mercoledì 2 marzo 2011

Ormai ci snobbano anche in India: corruzione, l'Italia è un passo avanti ?

Così riporta il titolo di un articolo di The Hindu, un giornale indiano in lingua inglese. L'autore, V. Naravane, comincia prendendola alla lontana


"Indians returning from trips to Europe usually tend to grouse about the rude rigidity of the Germans, the haughty froideur of the French, the extreme parsimony of the Dutch or the racism of the Austrians.
Italy, however, brings forth altogether different reactions: “They are friendly, garrulous, welcoming, and it is the only place in Europe that vegetarians can get a decent meal. But they are also thieves and double dealers. Given half a chance they'll take the very shirt off your back and the shoes off your feet and you won't even know how it happened, a bit like with the Bambaiya pickpockets. But then, you also somehow feel you are on familiar ground.”
Gli indiani ritornano dall'Europa  con i loro stereotipi sulle popolazioni che visitano: sulla rigidità dei tedeschi, sull'altezzosa freddezza dei francesi, sull'estrema parsimonia degli olandesi e sul razzismo degli austriaci. Sembra l'antipasto di quello che verrà dopo, il clou. E infatti, dopo c'è l'Italia.

Gli italiani ispirano reazioni contrastanti: sono amichevoli, loquaci, accoglienti e con un'ottima cucina, anche quella vegetariana. Ma sono ladri e in malafede (tiè!). Dategli solo una mezza possibilità e vi portano via camicia e  scarpe senza nemmeno sapere come è successo, un po' come i borseggiatori di Babaiya. Nonostante tutto però, ti senti a casa.

Anche perchè, come da loro in India,  la vita è caotica, nessuno obbedisce alle regole, i poliziotti sono corruttibili, c'è una grande evasione fiscale, la mafia controlla larghe parti di territorio, il governo conta poco e di solito solo per i benestanti: insomma, si vive proprio bene!

E non la smette mica qui, con la radiografia, l'amico indiano. Alla faccia dei soliti stereotipi pizza, mafia e mandolino.


In pochi pensano ai poveri, se si escludono le associazioni cristiane e qualche ONG, il denaro destinato a fronteggiare le calamità finisce nelle tasche dei funzionari e il clientelismo è dilagante. Questa che vi fornisco è una traduzione più o meno letterale di cosa scrive questo giornalista, che è poi uno specchio di come ci vedono, noi italiani, all'estero. In più, continua l'amico indiano, le case per i poveri sono le prime a cadere durante i terremoti, perchè sono costruite con materiali scadenti.

Verrebbe da dire: si, ma  a parte questo? Ma non si può fare perchè quello che dice è vero.
Però, Vaiju Naravane non si tira indietro nemmeno quando deve parlare del suo paese.
"Well, with regard to the way politics is conducted, with corruption in public life an almost accepted universal norm, the continuing strength of family ties and how society is structured, the similarities between India and Italy are both striking and startling."
In pratica, i punti di affinità tra India e Italia sono sorprendenti. Non sarà mica che, per criticare i suoi politici, usa i nostri come campione di pessimo esempio? Sentite cosa dice del nostro Presidente,
"In India of course we do not have a jaded, ageing lothario like Silvio Berlusconi at the helm, whose Bunga Bunga nights — lavish parties where he surrounds himself with a bevy of often under-age nymphets — have brought Italy shame and universal opprobrium. Such behaviour would not be possible in India because of the prevailing notions of public (or for that matter) private morality. But like in Italy, hardly any politician caught for graft, blatant misuse of office, or, quite simply, theft from the public coffers has ever gone to prison"
che traduco per i più pigri,

"In India, naturalmente, non abbiamo al timone un Lothario invecchiato e sfinito come Silvio Berlusconi, le cui notti Bunga Bunga - feste sontuose, dove si circonda di uno stuolo di ninfette spesso minorenni - hanno portato vergogna e riprovazione universale all'Italia. Tale comportamento non sarebbe possibile in India a causa della nozione prevalente della moralità come cosa pubblica. Ma, come succede in Italia, quasi nessun politico indagato per concussione, abuso  di ufficio, o, molto semplicemente, per  furto dalle casse pubbliche, è mai andato in prigione "
 Lothario è un personaggio di uno scritto  teatrale del settecento che  ha assunto il significato  di libertino, seduttore.
A un certo punto ci mette anche una parolina italiana, furbo, ad indicare quella metà di italiani che probabilmente lo votano per questa sua qualità.
“In my view Italy is really a political infant, an underdeveloped polity, in a certain sense, a flash in the pan in the developed world"
che suppergiù traduco così,
"A mio parere l'Italia è davvero un bambino politico, un ordinamento politico sottosviluppato, in un certo senso, un fuoco di paglia nel mondo sviluppato ."
A fare queste affermazioni non è però Naravane ma lo storico Clara Fiorini, che continua,
“Like India, Italy was forever being invaded by the outside world. [...] India was constantly taken over, first by the Aryans, followed by the Greeks, the Muslim rulers of the Delhi Sultanate, the Mughals, the Portuguese, the British, the Dutch, the French … and the country was divided into several independent kingdoms or city states like Hyderabad, Mysore, Gwalior, etc. It was the same with us. [...] When you are ruled by foreign powers, the only persons you can trust are members of your own family or community. That is how Italy's nepotism began. In India of course appurtenance to caste and community have the same effect."
In sostanza, la tesi della Fiorini è questa: Italia e India hanno avuto la stessa storia, entrambe  invase da popolazioni straniere ed entrambe divise in tante città-stato. Quando il governo è esercitato da stranieri, gli unici di cui ti fidi sono i tuoi parenti, perchè magari c'è  qualcuno che può fare la spia e denunciarti. Io estenderei questa caratteristica del familismo a tutte quelle situazioni in cui opera una dittatura, che ugualmente rafforza i legami stretti, quelli con le persone che conosci meglio, che sono appunto i familiari. Il nepotismo in Italia e le caste in India quindi riconoscerebbero la medesima origine e il medesimo effetto sulla società.

Tesi non peregrina, anche se da sviluppare. Fa il paio con le ipotesi di due scienziati anglosassoni, un ecologo e un antropologo, P. Richerson e R. Boyd, che in un loro libro ipotizzano il ruolo della lontananza dalle istituzioni (come nelle estese praterie dell'America del Far West ) quale stimolo alla giustizia fai da te, che trova il suo corrispettivo nelle organizzazioni malavitose di casa nostra.




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