domenica 6 febbraio 2011

Parentopoli ovvero: parenti e politica

Mentre l'opinione pubblica è distratta -non so se giustamente o ingiustamente- con questioni bunghesche e casi Ruby, mentre sembra che la realtà politica sia inquadrabile solo in una contrapposizione -i miei politici sono bravi i tuoi no!- che vede il bene tutto da una parte, e il male tutto dall'altra dico, mentre accadono queste cose e la gente vi si sofferma, altre cose, più nascoste, continuano ad accadere, molto spesso a danno della collettività, senza che nessuno ormai vi faccia più caso (forse).
Si parla di parentopoli. L'occasione, che in realtà ci sarebbe tutto l'anno, me la dà un servizio dell'Espresso (ahi è di parte, c'è chi dirà) dal titolo l'Italia che tiene famiglia di Riccardo Bocca. Già anni fa, lo storico inglese Paul Ginsborg utilizzò il termine familismo amorale (coniato dal sociologo Edvard Banfield) nel suo libro La democrazia che non c'è,  per descrivere lo stallo in cui versava la situazione italiana. La stessa arretratezza che osservava Banfield in Lucania, e che faceva ristagnare lo sviluppo sociale ed economico, continua a permeare ed avvolgere il sistema di potere dei governi di quei paesi al di fuori del mondo anglosassone, mondo che prima di noi ha aderito alla civicness.
L'Italia che tiene famiglia è una trasposizione dell'atteggiamento naturale che ognuno di noi ha, nel suo ambito privato, nei confronti della sua cerchia parentale, che è un atteggiamento di sostegno e aiuto. Diciamo subito che non potrebbe essere altrimenti. La cosa cambia, o dovrebbe cambiare, nel momento in cui, con uno stipendio pubblico, cioè pagato da tutti, io mi dispongo ad amministrare la cosa pubblica. Improvvisamente, quello che poteva essere un atteggiamento perfettamente legittimo diventa la palude del senso civico.
 Riccardo Bocca comincia il suo articolo con Norman Zarcone, il dottorando in Filosofia del Linguaggio gettatosi dal settimo piano dell'Università di Palermo, dopo aver verificato l'impossibilità di avere un posto nell'ateneo.
"Il gesto di Norman", denunciano gli studenti, è contro "i responsabili della parentopoli che blocca l'accesso alla carriera universitaria".[...]"Ogni facoltà ha il suo elenco", mostrano i ragazzi."
La cosa non è endemica di una sola parte d'Italia, nè esclusiva dell'ambito politico: diciamo che coinvolge tutto il patrio suolo e tutte quelle situazioni in cui, a un pubblico ufficiale, è demandato un potere decisionale.
"La consuetudine di raccomandare parenti è endogena alla tradizione italiana", dice l'antropologo Marino Niola, docente all'università napoletana Suor Orsola Benincasa, "ma è precipitata in peggio con la crisi economica"
Vi è un legame, per Niola, tra dati Istat sulla disoccupazione giovanile: mentre prima la raccomandazione poteva servire per iniziare una carriera, ora è comunque appetibile anche il posto da 1000 euro al mese, purchè facile.
Grande clamore ha ottenuto il caso del sindaco di Roma, per alcune assunzioni sospette nelle municipalizzate. Così l'Espresso

"Protagonista, tra gli altri, Giancarlo Napoleoni, segretario regionale Uil che in Atac ha il figlio Roberto e la figlia Silvia. "Genero del deputato pdl Francesco Aracri, invece, è il capo ufficio Nicola Valeriani, mentre la dirigente Claudia Cavazzuti è consorte del senatore berlusconiano Stefano De Lillo, oltre che cognata dell'ex assessore comunale Fabio". Tutto ciò mentre dagli elenchi Ama spuntano Ilaria Marinelli, figlia del caposcorta di Alemanno, e i due figli del delegato sindacale Cisl Enzo Masia. "Ci vergognamo quasi della tessera", ha scritto il 10 gennaio un gruppo di fedelissimi Uil al segretario nazionale Luigi Angeletti. E sui muri della capitale, in piena bagarre, è comparsa una scritta: "Voi i parenti sistemati, noi intanto
"A Messina, per dire, la Corte dei conti indaga sull'azienda regionale Sicilia e-servizi, incaricata dell'informatizzazione degli uffici, dove tra le prossime assunzioni compaiono sia Giuseppe D'Orsi, figlio di Eugenio presidente della provincia agrigentina (Mpa), sia Giuseppe Storniolo, figlio di Silvana Genova che in Regione cura il cerimoniale della presidenza."  disoccupati"."

