorre fissarsi su alcuni aspetti macroscopici e decidere velocemente in base a quelli: meglio uno sgarbo a un amico che ucciso da un nemico. Per poter decidere alla svelta servono condizioni percettive perfette, altrimenti si abbassa la soglia di attivazione. Facciamo un esempio: siete appena entrati nel garage interrato del vostro condominio. Scendete dalla macchina e vi avviate alle scale quando si spegne la luce. Contemporaneamente sentite qualcuno ansimare. Ebbene? Vi sono tutte le condizioni adatte: scarsità percettiva, che è una situazione già da sola in grado di metterci in allarme, in più quel poco che si percepisce (l'ansimare) è estremamente ambiguo (potrebbe appartenere a un anziano che sta salendo faticosamente le scale oppure a un maniaco). La situazione è potenzialmente negativa perchè uno dovrebbe fermarsi ad esaminare la statistica dei casi in cui qualcuno è aggredito nottetempo nel garage interrato, che magari è molto bassa, il che dovrebbe far propendere, razionalmente, per l'ipotesi dell'anziano, ma noi non agiamo quasi mai razionalmente perciò abbiamo paura. Il provare paura , anche se poi si risolve solo con uno spavento, non elimina l'auto-rafforzamento associato alla situazione perchè le due coscienze operano a livelli diversi: mentre con la coscienza verbale comprendiamo di essere stati stupidi, che era una cosa da nulla, con la coscienza animale noi abbiamo la sensazione di essere scampati dal pericolo solo perchè ci siamo allontanati, oppure perchè abbiamo recitato un mantra o perchè abbiamo urlato, cose di questo genere insomma. In pratica, siamo leggermente schizofrenici. Coscienza primaria (animale) e coscienza secondaria (verbale) sono come due circuiti paralleli e separati: ognuno corre nel proprio circuito e nulla sa dell'altro.
In realtà, questo è vero solo in un senso. La coscienza secondaria (verbale) riesce a osservare entrambe, ma il suo controllo sull'emozione e sul movimento (che insieme fanno la decisione) è limitato, e credo che ognuno di voi abbia una propria casistica personale, di episodi in cui l'emotività abbia avuto la meglio sulla razionalità.
L'inverso accade per le emozioni positive. Essendo, in questo caso, che dobbiamo fare una scelta per avvicinare qualcosa/qualcuno, allo scopo di trarne un piacere, dobbiamo essere più che di sicuri di chi o cosa ci troviamo di fronte. Si consideri, per esempio, che già nel semplice ingurgitare il cibo, noi sfruttiamo almeno due sensi, per non dire tre: gusto e olfatto e spesso anche la vista. Molti animali cercano conferma dall'olfatto oltre che dalla vista prima di mangiare qualcosa e chiaramente anche dal gusto e dal tatto (il mio cane individuava regolarmente una pastiglia di medicinale in mezzo alle crocchette e la sputava, anche se erano molto simili per forma e consistenza).
Diremo allora che nel caso delle emozioni negative noi ci facciamo convincere molto più velocemente, ci bastano pochi indizi per decidere e, molto più facilmente, allo scopo di non subire conseguenze spiacevoli, siamo portati a generalizzare, a operare una sintesi e decidere. Diversamente nel caso delle emozioni positive. Qui dobbiamo accertarci bene di chi ci troviamo di fronte, dobbiamo analizzarlo, prima di abbassare le difese.
Diremo allora che nel caso delle emozioni negative noi ci facciamo convincere molto più velocemente, ci bastano pochi indizi per decidere e, molto più facilmente, allo scopo di non subire conseguenze spiacevoli, siamo portati a generalizzare, a operare una sintesi e decidere. Diversamente nel caso delle emozioni positive. Qui dobbiamo accertarci bene di chi ci troviamo di fronte, dobbiamo analizzarlo, prima di abbassare le difese.
Materialismo e idealismo.
marx fonte comix.it |
Il ricordo positivo, anche se decade dal punto di vista ricostruttivo, è sempre più specifico di quello negativo. Ha bisogno di un riferimento preciso al quale attaccarsi, mentre il ricordo negativo ragiona per categorie, includendo spesso anche chi non c'entra niente.
Una possibile conseguenza di tutto ciò potrebbe essere questa: non possiamo dire di provare un'emozione se non troviamo un soggetto o un oggetto su cui deporla. Un'emozione senza riferimento non sappiamo nemmeno che emozione sia. Però capita a volte di dimenticarsi facce, situazioni, ambienti. Che succede, allora? L'emozione negativa si generalizza ancora di più. Nel nostro ricordo fatti, volti e situazioni si mescolano con il risultato di fare un corpo unico da associare al ricordo negativo. L'emozione positiva, dal canto suo, ha bisogno di maggiore precisione: che accade, dunque, se la si perde? Secondo me il ricordo positivo si idealizza. La perdita di riferimenti fisici e situazionali potrebbe portare alla perdita dell'emozione positiva associata. Siccome spesso questa emozione è troppo forte per perdersi, e dato che l'emozione positiva ha pur sempre bisogno di più riferimenti di quella negativa, ecco che interviene un processo di distacco dalla realtà materiale: l'idealizzazione. In questo modo si eliminano parte delle richieste di riferimento fisico senza compromettere l'integrità totale del ricordo, già deteriorato, come detto, sul versante ricostruttivo.
weeeeeeeeeeeeee pascucci uon di a intercettazioni il ministro della difesa della clinica toxics (il nano malefico) ha intercettato di pietro che telefonava acasablanca perchè dice di voler cambiare sesso, d'inverno vuol essere maschio e d'estate femmina ahahahahahahahahah
RispondiEliminabravo. Si fanno sempre scoperte interessanti quando si intercetta...
RispondiEliminala losca mosca losca
RispondiEliminabravo. Si fanno sempre scoperte interessanti quando si intercetta...
RispondiEliminala losca mosca losca
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