A 25 anni dal disastro nucleare di Chernobyl, si scopre che il sarcofago che riveste il materiale radioattivo del reattore 4 si sta deteriorando e ne serve uno nuovo. Il governo dell'Ucraina ha organizzato una Conferenza dei Donatori per raccogliere i fondi necessari e finora, dei 740 milioni di euro richiesti, ne hanno ottenuti 550.
Per la verità la necessità di una nuova struttura di contenimento si era manifestata già 4 anni fa, e quella odierna è solo la continuazione della ricerca di fondi.
Sembra quasi che, per la quantità di energia che fornisce nel mondo (circa il 7% del totale), il nucleare sia un problema continuo. Tanto più che esempi di eventi imprevedibili e a rischio di essere ingestibili li stiamo vivendo in questi giorni con Fukushima.
La Conferenza mondiale organizzata dalla IAEA e la moratoria italiana sulla costruzione di nuove centrali è un'ottima occasione per riflettere seriamente sul rapporto rischi-benefici dell'energia elettrica dal nucleare a fissione.
Le soluzioni previste in questi casi consistono nell'affogare il materiale in un contenitore che trattenga le radiazioni nucleari e che, nello stesso tempo, resista agli eventi naturali o eventualmente agli attentati. Non è possibile disarmarlo, renderlo innocuo, si può solo ingabbiarlo. E' questo il forte rischio sempre presente nel materiale nucleare, anche se si tratta di combustibile esausto, quando si presenta in così forte concentrazione come in un reattore. E' una perenne spada di Damocle puntata sulla testa, almeno finchè il materiale presenterà un'attività radioattiva. Siamo sicuri di riuscire a prevedere tutte le situazioni, di poter controllare, con una ragionevole approssimazione, la sicurezza di un impianto dismesso?
Per ora, la dismissione di una centrale è, da un lato, una grande spesa e dall'altro, un buon affare economico, se è vero che ancora le vecchie centrali nucleari italiane, chiuse dopo il referendum dell'87, sono ancora in fase di smantellamento.
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