source iserniaoggi
Perchè sorprendersi, dicono alcuni per difendersi, il sistema è diffuso ovunque, è pervasivo. Sembra quasi di sentire Craxi mentre si difendeva in Parlamento chiamando tutti gli altri partiti in correità. 
In alcuni casi vi sono organi della Magistratura che indagano.

Ma vi è anche chi parla perchè vi è a contatto giornaliero

"[...] Giampiero Antonini, coordinatore veneziano dell'Usb (Unione sindacale di base), avverte: "La regola generale, ormai, è che io do qualcosa a te, e tu ricambi il favore". Conclusione: "Chi non ha niente da offrire, resta tagliato fuori".
Nè, dalla tentazione, sono escluse le grosse cariche
" Basti citare il capitolo Aci, l'Automobile club d'Italia, dove il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha nominato la scorsa estate il commissario straordinario (poi consigliere dimissionario) Massimiliano Ermolli, erede del Bruno sodale storico di Silvio Berlusconi, mentre in consiglio direttivo venivano eletti Eros Maggioni, compagno della stessa Brambilla, e Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa Ignazio."
Oppure il
"[...] ministro Sandro Bondi ai Beni culturali (Fabrizio Indaco, figlio della sua compagna Manuela Repetti, lavora appunto per la direzione cinema dei Beni culturali, mentre l'ex marito della signora ha ricevuto una consulenza da 25 mila euro)."
Per provare ad arrestare quest'emorragia di posti che fuggono verso i parenti dei potenti spunta anche un Coordinamento  figli di nessuno, con una pagina su Facebook e un sito.
"E non meno furiosi, sul social network, sono i promotori del "Coordinamento figli di nessuno", ai quali si rivolge un funzionario della Regione Lombardia: "Siamo al capolinea", dice: "Da quando anche Umberto Bossi ha infilato il figlio Renzo in Consiglio, 10 mila euro di stipendio mensile, tutto qui dentro passa in secondo piano. Anche che Giulio Boscagli, assessore regionale alla Famiglia, sia cognato del governatore Roberto Formigoni...".
Non sono escluse le opposizioni, magari quando sono al potere da qualche parte.
"In Toscana, per esempio, si è sviluppata nel tempo una dynasty Pd che parte dal presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci, prosegue con il fratello Alfredo nel consiglio d'amministrazione di Monte dei Paschi, si allarga alla moglie Anna Gioia nel consiglio comunale di Siena, e si chiude con il figlio della signora Alessandro Pinciani, vicepresidente della medesima provincia."
L'elenco continua, coinvolgendo mondo dello spettacolo, giornalisti tv, un po' tutti insomma: sembra che l'aiutino, la spinta, il preparare la strada in discesa sia lo sport nazionale. Con il risvolto che, chi non ha santi in paradiso, rimane fermo al palo. Tutto il contrario del merito, che pure in qualche modo ho criticato, ma non certo in quest'ottica, cioè per favorire il familismo amorale.
Ma, una volta compilata la lista, fatto qualche nome, parlato di qualche inchiesta, che succede? Cambia qualcosa? 
La gente si arrabbia, e giustamente, quando sente queste cose. Si indigna, specie se è lì a far concorsi, a cercare un posto di lavoro e magari a  meritarselo e invece niente. C'è però una cosa che non finirà di stupirmi, una delle tre verità leopardiane che l'uomo non vorrà credere mai. Per lui erano
l'una il non esser nulla
l'altra il non saper nulla
e se ci aggiungi la terza, il non aver niente a sperare dopo la morte[1]
 Per me invece è
il non credere di avere nelle proprie mani la possibilità di cambiare le cose.

[1] Cito a memoria...
Fonti
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/litalia-che-tiene-famiglia/2143751

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